Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Ardengo Soffici (Rignano sull’Arno, Firenze 1879 – Vittoria Apuana, Forte dei Marmi, Lucca 1964) Il bagno 1905 Olio su tela, cm 199x400
Sembra incredibile, si apre una grande mostra agli Uffizi dedicata ad un grandissimo pittore del '900, Ardengo Soffici, e nessuno ne parla, non una recensione, una segnalazione (ad eccezion fatta per i giornali locali (Firenze e dintorni limitatamente alle cronache cittadine), neppure uno stelloncino per avvertire che, dopo oltre un secolo dalla nascita e 52 anni dalla morte, finalmente un grande museo gli dedica una, seppure parziale, retrospettiva. Una mostra, bella, che purtroppo si ferma agli anni '20 del '900, non sia mai che si potesse incrociare il fascismo e ricordare che Soffici non fu antifascista, e far tornare a mente che sempre lui, Soffici è stato dimenticato ed emarginato perché pur avendo interrotto gli amichevoli rapporti con Mussolini nel 1937 quando appunto nel suo diario di non desiderare vederlo più, avendo subito un'ennesima delusione in merito alla politica delle arti.
La colpa di Soffici non si ferma però alla sua adesione al fascismo, Burri, per esempio che altra sorte ha avuto dopo la morte (si pensi alle paginate che gli sono state dedicate in questi giorni per celebrerne il centenario della nascita) era stato uno dei non-cooperatori che subirono le durezze del campo di concentramento di Hereford in Texas, dunque un fascista che caduto prigioniero non rifiuto di prestare la propria opera al nemico che lo aveva catturato (in questo caso gli americani) per ottenere un trattamento di cattività più leggero.
Ma Burri (che peraltro di mestiere aveva fatto il medico) finita la guerra e tornato in patria, al contrario di Soffici, si dedicò all'arte astratta alle istallazioni di ferro e plastiche bruciacchiate ai crettature da appendere al muro, insomma scelse la strada di un'arte che sarebbe stata vincente nel mercato internazionale.
Soffici viceversa rimase fedele al modello di estetica che aveva coltivato fino dalla più giovane età, passando dalla scoperta delle avenguardie a Parigi, poi fatte conoscere in Italia, all'adesione al futurismo per dare un definitivo scossone all'arte accademica scherotizzata in forme inaridite e manierate dell'italietta giolittiana. Quindi dopo la Grande Guerra (da lui, come da tanti altri intellettuali italiani di diversa formazione, fortemente voluta e poi combattuta come volontario) la consapevolezza che l'arte non può vivere di avanguardismo rivoluzionari, di terremoti permanenti, di costanti distruzioni, ma dopo aver sgombrato il campo da ciò che la ingabbiava nella rigidità di regole soffocanti, occorreva , come scrisse, "fermarsi a ricostruire la propria casa". E fu il ritorno all'ordine (condiviso in Italia da de Chirico e Carrà, solo per fare due esempi, e in Francia da Coceau e Radiguet) che ebbe la ventura di cincidere con il fascismo, anzi forse si potrebbe dire più propriamente che fu il fascismo a concidere con il ritorno all'ardine visto che sOffici ne scrive già nel 1920!
Recuperato il modello della grande arte classica rinvigorita e modernizzata dalla lezione delle avanguardie Soffici proseguì sulla strada di un fifurativo innovaivo ma non futurista o futuristeggiante o post futurista, ma a differenza di carrà, per esempio che seguì un percorso analogo, egli continuò a battersi con l'opera pittorica e con la penna del teorico per un'arte che chiedesse agli artisti oltre all'invetiva, al talento alla genialità anche la capacità mauale dell'artigiano di stampo antico. Insomma Soffici continuò a chiedere e afare un'arte che non prescindesse dalla capcità manuale del disegno e dello studio.
Questo probabilmente non gli hanno perdonato, il mercato negli ultimi settant'anni è andato in una direzione assolutamente contraria, ha allevato artisti capaci di sottomersi alla richiesta del manufatto come prodotto possibilmente piegato ai desiderata dei mercati che hanno messo in piedi un sistema estetico dove apparentemente si esalta la genialità concettuale slegata dalla capacità artistica ma in realtà si dà vita ad una schiera di obbedienti impiegati, spesso inacapaci ma assai ben pagati.
E ben pagati proprio perché incapaci (artisticamente parlando) e come tali non rischiano di sovvertire il sistema che economicamente per ora, funziona egregiamente.
Inserito da Direttore il 06/10/2016 12:18:11
Caro D.V. grazie dell'apprezzamento, in effetti il Corriere di domenica è uscito con due paginone che mi hanno fatto piacere, quindi martedì è uscito anche Libero. Il nostro è un piccolo giornale e non si sogna di avere alcun potere di orientare coscienze, elettori, lettori ecc. la gente si orienta benissimo da sé, . Qualche volta ci piace segnalare qualche sbadataggine incresciosa in più prestigiosi e gallonati colleghi e ci fa piacere che il giorno dopo , quasi come se ci avessero letto, la sbadataggine viene rimediata. Meno male!
Inserito da Barnabo il 04/10/2016 01:09:52
Cara Simonetta, avrai visto che il Corriere di domenica dedica due pagine alla mostra - apprezzata dagli interventi di quattro collaboratori impegnati a sottolineare l'intelligenza e la genialità di un artista e scrittore che è stato - anzitutto - un uomo libero. Di conseguenza non si è trovato spazio per ricordare come Soffici sia stato fascista - Dioguardi !- se non con una meritevole sottolineatura riguardo al suo generoso intervento a sostegno della 'liberazione' di Ezra Pound... Un segnale forte - se occorreva - della libertà di stampa che si va affermando ogni giorno di più. A maggior ragione, dunque, grazie per il tuo puntuale intervento. Un caro saluto, D.V.
Inserito da Barnabo il 04/10/2016 01:09:52
Cara Simonetta, avrai visto che il Corriere di domenica dedica due pagine alla mostra - apprezzata dagli interventi di quattro collaboratori impegnati a sottolineare l'intelligenza e la genialità di un artista e scrittore che è stato - anzitutto - un uomo libero. Di conseguenza non si è trovato spazio per ricordare come Soffici sia stato fascista - Dioguardi !- se non con una meritevole sottolineatura riguardo al suo generoso intervento a sostegno della 'liberazione' di Ezra Pound... Un segnale forte - se occorreva - della libertà di stampa che si va affermando ogni giorno di più. A maggior ragione, dunque, grazie per il tuo puntuale intervento. Un caro saluto, D.V.
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