Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Forse qualcosa si sta muovendo per davvero. Tra uno stupro e un agguato, tra piccole, grandi e medie prepotenze quotidiane persino il popolo più letargico e opportunista del mondo, quello del Francia o Spagna purché se magna, comincia a muoversi; o meglio a stancarsi.
Già perché oltre alla crisi, a una casta politica tra le più sconce che si siano mai viste in vari secoli di storia, tale da far apparire un miracolo di efficienza e onestà gli spagnoli seicenteschi fin troppo bistrattati (e forse ingiustamente) da Alessandro Manzoni, si ha ormai la netta sensazione che alle spalle del popolo italiano si stia consumando una colossale presa di giro: quella dell’accoglienza imposta dal regime sinistro oggi imperante e dal prelato argentino che a tutto pensa tranne che a fare il papa, occupato com’è a fare il leader della sinistra internazionale ma anche dei salotti buoni di Scalfari e scalfarotti vari.
Troppe cose non tornano: non solo come si intenda poi nel concreto “integrare” questi profughi che in molti casi si rivelano aitanti pezzi di giovanotti, ben vestiti e curati, che passeggiano nelle nostre città e nelle nostre campagne senza saper bene come impiegare il proprio tempo. Buon per loro verrebbe da dire, se il tutto non avvenisse nostro malgrado e a nostre spese; e certo l’ignobile sfruttamento del “caporalato” a paga da fame e condizioni disumane non può essere un’alternativa neppure pensabile, anche se purtroppo talvolta praticata.
E poi naturalmente c’è l’altra faccia della medaglia: quella dei crimini e degli stupri, di cui quello di Rimini è solo uno degli ultimi episodi ed è stata l’ennesima occasione di sproloqui o reticenze ugualmente vergognosi, da parte dei politici e della gente “che conta”. Un esempio per tutti, quello di Maria Elena Boschi, che parlando in questi giorni alla Festa dell’Unità a Pesaro se n’è uscita con questa aurea sentenza: “La maggior parte delle violenze contro le donne accadono in famiglia, non sulle strade”, dichiara la signora.[1] Certo, verrebbe da dire che lei di “affari di famiglia” - anche se di ben altro tipo – se ne intende, per cui si tratterà forse di … deformazione professionale. In ogni caso non avevamo bisogno che né lei né le altre pizie del politicamente corretto ci ricordassero che nessuno ha l’esclusiva o il monopolio di un determinato genere di crimini; caso mai verrebbe da dire che se c’è una cosa in cui in Italia la legge è davvero “uguale per tutti” è proprio l’incertezza della pena, per cui quanto più grave è un reato, tanto più è facile cavarsela con poco, ci si chiami Gaetano, Artaserse o Ahmed. Ma questa è forse una buona ragione per incoraggiare i crimini d’importazione, perpetrati tra l’altro da gente che avrebbe tutte le ragioni per doverci essere grata? Proprio a proposito degli stupri, le cifre fornite dal Viminale raccontano una storia un po’ diversa da quella di Madama Boschi. E fermiamoci qui, per non parlare di tutti gli altri innumerevoli problemi magari non di carattere penale, ma …. penoso e inquietante sì.
Ma il Pd e cespugli più o meno rossi o rosé hanno trovato la soluzione: la solita, quella che la sinistra mette in atto dai tempi della rivoluzione francese: stornare l’attenzione della gente trovando un “nemico da abbattere”. Successe nel 1789 con la cosiddetta “grande paura” in cui ci si inventò un inesistente pericolo reazionario per scatenare i contadini contro la nobiltà terriera; e tante altre volte nella storia. Sta succedendo negli Usa, dove esplode un furore iconoclasta tanto assurdo quanto privo di ogni logica, che fa strage di statue da Cristoforo Colombo ai Confederati. Tra l’altro, ogni tanto si rompe anche qualcuno in carne ed ossa, ma questo conta poco, anzi serve a infiammare ancora di più gli animi.
