Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
varrebbe neppure la pena di parlarne, se non fosse che alla fine anche la stupidità stanca. Anche se, a guardare bene, si tratta di una stupidità che vorrebbe essere astuzia: per l’appunto, la peggiore, di quella che faceva prudere la penna a Flaubert. E non c’è dubbio che il grande romanziere francese se dovesse oggi indicare il perfetto prototipo del fesso fatto, rifinito e compiaciuto di se stesso, non troverebbe prototipo migliore del politicante nostrano, a tutte o quasi le latitudini, ma con un vero e proprio sovraffollamento a sinistra.
I lettori si saranno accorti che parte della classe dirigente piddina, contornata per una volta da Anpi, centri sociali e simile eletta compagnia, ha finalmente individuato la radice dei mali italiani: il Fascismo e quel che è peggio la sua nostalgia. Stiamo per caso tornando agli anni ‘70? Non scherziamo. Per quanto non sia certo per molti aspetti un periodo da rimpiangere, considerato il tributo di odio e di sangue (soprattutto giovane) che sono costati, i cosiddetti “anni di piombo” avevano alla loro base una forte tensione ideale: male indirizzata e in parte strumentalizzata quanto si vuole, ma per certi aspetti almeno sincera. Si combatteva – spesso purtroppo nel senso letterale del termine – per delle idee, giuste o sbagliate che fossero. Oggi lo scenario –ma meglio sarebbe dire scemario – è ben diverso.
Dire che l’apparato digerente democratico è ormai alla frutta è usare il più blando degli eufemismi. Ora anche Renzi scivola pericolosamente verso la scarpata della rottamazione: e lo si vede dal disgustoso spettacolo dei ratti di fogna che abbandonano la nave in avaria e cercano mense più sicure da rosicare, poco importa se sono le stesse su cui hanno sputato da neppure molto, visto che c’è sempre qualche altro sorcio pronto a riaccoglierli (spero che topi, ratti e nutrie non me ne vogliano per il paragone infame). Intendiamoci, non che Renzi si meriti qualcosa di meglio, ma nondimeno lo spettacolo è ugualmente disgustoso, perché dà la misura degli abissi di degrado di una classe politica il cui punto di riferimento può essere al massimo (ed è già sin troppo) il trasformista De Pretis.
La sensazione è dunque che, non sapendo più a che santo votarsi, certi piddini, le Boldrini e assai poco amena compagnia cerchino di ritornare a quello che in altri tempi fu il grande spauracchio agitato dalle sinistre per avere una ragion d’essere: ratio che oggi più che mai, da quando gli operai sono stati sostituiti dal caviale, dai salotti alla moda e dal fare le mosche cocchiere dei Soros della situazione, diventa sempre più labile ed evanescente.
Con Repubblica come battistrada, che sembra aver fatto della caccia al Fascista la sua occupazione principale, è infatti un pullulare di denunce, indignazioni, caccia alle reliquie del “deprecato ventennio” e soprattutto a chi, anche nella più folcloristica della maniere, si richiami ad esso. E’ persino incredibile che abbia occupato le pagine dei giornali la vicenda dello stabilimento di Chioggia, dove per qualche cartello (tra l’altro, di discutibilissimo gusto) e qualche richiamo al ventennio si è gridato allo scandalo,, mobilitata la questura, le istituzioni e quant’altro. Dai fasci bar degli anni ottanta ai fasci a la plaia del terzo millennio, sono questi i nemici della democrazia italiana?
Più seri, ma per certi aspetti più grotteschi, gli episodi di Latina e di Pisa, con la dedica del parco già intitolato ad Arnaldo Mussolini a Falcone e Borsellino, e la cancellazione della cittadinanza onoraria al Duce da parte del consiglio comunale di Pisa. Nel primo caso si è scomodata pure la presidente della Camera, che non paga dei suoi delitti contro la grammatica e l’ortografia prende di mira (e non da ora) pure il buon senso. Falcone e Borsellino sono sicuramente due personaggi degni di essere ricordati in tutti i modi possibili, ma a parte il fatto che forse a sinistra dovrebbero farsi un “piccolo” esame di coscienza al riguardo, non è certo dividendo una città il modo migliore di farlo né cancellando memorie storiche che comunque le si voglia giudicare fanno parte del dna storico e culturale di una comunità. Tra l’altro, a questa signora letteralmente ossessionata da tutte le memorie del ventennio e contestualmente dal desiderio di riempire il paese di immigrati (senza risparmiare tra l’altro insulti e commenti discutibilissimi ai propri connazionali) è mai venuto in testa che forse far finta di ignorare strade e piazze dedicate a un personaggio come Palmiro Togliatti può essere per molti aspetti altrettanto e più discutibile che scandalizzarsi per un accendino con l’effige di Mussolini?
A Pisa poi, a quanto pare, non hanno problemi di nessun genere: né di ordine pubblico né di altro tipo. Il fatto che un senegalese ( niente da dire, signora Boldrini?) minacci i passanti con un coltello in piazza stazione, che la suddetta in certi orari assomigli più o meno al far west con tanto di sfide all’Ok Corral sono sicuramente dettagli del tutto insignificanti rispetto a un provvedimento di quasi un secolo fa: ora che il duce non è più cittadino onorario i pisani possono dormire sonni tranquilli, più che dopo aver sventato una invasione di livornesi che, se avessero ancora un po’ di sano senso dell’umorismo, non dovrebbero perdere l’occasione di meleggiare i loro sgraditi vicini.
Fermiamoci qui, sarà meglio. In tutte queste assurde vicende, le prime vittime,oltre al significato e alla dignità della storia, sono il senso del ridicolo e dell’umorismo. Se i vari onorevoli Fiano della situazione fremono d’orrore all’idea di legioni di squadristi pronti ad accendere, se non la rivoluzione, almeno le sigarette con l’accendino del Duce, dovrebbero forse farsi una domandina: dato che il Fascismo – come dovrebbe sapere chiunque abbia un minimo di cultura storica e quindi non loro – è irrimediabilmente legato alla cultura e al contesto socio culturale del secolo scorso, perché mai dovrebbe suscitare ancora attrazione – magari anche in modo solo folcloristico e banale – presso chi non lo ha mai conosciuto se non per “sentito dire” e di solito anche in termini tutt’altro che positivi?
Ovviamente, lorsignori hanno la risposta facile: le emergenze attuali, i fenomeni migratori etc, riaccendono le malefiche tendenze razziste e xenofobe, debitamente aumentate da alcuni partiti “ufficiali” (Lega in primis, ça va sans dire). Pertanto, con la perfetta coerenza staliniana che li contraddistingue, le Boldrini e i Fiano della situazione non sanno che ricorrere alla rieducazione e alla repressione, sperando poi di poter bollare con la parola fascista tutto quello che va conto il politicamente corretto, di cui sono i devoti lacchè. Non viene in mente che in realtà è vero esattamente il contrario: che è per colpa della pessima gestione, da parte di governo e affini, del fenomeno migratorio, dell’incapacità di tutelare l’ordine pubblico e di risolvere le emergenze degli italiani, della svendita più completa e sbracata della sovranità nazionale che la gente si volta verso il passato, quando per il futuro vede solo abisso e disperazione. Pertanto, da rieducare e reprimere sarebbero se mai proprio LORO, e si spera che un giorno il popolo italiano si svegli e agisca di conseguenza. Con o senza accendini e bottiglie di lambrusco “bevo e me ne frego” e senza impossibili ritorni al passato, ma proprio per garantire quello che ci stanno negando: il futuro.
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