Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Le nuvole, si sa, le porta con sé il vento, e non soltanto ne “Il cielo d’Irlanda” cantato da Fiorella Mannoia, o ne “Le Nuvole” di Fabrizio De Andrè, e neanche nella magnifica “L’uomo e la nuvola” ispirata ad un’antica leggenda, e messa in musica da Angelo Branduardi, ma anche nell’urbanistica romana. Sì, perché deve essere stato senza dubbio un poderoso, impetuoso turbine aereo a spostare la “Nuvola” di Fuksas di ben due metri e mezzo sul piano stradale. Il vento gioca di questi scherzi, lo sappiamo bene tutti, perché altrimenti saremmo costretti a pensare che vi siano state delle imprecisioni nella progettazione che però – non osiamo neppure immaginarlo – riteniamo essere impensabili da parte di una straordinaria archistar” come Massimiliano Fuksas. Errori? Giammai! Perché il solo pensarlo significherebbe mettere in dubbio le indubitali capacità del nostro estroso, molto estroso, estrosissimo architetto. Si dovrebbe pensare che non si siano fatti i “tracciamenti” in maniera appropriata, che nel progetto esistesse in origine un errore – no, no, impossibile – tale da generare poi un altro errore nel successivo “tracciamento”. Ma noi invece sappiamo che la “Nuvola” di Fuksas è un capolavoro d’”architettura liquida” e che ha “valore internazionale” superato soltanto dalla suprema opera di Zaha Hadid – le sia lieve il terreno – che risponde al nome di MaXXi e che tanto entusiasma gli estimatori – numerosissimi – dell’arte contemporanea.
È stato il vento, dunque, e non altro… e io sono completamente scemo.
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