In Italia non c’ neppure bisogno di spremersi troppo le meningi: ci sono i fascisti, naturalmente. Crisi che non si placa, imprenditori che si suicidano, clima sempre più esasperato? La colpa è ovviamente dei Fascisti, etichetta comodissima in cui rientrano non solo Forza Nuova e Casapound, ma anche la Lega di Salvini e chiunque non si adegui alla banda pifferi e tamburi del politically correct. Del resto, ai tempi – forse da qualcuno rimpianti – degli anni di piombo bastava leggere il Giornale di Montanelli per essere etichettati come “neri”.
Oggi c’è chi, come Repubblica, ha fatto della caccia al fascista una vera e propria ossessione. Ma in questo il quotidiano diretto da Mario Calabresi, figlio di quella splendida figura di commissario che fu vilmente assassinato dall’estremismo di sinistra non fa che adeguarsi al clima “democratico” di PD e dintorni. Il ministro della giustizia Andrea Orlando ha reso infatti noto di avere dato vita ad un tavolo di lavoro con 51 organizzazioni non governative con il compito di monitorare e vigilare l’informazione in rete. Tra queste c’è l’Associazione 21 luglio, l’Unione delle comunità islamiche italiane, la Confederazione islamica italiana, la Comunità religiosa islamica italiana, il Centro islamico culturale d’Italia, Arcigay, Arcilesbica, Rete Lenford, circolo Mario Mieli, associazione Gaynet, circolo Pink di Verona.[2] C’è da immaginarsi l’obiettività e l’imparzialità di tali associazioni, e sarebbe soprattutto curioso quali siano i limiti e i parametri per rientrare in qualche “fobia”: islamofobia, omofobia etc. Sicuramente il rischio è che certe fobie vengano anche a chi non le ha, e soprattutto che nasca una sana e salutare “sinistrofobia” negli italiani ancora sani di mente.
Ma il culmine lo ha raggiunto il signor Enrico Rossi, l’ineffabile governatore della Toscana, la regione dello scandalo del Forteto e del degrado continuo di tante città d’arte. Il signor Rossi, che si atteggia a paladino e guardiano della democrazia, è lo stesso che nel 2015 si complimentò con i “i sinceri democratici della Toscana che, nel nuovo secolo, hanno rifiutato un aperitivo a Salvini.”[3] Già, perché il signor Rossi accusa gli altri di istigazione all’odio, ma lui – malgrado la veste istituzionale che purtroppo si trova a ricoprire – non esita affatto ad aizzare il fazzoletto rosso contro chiunque non rientri nei canoni della sua muffita ideologia.
E così, poiché a suo giudizio vi sarebbero stati in questa estate moti episodi “che rappresentano apologia di fascismo e che sono espressione di odio razziale, anche religioso”, basandosi sulle leggi Scelba e Mancino ha incaricato l’agenzia giornalistica regionale Toscana notizie di passare in rassegna “stampa, tv, radio, siti web per vedere se ci sono violazioni a queste leggi. Se ci saranno sospetti, li invierà alla nostra avvocatura, la quale, per tutelare la Costituzione e il buon nome della Toscana sporgerà denuncia alle procure dove si sono verificati i fatti.” Non solo, ma esorta anche giornalisti e cittadini “a rivolgervi a questa agenzia se avete notizie di queste violazioni di legge.[4]
Mancano solo i premi delazione, e poi siamo in perfetto stile sovietico. Chissà se il signor Rossi sta pensando di adattare le tante, troppe case coloniche abbandonate in Mugello e in altre zone della regione per farvi dei campi di lavoro e di “rieducazione”, con tanto di muezzin, Marx e ideologia gender (come poi queste cose possano coesistere lo sa solo lui, visto che in alcuni “civilissimi” paesi musulmani basta essere omosessuali per finire impiccati) Non si tratta ovviamente di difendere chi davvero istighi all’odio (contro chiunque, però) o violi la legge, ma se gli “esempi” sono i militanti di Forza Nuova alla messa di Don Biancalani o la discutibile esibizione (peraltro in una gita in montagna da solo) di un docente apuano, allora ci sarebbe più da ridere che da preoccuparsi. Ma considerando chi dovrebbero essere i “guardiani della democrazia”, gente che discende da una ideologia che nella sua storia ha fatto "qualche milione" di morti e che oggi esorta alla censura e alla delazione sistematica, c’è veramente da diventare … rossi, ma di vergogna. C’è solo da sperare che questa volta i toscani si sveglino per davvero.
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