Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Scapigliatura e Bohème. Il romanzo di Henri Murger divenne sinonimo non solo di una condizione artistica, ma anche di uno stile di vita. Vita gaia e terribile …
Pubblicato a puntate sul Corsaire Satan tra
il 1847 e il 1849, poi raccolto in volume ed anche adattato per le scene nel
1849, Scènes de la vie de Bohème tratta della vicenda di un gruppo di artisti
“da soffitta”, scanzonati e vivaci, ma anche abbastanza scalcinati. Genio,
sregolatezza e povertà,insomma:soprattutto quest'ultima. In fondo Puccini poteva rivedervi i suoi anni milanesi, condivisi in parte con un altro toscanaccio doc: Pietro Mascagni.
Per il compositore significò
diverse cose: il secondo capolavoro, il debutto della premiata “ditta” Illica e
Giacosa, forse i librettisti con cui il
maestro ebbe il rapporto meno tormentato, considerato che era un eterno insoddisfatto:
e l’inizio di una rivalità tra il goliardico e l’astioso con il meno fortunato
collega Ruggero Leoncavallo, che da allora divenne il “bisbestia”: all’inizio
del 1893 infatti i due musicisti lavoravano intorno al medesimo soggetto e lo
avrebbero appreso per puro caso, incontrandosi a un caffè. La polemica divampò,
alimentata anche dalla stampa e dalle due opposte “scuderie” (Ricordi per
Puccini, Sonzogno per Leoncavallo) : Il
musicista partenopeo accuserà Puccini di
malafede, mentre quest’ultimo filosoficamente concluse: “Egli musichi, io musicherò. Il pubblico giudicherà." Sappiamo come è andata e finire e anche se l'opera di Leoncavallo non manca di spunti felici, si può ben dire che non c'è paragone: quel che colpisce nel capolavoro pucciniano è senza dubbio un gioco straordinario di equilibri e contrasti. Il primo e l’ultimo atto iniziano entrambi
in modo scherzoso: il primo si conclude poi in modo serio, il quarto in maniera
tragica. Il secondo atto, con la sua festosa atmosfera scapigliata, da
l’idea di uno … scherzo agitato, mentre il terzo, con il litigio tra Rodolfo e
Musetta a parte, appare come un andante dolce e malinconico.
Infatti la Bohème di Puccini è forse una delle opere più amate in assoluto dal pubblico, un capolavoro che concilia una grande raffinatezza di scrittura strumentale e tessitura vocale con una vivissima popolarità. E la fredda soffitta, il caffè Momus, i tristi sobborghi parigini tornano di scena al teatro del Maggio Musicale Fiorentino, secondo appuntamento del ciclo “passione Puccini”: prima rappresentazione oggi venerdi 14 settembre, repliche sino al 30.
Si tratta di un nuovo allestimento, con le scene firmate da Tiziano Santi, i costumi di Angela Giulia Toso e la regia di Bruno Ravella: una regia che sembra puntare sulla tradizione, con il primo atto incentrato sulla soffitta che è il mondo in miniatura dei giovani artisti, un universo che si dilata poi in un caffè Momus in cui trovano posto Edith Piaf e Van Gogh. Ravella si è dichiarato entusiasta di lavorare con i giovani: si tratta di un cast di alto livello e di giovane età, il che certo non guasta, anzi. Mimì sarà Maria Mudryak, molto apprezzata nel ruolo di Violetta nella Traviata di Palazzo Pitti, mentre Rodolfo sarà Matteo Lippi, che ha avuto successo anche all’estero in questo ruolo. Un allievo della Accademia del Maggio, Benjamin Cho, sarà il pittore Marcello, mentre Angela Nisi sosterrà la civettuola Musetta. L’orchestra e il coro del Maggio Musicale Fiorentino saranno guidati dalla bacchetta di Francesco Ivan Ciampa.
Gio 14 settembre, ore 20:00
Sab 16 settembre, ore 20:00
Sab 23 settembre, ore 20:00
Mer 27 settembre, ore 20:00
Sab 30 settembre, ore 15:30
LA TRAMA DELLOPERA.
