Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Se non ci trovassimo a vivere in un’Europa disgraziatamente unita sotto il segno della finanza, potremmo tranquillamente alzare le spalle e liquidare la faccenda come affare dei cugini d’oltralpe, anche in considerazione del fatto che i francesi fanno, giustamente, gli affari e gli interessi dei francesi e alla fine dei giochi chiunque sarà il futuro inquilino dell’Eliseo siamo certi che a noi non verrà niente di buono, almeno direttamente. Questo a prescindere dagli endorsment dei provinciali di casa nostra che si affannano a tifare per uno dei due candidati considerandolo, nelle dichiarazioni, quasi un amico fraterno dai comuni valori e interessi, o polemizzando con il candidato avverso sprezzandone programmi e politica.
Noi italiani abbiamo il tifo nel sangue e quindi rassegniamoci alle infinite chiacchiere che ci stanno piombando addosso da giornali, maratone televisive straordinarie o talk seriali, fatte di partigianerie per Macron o Le Pen francamente imbarazzanti.
In queste ore abbiamo sentito poche analisi lucide e smagate nelle quali il tifo non abbia dominato. Ieri sera per esempio Molinari, direttore della Stampa, da Mentana ha compiuto una buona analisi del voto francese in ordine alle possibili ricadute sulla politica europea, e di conseguenza sugli interessi italiani, perché non dimentichiamoci che il voto francese può riguardarci solo nella misura in cui esso determinerà i rapporti di Parigi con Bruxelles e soprattutto il rinnovarsi dell’asse franco-carolingio che metterebbe definitivamente sotto commissariamento il nostro paese.
Le elezioni francesi si giocheranno sulla questione europea: pro o contro il sistema a guida tedesca quale lo abbiamo conosciuto fino ad ora.
Macron proviene dalla banca Rotchild e infatti ha raccolto il volto dei benestanti francesi, è espressione della finanza e in un’Europa delle banche, certo non è ipotizzabile che se diventasse presidente si opporrebbe al sistema che conosciamo e che ci sta strangolando.
Le Pen propone una politica populista (io sono il rappresentate del popolo francese ha detto dopo i risultati del voto), nazionalista, sostanzialmente antieuropeista nella misura in cui l’Europa è quella a guida finanziaria.
Si potrebbe dire che a noi converrebbe la vittoria della leader del Front nationale nella misura in cui rappresenterebbe per Bruxelles la necessità di rimettersi seriamente intorno ad un tavolo e ridiscutere la politica europea, ridisegnare e reimpostare il sistema pena l’implosione violenta e disastrosa con uscite dall’Euro, mercati impazziti ecc. ecc.
Purtroppo Marine Le Pen paga lo scotto di uno sciocco antifascismo militante fuori tempo massimo che la colloca a prescindere fra gli impresentabili e dunque invotabili. Mentre il suo competitor Macron viene esaltato perché è giovane, 39 anni, ricco, bello (e in effetti brutto non è), nuovo, inesperto (mai fatto una campagna elettorale in vita sua né politica né amministrativa). Piace addirittura la moglie, sposata nel 2007, che ha 24 anni più di lui. Ora la questione della moglie a me sembra la più imbarazzante di questo giovane candidato.
Macron, dicono le cronache, si innamorò di lei quando aveva 17 anni, Brigitte era la sua professoressa di francese e aveva un marito e tre figli uno delle quali più vecchio del giovane allievo per il quale la signora, che al tempo aveva 41 anni, mandò all’aria matrimonio e figli e si predispose ad attendere che il ragazzino prudentemente allontanato da scuola dai genitori, finissse i suoi studi e tornasse da lei. Cosa che puntualmente avvenne e portò qualche anno dopo al matrimonio. La professoressa è sicuramente una bella donna, intelligente e volitiva, sempre le cronache riferiscono che sia stata lei a plasmare il politico che stiamo imparando a conoscere, lui aveva un problema di dizione e lei gli fece frequentare una scuola di canto classico che aiuta a regolare la respirazione diaframmatica risolvendo il problema di Emanuel.
A quanto dicono e soprattutto a quanto dice Macron quella fra lui e Brigitte è una grande storia d’amore. Bello, rassicurante per le donne non più giovani che si vedono quotidianamente messe in discussione dal ventenni rampanti e seduttive per le quali attempati coniugi maschili si sciolgono gli ormeggi e l’intelligenza.
Però… però se ci piace Brigitte e il suo ruolo dal punto di vista femminile, assai meno ci piaceo almeno assai meno ci convice dal punto di vista dell’affidabilità politica un uomo che sposa sua madre: fra Emanuel e sua moglie corrono 24 anni, più di una generazione, come si fa a non chiedersi perché un uomo sposi una donna che per età maturità saggezza, cultura potrebbe essere sua madre? Come si fa a non dubitare delle sue capacità di guidare una nazione in frangenti così pericolosi e ardui come quelle odierni, se egli ha mostrato di avere bisogno di una compagna più forte e decisa e matura di lui?
Possiamo immaginare che sarà lei a governare attraverso di lui? Ma allora perché mandare avanti il giovanotto ormai le donne possono e devono combattere in prima persona, lo sta facendo marine le Pen, lo ha fatto Hillary Clinton.
La differenza di età nel caso di Emanuel Macron e di sua moglie è veramente troppo significativa per non avere un significato che getta un’ombra sulla personalità del candidato all’Eliseo.
Non si tratta di accettare i vecchi stereotipi secondo i quali una donna deve essere più giovane di un uomo, si tratta di capire che quando in una coppia la differenza di età è così marcata a favore della donna l’uomo ha una questione irrisolta con le figure genitoriali, autorevoli o autoritarie (non saprei).
Trump ha una moglie assai più giovane di lui, ma Melania non rappresenta un modello intellettuale, uno spessore culturale, è una donna bella, forse innamorata che si è disposta, durante la vita, a fare da silenziosa compagna di un uomo importante traendone sicuramente benefici, e forse qualche delusione. In questo caso l’importante differenza di età non ha influenza sui reciproci ruoli.
Ma dirò di più, mettiamo il caso che Macron fosse una donna e avesse un marito di 24 anni più anziano, sarebbe diverso non perché l’ordine tradizionale vuole che sia normale questa seconda ipotesi, ma perché nel corso dei secoli le donne hanno imparato ad emanciparsi all’interno della coppia dalla figura maschile dotata per la maggiore età di maggiore esperienza, cultura, saggezza ecc. Donne giovani e belle sposate a uomini anziani sanno come gestire una propria vita professionale autonoma per ormai lunga esperienza, e a nessuno verrebbe in mente che l’anziano marito potrebbe essere il regista occulto dell’ascesa femminile oppure che poi la giovane presidente potrebbe essere eterodiretta.
Viceversa gli uomini non hanno tradizione in proposito (duque non sono preparati a quella emancipazione che noi donne abbia conquistato nel profondo), quindi certamente potrebbe darsi che il caso di Macron e Brigitte sia una di quelle eccezioni che per ora confermano la regola, ma è sensato immaginare che invece si tratti di un disequilibrio all’interno della coppia che potrebbe avere ricadute non trascurabili sul futuro presidente e sulla sua capacità di gestire la leadership del paese.
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