Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
In una delle estati più tragiche degli ultimi settant’anni, la Francia scopre l’ennesima polemica legata all’islam, o meglio al burkini: la tenuta da spiaggia per donne musulmane. In seguito al tentativo di un’associazione musulmana di riservare l’ingresso in una piscina (pubblica) alle sole donne in burkini, alcuni sindaci di note località balneari francesi hanno deciso di vietare il velo da spiaggia. Ed è scoppiato il putiferio.
Se la polemica in sé può far sorridere, la levata di scudi delle numerose associazioni impegnate nel settore dei c.d. diritti umani (Sos racisme, touche pas à mon pote! Sos islamophobie, etc.) nonché dei media sinistroidi fa riflettere.
Com’è possibile che in Francia il comunitarismo islamico riesca via via ad occupare visibilmente sempre più spazi pubblici, approfittando di una visione ormai stravolta del concetto di diritti dell’uomo ?
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Il diritto di uno Stato deve essere fondato sui valori storici della nazione.
Tutti i popoli occidentali hanno fondato i loro ordinamenti giuridici su delle costituzioni (scritte e non) che rappresentano e incarnano la traduzione giuridica dei valori che costituiscono ciò che un popolo era,è e vuole essere, nel tempo.
Per questo motivo, il diritto positivo, la legge, che scorre entro gli argini della Costituzione, deve avere come obiettivo primario la sopravvivenza, la durata nel tempo e il benessere delle società e dei popoli di cui regola l’esistenza.
Questa osservazione, un’evidenza assoluta per ogni storico del diritto, era valida per tutte le nazioni europee fino alla metà del XX secolo.
A partire da quel momento, si assiste in un’ Europa che tenta di ricostruirsi dalle rovine della guerra seguendo valori americani e sovietici mischiati insieme (nel quadro di un contesto generale di decisa e netta scristianizzazione) ad una bizzarra trasformazione del diritto dei vari stati in una sorta di religione dei diritti dell’uomo, una religione d’amore universale.
I vari stati europei hanno abbandonato il ruolo di difesa dei valori storici della nazione, per virare verso la creazione (attraverso la legge, la cultura e la magistratura) di una umanità nuova dove ogni distinzione tra:
1. Individui
2. Popoli
3. Culture
deve essere totalmente indifferente.
I simboli “cristologici” di questa nuova religione, epicentri assoluti di nuovi diritti, in spregio ai valori tradizionali, sono:
A. L’immigrato musulmano
B. L’omosessuale
In questo modo i diritti fondamentali dell’uomo, che un tempo si identificavano con i diritti in grado di garantire il singolo individuo contro gli abusi del potere politico, sono diventati progressivamente dei diritti di “non-discriminazione” degli extracomunitari, delle culture extraeuropee e degli omosessuali.
Una nuova religione dei diritti dell’uomo che come ogni religione che si rispetti ha i suoi preti e i suoi guardiani dell’ortodossia. Quali sono?
1. I magistrati
2. I media
3. La sinistra liberal/progressista: questa nuova sinistra europea che non guarda più a Mosca né al comunismo (infatti gli operai non la votano più), bensì alle dottrine (vedi il gender) delle università americane (infatti piace ai borghesi di Capalbio).
Un “clero” pronto a scagliarsi con violenza inaudita contro ogni eretico che osa avere qualcosa da ridire, o da pensare (ricordate lo psicoreato Orwelliano?) contro i dogmi del politiquement correct.
Per non parlare dell’odio ideologico che si manifesta contro quei paesi che propongono una visione diversa del potere (vedi Putin).
Un clero che ha posto in essere ormai ovunque in Europa un insopportabile totalitarismo intellettuale.
In paesi come la Francia (e pian piano l’Italia), la religione secolare dei diritti dell’uomo è diventata sistema politico, ha preso possesso dello Stato, si è sovrapposta allo Stato e ha cominciato vuoi a legiferare, vuoi ad emanare sentenze e a creare precedenti vincolanti attraverso la magistratura.
In Francia, la politica è divenuta ormai una sorta di dipartimento della morale sviluppatosi alle spese di un popolo francese che assiste impotente all’invasione araba (pensiamo alla classe operaia francese scacciata delle periferie e rimpiazzata dagli extracomunitari grazie ai programmi di ricongiungimento familiare), alla distruzione della famiglia, alla cancellazione della storia nazionale dai manuali scolastici, alla scomparsa del romanzo nazionale dai programmi di letteratura.
Un popolo di cui lo Stato è ormai la mera organizzazione politico-burocratica che si limita a gestire (e a spartirsi) il potere.
Uno stato che ha tradito il popolo in nome di un folle progetto ideologico volto alla distruzione delle identità nazionali.
Perché se da un lato è vero che ogni Stato ha dei “doveri” nei confronti di tutta l’umanità, è ancor più vero che lo Stato ha prima di tutto dei doveri verso il popolo di cui rappresenta il volto istituzionale.
Lo stato deve occuparsi prima di tutto dei bisogni, degli interessi e della prosperità della nazione, e ancor più della sua sopravvivenza culturale.
Eppure non è più così: in Francia, lo Stato non ha più nessuna preoccupazione verso gli interessi concreti del popolo, né delle sue necessità fondamentali:
1. Lontano dai grossi centri, ovunque chiudono scuole
2. Le scuole pubbliche non preparano più perché tutti passano in nome della non discriminazione dei figli degli immigrati extracomunitari
3. Chiudono ospedali
4. Disoccupazione dilagante
5. Aziende che chiudono o “emigrano”.
6. Trasporti sempre più costosi
7. Tasse sempre più elevate, alle quali corrispondono sempre meno servizi
8. Crimini, attentati e violenze costantemente impunite
solo per fare qualche esempio concreto …
Nel frattempo, i profeti del droit-de-l’hommisme,le élites stesse che condannano la nazione alla precarietà umana ed economica, mandano i figli in scuole private inaccessibili alla classe media, si curano in cliniche private, abitano quartieri esclusivi, carissimi e sorvegliatissimi, hanno stipendi e privilegi che permettono una vita libera e spensierata.
Nel frattempo, si legifera quotidianamente per trovare nuovi fondi per costruire moschee (vedi la taxe-Halal), case popolari per immigrati, sussidi per migranti, politiche per diffondere il gender nelle scuole, matrimoni gay, adozioni gay, utero in affitto, etc.
I francesi, smarriti, confusi, non sanno più che cosa sia la Francia né cosa significhi in fondo essere francesi, ancor meno quale siano i significati di parole come popolo, o nazione…
Non si invita più lo straniero ad integrarsi, e tantomeno ad assimilarsi, alla cultura di Francia, ma i vati della sinistra affermano che esiste solo un’umanità e che ogni individuo (a prescindere da dove provenga) è portatore di una cultura che ha lo stesso valore di quella nazionale e che è quindi suo diritto fondamentale rinchiudersi in ogni comunitarismo per poi pretendere nuovi diritti: diritti che vengono subito elevati al rango di diritti umani.
Sta a vedere che quest’estate, grazie ai vati della sinistra, ho imparato che anche il burkini è un diritto umano…
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