Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
emo quali saranno – se ci saranno - gli sviluppi giudiziari del “Caso La Vardera”, il “falso” candidato sindaco, sostenuto da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che, in quel di Palermo, più che a farsi eleggere si è impegnato a realizzare un film, utilizzando immagini e conversazioni raccolte (rubate ?) durante la campagna elettorale.
Al di là dell’episodio in sé, quello che va stigmatizzato è uno “stile” che rischia di delegittimare ulteriormente le ragioni autentiche dell’impegno politico, trasformando tutto in una fiction, letteralmente in una grande bugia.
Dopo che, per anni, è stata l’antipolitica a tenere il campo, nel segno di una critica corrosiva nei confronti delle classi dirigenti partitocratiche, accusate di essere privilegiate, corrotte ed incompetenti, ora è il ribaltamento della realtà a farsi beffe della stessa politica, trasformandola in un’autentica pagliacciata.
Qualcuno – parlando del “Caso La Vardera” – ha ricordato il film “Truman Show” costruito intorno al racconto della vita di Truman Burbank, ripresa in diretta sin dalla nascita e manipolata da un network televisivo.
A noi è venuto in mente “L’angelo azzurro” e la storia triste del professor ImmanuelRath, costretto a diventare clown nella compagnia dell’amata Lola. Il clown-pagliaccio è l’icona di certa politica contemporanea, tutta immagine, battute, ammiccamenti, fiction appunto.
Del candidato non importano le idee, ma come “buca il video”. Interessa poco il suo curriculum politico quanto piuttosto se “piace”. La coerenza appare un’inutile sovrastruttura, contano di più le facili battute. Non a caso, passate le elezioni, si assiste al teatrino dei cambi di casacca e al circo dei pentimenti. Senza appartenenze si è al liberi-tutti, fino all’assurdo del “Caso La Vardera”, libero al punto di dire che la sua candidatura era una fiction.
Chi ha della politica una visione “alta”, di lunga durata, non può cadere nella trappola dell’apparenza, dettata da meri calcoli di “comunicazione”. Movimenti politici ancora a forte caratura ideale, se non ideologica (nel senso di chi è portatore di sistemi politico-sociali in atto o da attuare), quali sono Fratelli d’Italia e la Lega, non possono permettersi di lasciare al caso la scelta dei loro rappresentanti istituzionali. L’affidabilità politica va verificata, a priori, sul campo, sulla base della coerenza e della continuità personali. Vale sia a livello nazionale che a livello locale.
L’invito, in sintesi, è di darsi un metodo (di selezione del ceto politico), per provare a ricostruire una politica (portatrice di valori): da qui passa la strada per cercare di sanare la cesura tra opinione pubblica e partiti. A destra e a sinistra. Con la speranza che il caso palermitano non faccia scuola, ma sia d’insegnamento per cambiare rotta, pena la completa delegittimazione del sistema politico.
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