Quadro I
In
soffitta
La vigilia di Natale. Il pittore Marcello, che sta dipingendo un Mar Rosso, e
il poeta Rodolfo tentando di scaldarsi con la fiamma di un caminetto che
alimentano di volta in volta col legno di una sedia e la carta di un poema
scritto da quest'ultimo. Giunge il filosofo Colline, che si unisce agli amici.
Infine il musicista Schaunard entra trionfante con un cesto pieno di cibo e la
notizia di aver finalmente guadagnato qualche soldo. I festeggiamenti sono
interrotti dall'inaspettata visita di Benoit, il padrone di casa venuto a
reclamare l'affitto. È quasi sera e i quattro bohémiennes decidono di andare al
caffè di Momus. Rodolfo si attarda un po' in casa, promettendo di raggiungerli
appena finito l'articolo di fondo per il giornale Il Castoro. Rimasto solo,
Rodolfo sente bussare alla porta. Una voce femminile chiede di poter entrare. È
Mimi, giovine vicina di casa: le si è spento il lume e cerca una candela per
poterlo riaccendere. Una volta riacceso il lume, la ragazza si sente male: è il
primo sintomo della tisi. Quindi fa per andarsene, quando si accorge di aver
perso la chiave della stanza. Inginocchiati sul pavimento, al buio, i due
iniziano a cercarla. Rodolfo la trova per primo e la nasconde in una tasca.
Quando la sua mano incontra quella di Mimi, il poeta dichiara il suo amore e
chiede alla fanciulla di parlargli di lei. Mimì gli confida di vive sola,
facendo fiori finti.Gli amici dalla strada vengono a reclamare Rodolfo, Mimi
accetta di accompagnarlo, i due lasciano insieme la soffitta alla volta del
caffè di Momus.
Quadro
II
Al quartiere latino
Il caffé Momus. Rodolfo e Mimi raggiungono gli altri bohémiennes. Il poeta
presenta la nuova arrivata agli amici e le regala una cuffietta rosa. Al caffè
si presenta anche Musetta, una vecchia fiamma di Marcello, che lo ha lasciato
per tentare nuove avventure e che si accompagna al vecchio Alcindoro.
Riconosciuto Marcello, Musetta fa di tutto per attirare la sua attenzione, esibendosi,
facendo scenate e infine cogliendo al volo un pretesto per scoprirsi la
caviglia. Marcello non può resisterle e i due amanti fuggono insieme agli altri
amici, lasciando al ricco amante di Musetta il conto da pagare.
Quadro III
La Barriera d'Enfer
Febbraio. Neve dappertutto. La vita in comune si è rivelata ben presto
impossibile: le scene di gelosia fra Marcello e Musetta sono ormai continue,
come pure i litigi e le incomprensioni fra Rodolfo e Mimì, accusata di
leggerezza e di infedeltà. Per di più Rodolfo ha capito che Mimì è gravemente
malata e che la vita nella soffitta potrebbe pregiudicarne ancor più la salute;
i due vorrebbero separarsi, ma lo struggente rimpianto delle ore felici
trascorse insieme li spinge a rinviare l'addio alla primavera. Mentre Marcello
e Musetta si separano dopo una furiosa litigata.
Quadro
IV
In soffitta
Ormai separati da Musetta e Mimì, Marcello e Rodolfo si confidano le pene
d'amore. Quando Colline e Schaunard li raggiungono, le battute e i giochi dei
quattro bohémiennes servono solo a mascherare la loro disillusione.
All'improvviso sopraggiunge Musetta, che accompagna Mimì, ormai prossima alla
fine, in quella soffitta che vide il suo primo incontro con Rodolfo. Qui,
ricordando con infinita tenerezza i giorni del loro amore, Mimì si spegne
dolcemente circondata dal calore degli amici (che le donano un manicotto e le
offrono un cordiale) e dell'amato Rodolfo. Apparentemente assopita,
inizialmente nessuno si avvede della sua morte. Il primo ad accorgersene è
Schaunard, che lo confida a Marcello. Nell'osservare gli sguardi e i movimenti
degli amici, Rodolfo si rende conto che è finita.
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