Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
cosa è certa: non ci si annoia, a seguire in questi ultimi tempi le vicende di una Chiesa sempre meno romana e forse anche poco santa. Viene il sospetto che il Sudamerica stia ormai colonizzando Roma, imponendole una visione che di “cattolico” sembra non avere più neppure una pallida sembianza.
Ultime perle in ordine di tempo sono la relativizzazione del Vangelo e la santificazione di Pannella. Un tempo, l’espressione “è Vangelo” stava ad indicare un qualcosa che non ci si poteva neppur sognare di mettere in discussione. “Intanto bisognerebbe incominciare una bella riflessione su che cosa ha detto veramente Gesù. A quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole. Quello che si sa è che le parole di Gesù vanno contestualizzate, sono espresse con un linguaggio, in un ambiente preciso, sono indirizzate a qualcuno di definito.”[1]Chi lo dice, qualche studioso storicista, marxista, neopositivista etc? No, Arturo Sosa Abascal, dall'ottobre 2016 nuovo superiore generale della Congregazione Generale della Compagnia di Gesù: anche lui dunque gesuita e sudamericano, anche se del Venezuela e non argentino. Ovviamente, grande sostenitore di Bergoglio.
Tesi che tendono a valutare il Cristianesimo e i suoi più importanti documenti in un’ottica non esclusivamente religiosa non sono certo una novità: quello che lascia se mai allibiti e la “fonte” di tali esternazioni. Perché discorsi come questi sono più che comprensibili in una analisi strettamente ed esclusivamente storica, ma se fatti propri della Chiesa segnano veramente una cesura e un punto di non ritorno, se non la fine del cattolicesimo stesso: “Nell’ultimo secolo nella Chiesa c’è stato un grande fiorire di studi che cercano di capire esattamente che cosa volesse dire Gesù... Ciò non è relativismo, ma certifica che la parola è relativa, il Vangelo è scritto da esseri umani, è accettato dalla Chiesa che è fatta di persone umane… Perciò è vero che nessuno può cambiare la parola di Gesù, ma bisogna sapere quale è stata!”
In effetti avevamo bisogno di un gesuita venuto dal Venezuela per sapere che al tempo di Gesù non esistevano i registratori (nemmeno i cellulari e le mail, se è per quello). Ciò che invece non sapevamo per davvero è che anche i Vangeli andassero “interpretati”. Se davvero è così, perché continuare a definirli, in quella messa post conciliare sempre più “parodia”, tra una schitarrata, un passo di danza e un comizio socioculturalpacificista “ Parola del Signore”?
Cose da far rigirare il povero Sant’Ignazio nella tomba, e da far pensare con un po’ di rimpianto a quei sovrani davvero “illuminati” che ritennero opportuno levarsi dai piedi l’ordine gesuitico. Ma padre Sosa Abascal non si ferma qui, e con ulteriore leggerezza più da ballerino di tango o di fandango che di teologo, alla precisa domanda se sia allora discutibile l’affermazione di Cristo L’uomo non divida ciò che Dio ha congiunto, replica: “Io mi identifico con quello che dice papa Francesco: non si mette in dubbio, si mette a discernimento …”
Alla faccia del si si, no no, insomma; ma tanto il Vangelo non è più Vangelo per cui …. Sofismi di una capziosità da far sbiancare d’invidia Gorgia, Protagora (con tutto il dovuto rispetto ai due sapienti greci) e tutta la torma dei sofisti minori; ma del resto cosa possiamo aspettarci da un tale che ha il coraggio e la faccia di paragonare l’atteggiamento di chi critica il Concilio Vaticano II e il magistero di Bergoglio al fondamentalismo islamico? Ovviamente, il tutto in appoggio al famigerato capitolo ottavo della Amoris Laetitia, quello sui “divorziati risposati”.
Chi scrive non ha la pretesa di essere un teologo: solo un cattolico sempre più perplesso e sempre più sgomento. Ma se questa non è eresia allo stato puro ….. Certo, questo bravo padre gesuita al rogo ci metterebbe volentieri i “tradizionalisti” (con un impiego molto ampio del termine) ormai termine perfetta speculare a “fascista” nel linguaggio curialmente corretto. Che tutto questo poi svuoti totalmente di senso l’essenza del cattolicesimo stesso, che per venti secoli ha sostenuto l’assoluta veridicità dei Quattro Vangeli canonici in quanto opere direttamente ispirate e garantite dalla testimonianza degli Apostoli , forse non passa neppure per la testa di questo signore e forse neppure in quella di Bergoglio; sempre che ovviamente lo scopo non sia proprio questo, distruggere la Chiesa Cattolica per farne un qualcosa di completamente diverso.
La seconda perla viene da monsignor Vincenzo Paglia: non un carneade qualsiasi, ma il presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Ora, è vero che Bergoglio quanto a sviolinate a Marco Pannella non era stato secondo a nessuno, giungendo poi a presentare come personaggi “esemplari” vere e proprie tempre non solo di cattolici, ma anche di "eccellenti politici" quali la Bonino e Napolitano. Monsignor Paglia però va ben oltre (i servitori, si sa, sono sempre più zelanti del padrone) e giunge a parlare del defunto leader radicale in termini addirittura agiografici. In occasione della presentazione del libro Una libertà felice, biografia di Pannella, il prelato, parlando da quei microfoni di radio radicale che tante volte hanno tuonato messaggi che sono l’opposto di tutto quanto sappia lontanamente di cattolico, se ne esce fuori con espressioni come queste: “Pannella, uomo di grande spiritualità” (minuto 3,20), “(la sua è ) una grande perdita per questo nostro Paese” (6,30), “ha speso la vita per gli ultimi” (minuto 9), “in difesa della dignità di tutti, Pannella particolarmente dei più emarginati… Pannella è veramente un uomo spirituale” (10,53), è “un uomo che sa aiutarci a sperare nonostante le notizie, la quotidianità ci metta a dura prova” (18,25), “il Marco pieno di spirito continua a soffiare” (18,40)” [2]
Quale spirito, verrebbe da chiedersi? Quello divorzista, abortista, libertario e libertino? Quello a favore della assoluta libertà di suicidarsi con le droghe e dell’ eutanasia? E queste parole non sono le dice un prelato, ma addirittura il presidente della pontificia accademia per la vita? O forse, della pontificia succursale del partito radicale?
C’è chi ha sostenuto (e tra questi Nicki Vendola e, anche se non in questi termini, Enrico Rossi) che papa Francesco sia oggi l’unico vero leader della sinistra. Questo sta diventando ogni giorno sempre più tragicamente vero, e certi suoi satelliti sono sicuramente zelantissimi nel gareggiare, quanto a intelligenza e apertura mentali, con certi “circolini” del PCI anni settanta- ottanta in stile Berlinguer ti voglio bene. Ma il punto principale non è neppure tanto questo, sebbene sia già una cosa gravissima di suo. Il vero nocciolo della questione è: cosa hanno di cattolico, o anche più semplicemente di cristiano, discorsi come questi? Bergoglio è ancora papa della Chiesa Cattolica? O meglio, uno che, oltre a tutto il resto, avvalla simili discorsi, può ancora essere definito un papa?
[1] Fonte (per questa e per le altre citazioni dell’intervista di padre Sosa Abascal: http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/02/22/matrimonio-e-divorzio-il-generale-dei-gesuiti-anche-gesu-va-reinterpretato/
[2] Fonte: http://www.maurizioblondet.it/monsignor-paglia-san-marco-pannella/
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