Editoriale

Un papà fascista è senza dubbio un papà sbagliato. L'illuminante responso di Saverio Tommasi

Le vestali del politicamente corretto non si smentiscono mai.

Graziano Davoli

di Graziano Davoli

le a poche ore fa un post pubblicato dal “giornalista” (non esiste un numero di virgolette appropriato) Saverio Tommasi sulla sua pagina Facebook.

Codesta lagna del pensiero è questa volta alle prese con un padre il quale non accetta la nota sul registro data dalla professoressa al figlio liceale e ad un suo amico. Il ragazzo in questione si sarebbe rifiutato di svolgere un tema in classe sulla Shoah, come atto di protesta per il fatto che i docenti, in passato, non abbiano mai affrontato la questione del massacro dei martiri delle Foibe istriane.

Tommasi, non si capisce bene il perché, avrebbe accusato il padre e la famiglia di questo ragazzo di negazionismo, oltre ad aver definito i genitori come sbagliati. Il post si conclude con il link di un video dello stesso Tommasi, girato nel campo di concentramento di Auschwitz e con una citazione di Pierpaolo Pasolini “fascisti gratis a teatro fino a venticinque anni” buttata lì a caso, per rendere partecipi gli utenti del fatto che lui è un intellettuale vero.

Nei commenti, poi, un utente avrebbe chiesto al buon Saverio chi mai lui fosse stato per parlare di “famiglia sbagliata”. Il nostro avrebbe risposto con un lapidario ed inconfutabile “un papà fascista è senza dubbio un papà sbagliato”.

Pare inutile scendere nel merito del monopolio culturale che sta continuando ad indottrinare la società italiana dal secondo dopoguerra e che fa delle Foibe un argomento tabù;  vi è anche da dire che l’obiezione dei due ragazzi per quanto legittima era fuori contesto ma questo è un altro discorso. Come è un altro discorso il fatto che l’anti negazionismo sia una corrente di pensiero profondamente liberticida.

Il punto focale sta nei concetti di “famiglia sbagliata” e “papà sbagliato”;  lasciamo perdere che il nostro, nel goffo tentativo di essere almeno per una volta politicamente scorretto, si è dimostrato per l’ennesima volta paladino del politicamente corretto oltre ad essere totalmente irrispettoso verso la figura di un uomo ed un genitore. Parlare di famiglia sbagliata, sotto intende che vi sia una famiglia giusta. Ma da cosa si può arguire che essa sia giusta? Non è dato saperlo. Un indizio rivelatore può essere un’altra frase che il medesimo dice nello stesso contenuto: “Certe idee costituiscono un reato”. Da quando le idee sarebbero un reato? La legge Scelba, a prescindere da ciò che se ne possa pensare, non condanna delle idee ma degli atti, dei gesti, dei fatti. Il punto è che in una società libera mettere le idee a processo è un paradosso. Basta riflettere: la legge è ciò che tiene in piedi uno stato, quel male necessario che delimita il nostro raggio di azione in modo da impedirci di ledere la libertà altrui. Le idee hanno molte definizioni, fondamentalmente sono un prodotto del pensiero umano e spesso ne rispondono all’etica. Ne consegue che una legge che stabilisce quali idee siano legali e quali siano illegali, sia una legge che di fatto tenta di regolamentare l’etica e la morale, una legge sulla quale si tiene in piedi uno stato etico, come è uno stato etico quello stato che emette sentenze circa i valori con i quali un genitore educa il figlio e che appunto non rispondono ad una legge positiva, ma ad una legge morale. Questa è la nostra parola chiave, perché se è vero che lo stato etico di matrice hegeliana è diventato un mantra dei totalitarismi comunisti è anche diventato un mantra delle dittature naziste e fasciste, ergo il nostro ha compiuto (secondo il suo ragionamento) quella stessa illegalità che egli puntava a denunziare.

Da ciò ne consegue che la citazione a Pierpaolo Pasolini ed il video girato ad Auschwitz sarebbero atti di pura disonestà intellettuale.

Pierpaolo Pasolini, come Ennio Flaiano del resto, denunzia nei suoi “Scritti corsari” l’antifascismo militante d’essere esso stesso una forma di fascismo. Nel secondo caso, che riguarda il video, Tommasi commette, in qualche modo, un atto di razzismo biologico. Asserire che possano esistere “papà sbagliati” e “papà giusti”, “famiglie sbagliate” e “famiglie giuste” non è troppo distante dall’asserire che esistano “razze sbagliate e inferiori” da “razze giuste e superiori”. Si asserisce comunque che esistano individui indegni di vivere, è questo è idealmente il motivo che ha spinto i nazisti a deportare ebrei, zingari, disabili ed omosessuali nei lager e a massacrarli.

Per concludere, si potrebbe invitare il buon Saverio, il quale nello stesso post parla anche di affrancarsi di idee che dovrebbero soggiornare nella fogna della storia, a trovare ristoro dai suoi affanni recuperando, se il suo pregiudizio ideologico non è arrivato ai limiti dell’irrimediabile, un numero de “La voce della fogna”. Un bel foglio satirico nato negli anni ’70 che parlava proprio a coloro che quelli come Tommasi avrebbe voluto mandare sotto un tombino; chissà che la raffinata ironia di un Intellettuale con la I maiuscola quale è ed è sempre stato Marco Tarchi, non possa togliere al nostro un po’di arroganza e supponenza.

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