Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Ho incontrato un marziano. No, non di quelli scesi da un Ufo, che si riaffacciano periodicamente nelle nostre cronache, specialmente d'estate. Piuttosto, un marziano imparentato con quello raccontato da Ennio Flaiano o, ancora meglio, con personaggi tipo Guido Ceronetti o Massimo Fini, quelli che hanno la vocazione del bastian contrario, qualunque sia l'argomento in discussione.
Il mio marziano ce l'ha con le Olimpiadi e con tutto quello che rappresentano: non gli è piaciuta la cerimonia d'apertura, lo annoiano le gare, soprattutto lo infastidisce il chiacchiericcio di commentatori professionisti e avventizi, che invadono, in questi giorni, stampa, televisioni, internet.
Nulla contro il Brasile e Rio de Janeiro, per carità: da quel poco che sa o che ha visto, il paese e i suoi abitanti gli stanno simpatici e la città è una delle più belle del mondo. Lui detesta tutte le Olimpiadi: almeno, quelle moderne. Ecco, quelle antiche erano proprio un'altra cosa, rappresentavano un momento di pace e di esaltazione delle capacità del singolo atleta, col favore degli dei. E poi, inorgoglivano le città e i popoli rappresentati dai vincitori, con i quali erano stretti i legami.
Qui, nessuna delle guerre e delle guerriglie che insanguinano il pianeta si è fermata. Tutto il baraccone, come al solito, è finalizzato a qualche impennata del PIL del paese ospitante o, quanto meno, ad evitare disavanzi di bilancio, ma nel frattempo si continua a uccidere. E, ovviamente, a rubare, a corrompere, a ordire congiure di palazzo e così via... La vittoria, sotto forma di podio, è rimasta sullo sfondo, questo sì, ma le discipline si sono moltiplicate e pure i paesi partecipanti, perfino quelli con un solo rappresentante e di cui quasi nessuno saprebbe individuare la collocazione sul planisfero.
Del resto, nessuno saprebbe dire dove si praticano certi sport, che suscitano qualche interesse unicamente ogni quattro anni e a condizione che i rappresentanti nazionali tornino a casa con qualche medaglia, meglio se d'oro; quanto alla fama di questi atleti (che per alcune discipline possono perfino avere la pancia), nulla di più effimero: il loro nome è destinato all'oblio il giorno dopo la pubblicazione della notizia, e con essi lo sport nel quale hanno primeggiato.
Delle cerimonie d'apertura e di chiusura, il marziano mi diceva che non sopporta lo sfarzo retorico, la ripetizione di luoghi comuni nel parlato e nelle immagini, perfino le inquadrature da cartolina, il Pan di zucchero e le Oba Oba, le favelas e la top model che sfila con passo imperiale, la ragazza di Ipanema e la musica di Jobim, il Maracana e il Sambodromo, e tutto il repertorio di frasi fatte sulla gioventù e la fratellanza rinfocolata dai giochi olimpici...
Certo, il marziano riconosce che un fremito d'orgoglio identitario e perfino un momentaneo recupero della voglia di battersi, sia pure nell'agone e per interposta persona, possono scaturire da questa o quella impresa sportiva, e non solo nei giochi di squadra, ma, sostiene, si tratta di fuochi di paglia. In paesi come il nostro, appena spente le luci della ribalta olimpica, per veder sventolare la bandiera o ascoltare frasi di orgoglio nazionale, bisognerà aspettare i prossimi mondiali - o europei - di calcio: fino ad allora, tornerà a colare dai teleschermi e dai giornali la solita melassa e la logora litania "siamo cittadini del mondo"...
E non mi ha fatto mancare la sua, il marziano brontolone, sulla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024: gli sembra che la nostra Capitale proprio non sia in grado di ospitarle, ed è sicuro che in pochi anni sarà molto difficile che la situazione cambi, se è vero che un'Olimpiade significa non solo reperimento di risorse, ma anche sagacia amministrativa, capacità di mobilitazione collettiva, concordia ed entusiasmo popolare.
Insomma, lo scenario che si è aperto agli occhi del marziano, è davvero sconfortante. Intanto, le gare si succedono a ritmo serrato, la paura della Zica viene relegata in secondo piano e i casi di doping sono già dimenticati, magari arrivano pure le prime medaglie per noi. Ma dopo la parentesi di retorica e di gioia, e dopo le vacanze - per chi se le può ancora permettere - ci ritroveremo con i problemi di questi anni, con lo sfacelo di Roma, con la guerra che non si vuol riconoscere nelle sue radici religiose, con i problemi dell'immigrazione, con il dilemma sul pacchetto (o sul pacco...) di riforme, e via lamentandosi. Così almeno mi ha detto il marziano.
Ma allora ben vengano le Olimpiadi, caro alieno, se ci portano un pizzico d'entusiasmo e, per qualche giorno, ci distolgono dai nostri guai.
Inserito da Cosma il 07/08/2016 14:01:57
Come dire: "panem et circenses". Ora che il pane non lo si può più dare, accontentatevi dei giochi.
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