Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Tre milioni di cittadini italiani, abituati a prendere il treno per andare al lavoro o per muoversi all’interno della propria regione, dal primo agosto sono accolti nelle stazioni da enormi cartelloni che dichiarano “Stop all’evasione”. Ovviamente il richiamo non si riferisce a quella fiscale, ma a quella del biglietto del treno. Giusto, se si usa un servizio si deve pagarlo.
E cosa hanno inventato i geni di Trenitalia per rendere più difficile la vita ai “portoghesi”? Hanno limitato la validità del biglietto a 24 ore, obbligando chi si muove sui treni locali a dichiarare, all’atto dell’acquisto, il giorno di utilizzo. Alle 23,59 del giorno indicato il biglietto, che deve comunque essere timbrato al momento del viaggio, scade e perde validità. Risultato: file alle biglietteri. Già, perché, a parte chi prende un locale per caso o il pendolare titolare di un abbonamento, in genere il viaggiatore regionale usava il treno come avrebbe usato l’autobus: comprava un certo numero di biglietti da tenere con sé e li timbrava al momento dell’utilizzo senza perdite di tempo. Così per viaggiare sui treni locali ora l’utente è costretto a fare la fila per acquistare il biglietto o a recarsi alla stazione il giorno prima, o con molto anticipo. Resta inevaso l’interrogativo del perché questa complicazione debba scoraggiare l’evasione, anzi con l’acquisto preventivo si anticipavano i soldi del biglietto che poi poteva anche non essere usato, con indubbio guadagno per le ferrovie, fermo restando l’obbligo dell’obliterazione dello stesso prima di salire sul treno!
L’alternativa sarebbero le macchinette automatiche poste in ogni stazione. Vero, purtroppo dette macchinette sono faccende meccaniche non istruite a dovere sulle possibili diverse esigenze offerte all’utente dalla stessa Trenitalia. Fra queste quella di viaggiare con la bicicletta al seguito su una determinata tratta, e vi fanno pagare un prezzo fisso di 3,50 €.
Oramai – stante l’impossibilità di recarsi da una città all’altra con la macchina sia per ragioni di traffico o di parcheggio nonché di chiusura dei centri storici, per non parlare di questioni squisitamente economiche – si è diffusa l’abitudine di salire sui treni con la propria bicicletta. Al netto della pioggia la faccenda è comodissima, o meglio lo sarebbe se non ci mettesse lo zampino il genio di turno e la costante mancanza di strutture adeguate.
E qui torniamo anche al biglietto che giustamente deve essere acquistato anche per il velocipede, ma che non esiste nelle opzioni offerte dalla macchinetta erogatrice di titoli di viaggio per il percorso corrispondente a quello da voi desiderato. Il caso che riferisco riguarda la renzianissima Toscana dove per andare da Pistoia a Firenze o viceversa, il viaggiatore paga 4, 40 €, mentre la bicicletta… il costo del biglietto per la bicicletta è oscuro come il fondo dell’universo e soggetto a tante interpretazioni quante ne può avere una metafora di Bersani.
Esattamente come le macchinette automatiche anche le biglietterie non hanno l’opzione bicicletta dunque ponendo il problema all’operatore, questi farà un biglietto per una tratta parziale corrispondente a 1,50€ cioè al viaggio fra Pistoia e Agliana (frazione posta fra i due capoluoghi). Il viaggiatore ciclomunito si troverà così nella strana situazione di avere due biglietti, quello per sé fino a Firenze e quello per la bici fino ad Agliana, logica vorrebbe che dunque ad un certo punto la bici dovrebbe essere costretta a scendere, ma fra bigliettai e controllori si sono evidentemente dati la voce, così, previo scarabocchio sul biglietto con destinazione Agliana che lo indica riservato al velocipede, potete contare di non separarvi da vostro mezzo di locomozione. A questo punto si potrebbe pensare che per non fare la fila alla biglietteria quando siete con le due ruote potreste autonomamente fare il biglietto per voi fino a Firenze e per la bici fino ad Agliana. Impossibile perché ve lo contesterebbero e vi tratterebbero da evasori (ovvero verrebbe tratta da “evasora” la due ruote e magari costretta a scendere o a pagare la multa) poiché manca la scritta “bici” unita allo scarabocchio, uso firma, del bigliettaio.
Però non c’è da preoccuparsi perché la vostra fedele compagna potrà tornare gratis dal capoluogo gigliato ammesso che viaggi entro le 16,30 (immaginiamo sempre con voi). Perché entro le 16,30 non è dato saperlo, forse si tratta delle 4 ore successive all’emissione del biglietto, ma perché vale per lei e non per voi, che all’atto dell’acquisto avete dovuto pagare anche il ritorno?
I pendolari che usino la bici dovranno invece pagare 3,50€, sempre secondo il bigliettaio. Ma se cambia il bigliettaio cambiano anche le regole e dunque il biglietto; così vi troverete a pagare anche voi, che non siete pendolari, 3,50€ ottenendo in cambio un titolo di viaggio con indicata la dicitura “Bici al seguito”, senza l’indicazione della tratta (come nelle macchinette), ma con quella più incredibile che recita quanto segue: «Non valido per la linea Trento - Bassano del Grappa e per le tratte interne la regione Campania». Dal che si evince che voi vi fermate a Firenze, ma la vostra bici è autorizzata a gironzolare per tutti i treni locali d’Italia purché si astenga da quelli campani e da parte di quelli del nord-est!
Viaggiare in treno con la bici è un’avventura sempre nuova e comodissima a patto che siate pazienti con le schizofrenie dei bigliettai e siate dotati di ottima preparazione atletica. Infatti, conquistato il titolo di viaggio e debitamente timbrato, per raggiungere il treno dovrete prendere in braccio la bici e farle fare le scale del sottopassaggio per guadagnare il binario di partenza (tranne Roma Firenze e Milano, le altre sono stazioni di passaggio e quindi dotate di sottopassi con scale), quindi, individuata la carrozza adibita al trasporto velocipedi dovrete mettere in conto che, per raggiungere il vano predisposto ci sono tre scalini interni al vagone, e poi l’obbligo di appendere verticalmente il mezzo ad una staffa posta a circa due metri di altezza dotata di un marchingegno a scatto che spesso anche il conduttore del treno non sa maneggiare!
Com’è bello viaggiare in treno con la bici al seguito!
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