Editoriale
La Francia in fiamme: cronache di un degrado inarrestabile?
Dal nostro corrispondente d'Oltralpe
di Luca Costa
class="Corpo">La tensione sociale è alle stelle e l’atmosfera si fa
sempre più incandescente: poliziotti quotidianamente attaccati con bottiglie
incendiarie nelle banlieues, insegnanti picchiati fuori e dentro le scuole,
polizia islamica nelle periferie delle città per punire chi non si veste
secondo il dettato coranico. E non solo, in quei quartieri un tempo definiti
“popolari”, da dove il popolo è stato espulso per far spazio agli
extracomunitari è il caos (le politiche socialiste delle case popolari sono le
stesse ovunque, in Francia come in Italia). Nella giungla di Calais (la
"Lampedusa francese" in un certo senso) interpreti e assistenti sociali
violentate e brutalizzate dai quei “rifugiati” che piacciono tanto alla
sinistra radical-chic (e, ahimè, ai vescovi radical-chic).
E pensare che Charles Péguy lo aveva spiegato in
maniera inequivocabile: “la libertà ha bisogno di ordine, perché solo
nell’ordine e dall’ordine può nascere la libertà”. Dove non c’è ordine,
ogni prepotente può erigere il proprio arbitrio in terrore e la libertà cede
alla paura.
Ma la Francia ha condannato Charles Péguy alla damnatio
memoriæ in quanto Péguy era filosofo di destra, cattolico e nazionalista:
tre peccati che il totalitarismo liberal-progressista non può tollerale.
François Hollande si era presentato all’Eliseo nel
2012 promettendo solennemente di ristabilire la pace sociale e la libertà,
“niente più tensioni!” Oggi, alla fine del suo quinquennat, i francesi
misurano l’abisso del suo fallimento: il paese è alle soglie della guerra
civile. In nessun paese occidentale il livello di insicurezza dei cittadini ha
raggiunto un tale livello di allarme.
Le responsabilità dell’attuale governo socialista?
Enormi.
Chiedere a Mme Taubira (quella della legge sul
Matrimonio gay), ormai ex ministro della Giustizia (“ex” perché appena
la barca ha iniziato ad affondare si è dimessa vigliaccamente), che ha svuotato
le prigioni invece che costruirne nuove, che ha rimesso orde di delinquenti in
circolazione, che ha tagliato le spese per la sicurezza, che ha intasato i
tribunali, e che ha reso nella pratica difficilissima la reale detenzione in
carcere per quelli che lei stessa ha definito “reati minori”.
Cosa sono i “reati minori” per la sinistra?
Quelli che si abbattono sul popolo ovviamente, quelli
che le élites non vedono e sono subiscono mai: furti in appartamento, spaccio,
violenza fisica, lesioni, minacce, etc. tutti quei reati in realtà gravissimi
poiché rendono la società radicalmente disumana. Per la sinistra tali violenze
non sono che piccola criminalità. Perché? Andate a vedere chi li
commette questi “peccatucci veniali” e avrete la risposta: le povere
pecorelle smarrite, secondo il buonismo socialista, quei giovani
extracomunitari che secondo Mme Taubira sono stati costretti alla delinquenza
perché non integrati, poveri esclusi. Sempre la stessa retorica insopportabile
del “poverini loro”.
Intanto i poliziotti manifestano e sciopero per
protestare contro condizioni di lavoro ormai inaccettabili, nei quartieri
“caldi” i professori sono costretti a restare a casa per non rischiare la vita
(e il governo li chiama assenteisti).
In verità è lo Stato ad essere assente, in nome di una
folle ideologia la sinistra si è schierata ancora contro la realtà e ha
abdicato dal primo e sacro dovere nei confronti del popolo: assicurare la
sicurezza delle persone, assicurare l’ordine, quell’ordine di cui parlava il
grande Péguy.
Una settimana fa, in classe, stavo presentando ai miei
alunni gli affreschi de “l’Allegoria e gli Effetti del Buono e del Cattivo
governo” di Ambrogio Lorenzetti, del Palazzo Pubblico di Siena. Arrivato agli
effetti del cattivo governo sulla campagna: mi soffermo sul personaggio nero,
alato che plana su un paesaggio di desolazione, le case in fiamme, quasi in un
clima di guerra civile. Uno studente mi chiede che cosa rappresenta quella
creatura spaventosa. È Timore, la paura, rispondo io, la paura che minaccia il
popolo: una conseguenza ineluttabile di
ogni cattivo governo.
Il capolavoro di Lorenzetti, sempre attualissimo, è
l’immagine perfetta della Francia di oggi, e i ragazzi l’hanno perfettamente
compreso.