Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
annoso quello del rapporto tra politica ed economia, ma tema tuttora cruciale, come ha confermato il 47° Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria, dedicato quest’anno alla “nuova economia” (“È la new economy, bellezza!”).
Ne fa fede la relazione introduttiva al convegno, svolta dal neopresidente Alessio Rossi, impegnato – come spesso accade in queste occasioni – a rivendicare con orgoglio il ruolo dei suoi giovani associati (oggi attenti – leggiamo nel programma - a valorizzare le opportunità offerte dalla sharing economy, dalla circular e dalla green economy, insieme alla old economy e al valore inestimabile del marchio “made in Italy”) senza perdere di vista il “contesto”, a cominciare dalla crisi della politica.
Rossi l’ha evidenziata con preoccupazione, contraddicendosi però quando ha sottolineato come, oggi, la politica decida molto meno di quello che crede e fa credere “perché più delle leggi, più dei programmi elettorali, più dei governi e dei parlamenti, chi decide giorno dopo giorno dove andrà il mondo è l’economia”.
Quando dicono che l’economia è una forza che alla lunga prevale “perché i cittadini votano una volta ogni 5 anni ma comprano tutti i giorni” i giovani industriali mostrano non solo di essere vittime di quell’antipolitica semplicistica e corrosiva che tanti danni ha fatto in questi anni ma anche di essere incapaci di immaginare percorsi alternativi in grado di ridare alla politica la dignità e lo spazio che le compete.
Se – come dice Rossi - servono nuove regole sul fisco, sulla concorrenza, sulla rappresentanza e sul lavoro, regole – parole sue - che devono essere frutto di una governance multilaterale, alcune domande di fondo sorgono spontanee: Come costruire queste “nuove regole”? In che modo arrivare all’auspicata “governance multilaterale” ? E dove trovare il punto di mediazione degli interessi?
Quando si chiede – come fanno i Giovani Industriali - “un intervento pubblico in campo ambientale e industriale e infrastrutturale, anche destinato ad aziende specifiche perché strategiche per tutto il sistema industriale”, bisognerebbe avere il coraggio di coniugare questa richiesta con le modalità di selezione delle scelte politiche, a partire dalla necessità di dare voce a tutti i soggetti i campo: imprenditori, manager, lavoratori, forze politiche e sociali.
Per realizzare tutto questo la politica è essenziale molto di più di un’economia che da sola non può coprire funzioni che non le sono proprie.
Sul tema ai Giovanni di Confindustria consigliamo di leggere – giusto per ridare un equilibrio ai termini in campo – Benedetto Croce, non proprio un autore “sovranista”, allorquando, interrogandosi su “Liberismo e liberalismo”, criticava il primo per la sua pretesa di elevare i principi dell’utilitarismo a “regola e legge suprema della vita sociale”. Da questo “assolutismo” dobbiamo liberarci, nella misura i principi utilitaristici, di cui il liberismo economico si nutre, non possono essere innalzati a valore etico universale. Valeva ieri e continua a valere oggi. Per ridare alla politica e all’economia lo spazio che rispettivamente appartiene loro.
Non possiamo nn dirci conservatori, e allora attenti con la santificazione della tecnologia
Quel che la Corte Suprema non ha considerando riguardo al divorzio
Perché la destra sta sparendo dall'agone politico
Mettete la museruola ai genitori incoscienti
Se le donne vincono quando in politica i migliori rinunciano