Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Potrebbe essere un paese bellissimo (Kunduz la valle)
Giorno 4, giorno 5 di quest’ottobre del 2016, i due giorni di Bruxelles come quelli di Londra di due anni fa, come quelli di Tokio di quattro anni fa, come tutti gli incontri d’occidente e d’oriente in cui ci si riunisce per “parlare “ di Afghānistān. Parlare vuote parole, dall’astratto significato, ancor più astratta realizzazione, parole pericolose, anche.
Vetrina, questa di Bruxelles, fortemente desiderata da Ashraf Ghani, indegno Presidente di quella Terra. Ma Ghani come tutti gli indegni, è furbo, con lui, in qualità di Ministro degli Esteri, Salah’Uddin Rabbani, figlio di quel Rabbani, Buran’Uddin, che fu Presidente della Repubblica Islamica d’Afghānistān (1992-2001), Presidente legittimo, eletto per legittime elezioni, di quel Governo legittimo di cui A.S.Massoud fu Ministro della Difesa. Quel Governo legittimo che l’occidente non solo ignorò ma scavalcò invitando al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, 2001, i Taliban, il falso Governo dei Taliban, anche se, per salvare la faccia, finse di negare loro la legittimità, anche perché nel frattempo il neo Presidente G.W.Bush formava la squadra del proprio Governo con la Condoleezza Rice, ex dirigente Chevron-Texaco e la Gale Norton rappresentante della Delta-Oil e della BP-Amoco, dopo di che avrebbe sovvenzionato i Taliban con svariati milioni di dollari al fine, ufficiale, di “riconvertire”, tramite i contadini locali, i campi coltivati ad oppio, mentre commissionavano ordinazioni e facevano acquisto, attori: Usa-Europa. Uniche cose ad essere, in verità, “riconvertite” fu la direzione delle bombe statunitensi che mai avrebbero colpito, né allora né poi, i campi di oppio, e lo stesso oppio trasformato in eroina, con la fabbricazione di una raffineria proprio in quel di Kandāhār, lì, sotto l’occhio vigile prima british poi Usa.
Ma il Ghani di facciata, ieri, oggi, si fa accompagnare dal figlio dell’unico Presidente aghano legittimo, perché eletto senza trucco prima della frantumazione del Paese, non come Hamid Karzai dal marchio americano o, appunto, idem, Ghani. Eppure, l’asino casca, perché con Ghani, a Bruxelles, ci sono anche due tra i peggiori sanguinari afghani, non perché Signori della Guerra, perché traditori: Galbuddin Hekmatiar e Rashid Dostum. Ma l’ignoranza permette la menzogna, e il sonno anche e l’Occidente continua a scegliere entrambi. E a Bruxelles le parole saranno, sono, vuote e criminali. Vuote perché il piano di riforme, presentato discusso: economico, servizi pubblici, diritti delle donne, riduzione del traffico di oppio e derivati, lotta alla corruzione, alla speculazione in ogni ramo sociale, compresa sanità, istruzione eccetera eccetera, non potrà mai e poi mai essere realizzato finché non si “pulisca” il Paese dallo straniero e si "converta" la società tutta attraverso un lento cammino di conoscenza e modernizzazione, cammino che Re Aman’Ullah (Regno 1919-’29) aveva intrapreso e realizzato, per poi trovarsi in esilio per rivolte interne fomentate dall’allora Impero Britannico, confinante in India. Cammino che può iniziare a muoversi solo ed esclusivamente all’interno del paese stesso, non con stranieri o sotto la guida o la minaccia di afghani venduti, legittimati da dollari ed euro.
Parole criminali perché, con l’ipocrisia propria al contemporaneo occidente, Europa in questo caso, prima ancora che prendesse avvio questa buffonata bruxelliana sul Paese, l’UE si era già accordata, domenica 04 c.m., sul rimpatrio dei migranti afghani previo denaro allo Stato afghano. I trenta denari.
Così sono stati venduti i migranti afghani.
Cosa importa se laggiù la guerra sta subendo un progressivo peggioramento. Cosa importa se il Paese è più che mai insicuro. Cosa importa se si fa un passo e non sai se ci sarà il secondo. Cosa importa se molti di loro non hanno più casa lavoro vita civile parenti, né possibilità di…, nulla. Sì, certo, c’è un’eccezione in quest’Accordo, riguarda i minori non accompagnati o orfani, forse sì forse no, bisognerà informarsi sulle condizioni locali, sì, certo, chi scrive ne ha viste tante di Organizzazioni Umanitarie, arricchitesi con il denaro stanziato per: Assistenza e Accoglienza ai Minori, laggiù.
L’accordo di Bruxelles dal nome: Joint way forward on migration issues between Afghānistān end EU, vale a dire: Prossimi passi congiunti, tra Afghānistān e UE, sulla migrazione, validità quattro anni, contempla gli stessi impegni presi a Londra nel 2012. Ovvero tutto come prima com’è ora come sarà domani. La fobia dei migranti è riuscita anche a stilare una carta di condanna, a morte, non certa ma probabile, per quei migranti che verranno rimpatriati in una patria che non c’è più.
Nulla cambia, in Afghānistān va tenuta invariata l’attuale condizione: è potere di controllo, innanzi tutto, potere esercitato dalle nove basi Nato presenti, potere che, oltre alla posizione strategica geopolitica, vuol dire continuare lo sfruttamento di suolo e sottosuolo, da cui denaro denaro denaro, il che rende opportuno il denaro stanziato a Bruxelles anche per le riforme di cui sopra, denaro stanziato inutilmente rispetto agli obiettivi dichiarati, denaro che entrerà nelle solite tasche, che siano corrotti locali o stranieri, a qualsiasi livello e coprenti qualsiasi ruolo istituzionale e non.
Tutto questo Bruxelles, sinonimo di ipocrita Europa, lo sa. L’Afghānistān va tenuto in ginocchio, sì è fatta parola d’ordine quest’espressione, ma l’Afghānistān non ha più ginocchia su cui poggiare.
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