Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
sistema elettorale italiano ad oggi èuna specie di Frankestein formato da pezzi morti di leggi elettorali ricuciti tra loro. Alla Camera rimane l'Italicum senza piùil ballottaggio e al Senato, sopravvissuto alla Riforma Costituzionale, la vecchia legge Calderoli visto che l'Italicum si sarebbe adattato ad un un sistema di bicameralismo non piùperfetto perché a preminenza della Camera.
Entrambe le leggi furono progettate in base ad un disegno di riforma costituzionale poi arenatosi alla prova del voto rispettivamente nel 2006 e nel 2016. La Calderoli scritta nel 2005 si coniugava con un sistema bipolare unito ad un disegno di riforma costituzionale che prevedeva il presidenzialismo bilanciato dalladevolution, tanto anelata dalla Lega Nord; l'Italicum con la riforma costituzionale Boschi che prevedeva la preminenza della Camera sul Senato che sarebbe diventato un organo a elezione indiretta e che avrebbe dato al PD la centralità politica e anche l'autosufficienza che Renzi cercava. Mentre la Calderoli a lungo è sopravvissuta dopo il voto del 2006, perché con essa si è votato nel 2006 stesso, nel 2008 ed infine nel 2013 l'Italicum ha avuto vita breve dopo il 4 dicembre.
È un caso unico al mondo: due leggi elettorali dichiarate incostituzionali e rimaneggiate che sopravvivono nella legge sfornata dalla Consulta senza che il Parlamento sappia intervenire scrivendone una nuova priva dei vizi delle precedenti.
Nella Prima Repubblica si è votato solo e soltanto con un sistema elettorale: il proporzionale puro che lasciava largo spazio anche ai partiti più piccoli, partiti come i Radicali, Partito Repubblicano senza nemmeno troppi ripensamenti né tentativi di modifica che si arenarono subito. Aveva un sistema di calcolo dei seggi che aiutava i partiti più piccoli e soglie d'accesso basse. Questa scelta serviva per garantire al sistema democratico di sedimentarsi garantendo a tutti, dal MSI a PCI e quindi anche alle ali estreme dell'emiciclo, una buona rappresentanza in Parlamento istituzionalizzando il conflitto ideologico e sociale.
Tutto cambiò nel 1993. Fu l'annus horribilis della politica italiana. Le leggi 277 e 278, varate nello stesso anno, segnano il passaggio ad una nuova era: dopo i referendum popolari promossi da larga parte della societàcivile italiana e capitanati da Segni, che avevano smantellato i cardini del sistema proporzionale come la doppia preferenza, si passò al maggioritario, la legge Mattarella. L'essenza della legge: 75% attribuito attraverso i collegi uninominali, 25% con il proporzionale. Questa legge elettorale seppe orientare un sistema partitico frammentato, reduce da Tangentopoli verso un bipolarismo grazie all'incentivo a formare coalizioni che è insito in un sistema maggiortario e quindi a ricomporsi. Il sistema partitico che nacque non era stabilizzato e le coalizioni erano ancora fragili: si parlò dunque di “proporzionalizzazione del maggioritario” quindi una competizione maggioritaria dove permanevano logiche proporzionali molto spesso penalizzanti.
Nel 2005 il Centrodestra varò una nuova legge( la Calderoli) utilizzata in tre tornate elettorali: 2006, 2008 e 2013. Era una legge proporzionale con premio di maggioranza. Nel 2006 e nel 2008, benché fosse stata bocciata la riforma costituzionale con la quale si sarebbe coordinata, seppe orientare il sistema partitico verso un bipolarismo piùmaturo dove tuttavia persisteva una frammentazione all'interno delle coalizioni di governo non di rado esiziale. Il risultato un tasso di bipolarismo al massimo storico: 99,8 dei voti nel 2006 e 93,8 nel 2008. Un sistema semplificato che costringeva i partiti a formare coalizioni a partire dalla naturale frattura Destra e Sinistra.
Le elezioni del 2013 sconvolsero questo sistema: fu il tracollo del bipolarismo. L'applicazione ad un sistema mutato radicalmente nell'offerta politica nel quale comparvero simultaneamente due poli terzi e alternativi ai due classici, Scelta Civica e soprattutto il M5S, determinòun esito imprevedibile: alla Camera il PD a fronte di un 29,6% ottenne grazie al premio 141 deputati quando nelle due elezioni precedenti prima fu solo di 31 deputati al PD nel 2006 e poi 20 al PdL nel 2008, un premio esagerato, mentre al Senato, dove i premi scattavano su base regionale, grazie al primato nelle Regioni con premio più alto, Lombardia Veneto Campania e Sicilia, il PdL raccolse un numero tale di senatori da impedire la formazione di una maggioranza. Distorsione della rappresentanza in una ramo del Parlamento ingovernabilitànell'altro: la Calderoli non era piùidonea perché distorceva troppo la rappresentatività.
