Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Emilio Solfrizzi - Foto Mario D'Angelo.
La figura dell’arrampicatore sociale è destinata a diventare un topos della letteratura europea, in termini ora comici ora drammatici: l’Ottocento, sempre in Francia, vedrà le figure indimenticabili di Julien Sorel di Stendhal e di Georges Duroy di Maupassant. Ma già il secondo Seicento ce lo presenta, nei suoi lati buffi e caricaturali, grazie soprattutto al genio comico di Molière. Il Borghese gentiluomo (Le Bourgeois gentilhomme), rappresentato per la prima volta alla corte di Luigi XIV nel castello di Chambord nel 1670 si caratterizzò anche per la ricchezza della parte musicale, affidata a Jean Baptiste Lully (alias Giovan Battista Lulli da Firenze) che creò indimenticabili e deliziose “turcherie” nella spassosa e indimenticabile finta cerimonia turca che conclude la commedia.
Il capolavoro del grande commediografo francese viene riproposto in questi giorni dal Teatro della Toscana, sul palcoscenico della Pergola; iniziato domenica 27 gennaio, le repliche andranno avanti sino alla domenica successiva (5 febbraio): ore 20,45 feriali, domenica 15,45. Regia di Armando Pugliese, con protagonista Emilio Solfrizzi, già brillantissimo interprete, nella scorsa stagione, di Sarto per signora di Feydeau; una produzione di Roberto Toni per ErretiTeatro30.
Siamo dunque difronte a una comédie – ballet : una commedia con intermezzi musicali e coreografici, una forma di spettacolo “misto” che andava molto di moda nel Cinque-Seicento, in quest’ultimo secolo soprattutto in Francia. Il protagonista, Monsieur Jourdain, è un ricco borghese la cui massima aspirazione è diventare nobile: circondato da persone prive di autentiche qualità, adulatori pronti a raggirarlo e assecondarlo pur di ottenerne un qualche guadagno. In questo contesto prende vita una farsa, chiassosa e colorata, tipica del teatro comico. In una girandola esilarante di imbrogli, alla fine Jourdain si troverà definitivamente solo nella sua folle utopia.
Monsieur Jourdain – precisa Armando Pugliese – che, come tutti i personaggi delle commedie di Molière, è il portatore di una feroce e divertente satira sociale, in questo caso si trova a seguire un percorso differente. Non troviamo infatti nel finale alcuna catarsi, guarigione, o castigo che riguardi il protagonista, come accade ad esempio nel Don Giovanni, nel Tartufo o nel Malato Immaginario, semplicemente rimane incastrato nella beffa confezionata attorno a lui, ma ne resta inconsapevole e anche contento. In questo motivo risiede la ragione per andare al di là dell’interpretazione che ne fa solamente il ridicolo credulone che aspira all’emancipazione sociale”. Tra maestri di musica, di ballo, di scherma, di filosofia, ferocemente rivali tra loro e tutti protesi a scroccare più denaro possibile gabellando l’eccellenza della propria arte, Jourdain vive completamente fuori della realtà, mentre la moglie, personaggio estremamente pratico e razionale, cerca inutilmente di farlo rinsavire.
Alla coppia dei Jourdain se ne aggiunge un’altra, i rispettivi servitori dei due coniugi: la serva Nicoletta, simpatica e coraggiosa, e Coviello, innamorati tra di loro. “ Coviello, vestito da turco e parlando un turco maccheronico, si presenta a Jourdain – prosegue il regista Pugliese – e gli fa credere che il figlio del Gran Turco, di lignaggio reale, voglia sposare Lucilla, sua figlia. Jourdain, lusingato dalle promesse di nobiltà, cade nel tranello e ne nasce un fragoroso balletto-farsa”.
Insieme a Solfrizzi, ritroviamo molti degli interpreti che la stagione scorsa alla Pergola sono stati applaudi con lui in Sarto per signora di Feydeau: Anita Bartolucci nel ruolo della moglie di Jourdain, Viviana Altieri nel ruolo della figlia Lucilla, e ancora Lisa Galantini (la serva Nicoletta), Roberto Turchetta (Cleonte), Cristiano Dessi (il servitore Coviello), Fabrizio Contri (Dorante), Lydia Giordano (Dorimene), Nicola di Crescenzo (maestro di musica), Elisabetta Mandalari (maestro di musica), Simone Luglio (maestro di filosofia e Muftì). Traduzione e adattamento di Annarosa Pedol, scena di Andrea Taddei, costumi di Sandra Cardini, musiche di Antonio Sinagra, luci di Gaetano La Mela.
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