Dopo le sentenze che hanno decapitato le due leggi, alla Camera sopravvive un sistema misto con premio attribuibile alla singola lista qualora questa superi la quota del 40%; qualora ciònon avvenga il sistema opera una ripartizione proporzionale dei seggi mentre al Senato vige un proporzionale puro senza premio di maggioranza; alla Camera non c'è più l'incentivo a formare coalizioni a causa dell'eliminazione del premio di coalizione, al Senato questo incentivo esiste ma non c'è il premio; soglie su basi regionali per il Senato dell'8% per i singoli partiti e del 3% per le coalizioni a patto che la coalizione raccolga il 20% almeno, soglia unica del 3% alla Camera; possibilità di esprimere due preferenze di genere alla Camera, preferenza unica. Fa quasi sorridere questo pasticciaccio brutto.
Passato il referendum si è fatto un gran discutere di legge elettorale: per un momento addirittura è parso possibile creare un nuovo sistema elettorale ma l'azione di sabotatori bipartisan ha fermato la legge.
Bisogna modificare, uniformare il prima possibile questo sistema che rischia di produrre due maggioranze differenti anche se il clima politico del Parlamento tutto promette fuorché una discussione fruttuosa.
L'epoca ventennale del maggioritario si èinterrotta bruscamente nel 2013 quando ènato l'attuale sistema multipolare, si ètentato di prolungarla negli anni del governo Renzi puntando ad un nuovo assetto politico e istituzionale a partito predominante: si parlò di autosufficienza del PD. Anche quella breve stagione si èinterrotta con il voto referendario.
Oggi serve il proporzionale in una forma non troppo lontana da quella proposta nei mesi scorsi modellata sul sistema proporzionale tedesco. In un sistema elettorale maggioritario una larga parte degli elettori rischierebbe una rappresentanza non idonea: meglio che il dissenso trovi uno sfogo istituzionale, meglio che tutti o quasi tutti possano essere in Parlamento.
Nella storia questo sistema è stato proposto sia da forze politiche in declino, come i Liberali all'inizio del Novecento, per addolcire la sconfitta sia per far entrare in Parlamento forze politiche non ancora rappresentate, sempre per citare l'inizio del Novecento, PSI, PCI e poi anche PNF, le cosiddette estreme.
Il proporzionale per sua natura privilegia la rappresentatività ma nella versione tedesca esistono dei meccanismi che aggiungono governabilità: un metodo di calcolo dei seggi (Hondt) che favorisce le liste più grandi, soglie di sbarramento alte (5%), circoscrizioni elettorali di media grandezza, ripartizione delle spoglie. Nonostante l'alta soglia di sbarramento il sistema elettorale tedesco ha consentito anche a nuovi e piccoli partiti di entrare in Parlamento: si citino solo la LINKE nata da una scissione dalla SPD in seguito alle Riforme Hartz oppure l'Afd ma pure i Grunen, i Verdi, che godono in Germania molto più che altrove di splendida salute. È giusto dare rappresentanza ma la si deve dare a chi rappresenta veramente una parte dell'elettorato.
C'è un'altra motivazione per il proporzionale, forse la più importante: i partiti oggi sono senza identitàpolitica e i loro leader sembrano dei personaggi pirandelliani. Renzi che fa il Salvini è stata l'ultima goffa dimostrazione.
Berlusconi che non è di Destra guida un partito di Destra, Forza Italia che prende il nome da un coro da stadio. Renzi che non è di Sinistra guida il PD che è di Sinistra e democratico, il che presuppone che chi si affermi nelle primarie detta la linea. Salvini guida la Lega Nord ma del riferimento territoriale non ha piùnulla, Lega senza Nord. Grillo infine guida un movimento, quindi già nel nome non un partito, amorfo, definito 5 stelle: marchio di un gelato? Recensione di un hotel?
C'è bisogno di politica e la politica necessita dei partiti che devono ritrovare un'identità o trovarne una nuova ma non possono continuare ad essere solo dei comitati elettorali e il proporzionale può essere un buon viatico.
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