Aberrazioni

Bambina di 10 anni stuprata e uccisa nel 1945 per aver scritto un tema sul Duce, oggi la violenza si ripete tale e quale

L'associazione partigiani di Savona si oppone ad una targa che ricordi il martirio di una bimba colpevole solo di vivere in un clima di odio.

di Mario  Bozzi Sentieri

Bambina di 10 anni stuprata e uccisa nel 1945 per aver scritto un tema sul Duce, oggi la violenza si ripete tale e quale

Secondo la Ministro Anna Finocchiaro "… il rispetto delle donne deve essere principio essenziale, uguale per tutti, a cominciare da mariti, padri, amanti, fidanzati che uccidono, sfregiano, abusano”. Questo rispetto deve valere anche per la memoria delle donne violentate e uccise per odio politico? La domanda è tutt’altro che retorica, visto quanto sta accadendo a Noli, in provincia di Savona.

La decisione di collocare, nel mezzo di una piazza della cittadina rivierasca, una targa per ricordare la tredicenne Giuseppina Ghersi, stuprata e uccisa da alcuni partigiani savonesi pochi giorni dopo il 25 aprile 1945, non solo sta scatenando le proteste dei nostalgici della Guerra civile, ma raggiunge livelli di violenza che sono un’offesa per la memoria stessa della giovane e di tutte le donne assassinate nei giorni dell’odio.

 “Siamo assolutamente contrari, Giuseppina Ghersi era una fascista. Protesteremo con il Comune di Noli e con la Prefettura – dichiarano i vertici dell’Associazione Partigiani di Savona - Al di là dell’età, lei fece la scelta di schierarsi con il fascismo. Eravamo alla fine di una guerra, è ovvio che ci fossero condizioni che oggi possono sembrare incomprensibili. Era una ragazzina, anche se dalle foto non sembra, ma rappresenta quella parte lì. Al di là della singola persona, un’iniziativa del genere ha un valore strumentale, in un momento in cui Forza Nuova vuole rifare la Marcia su Roma”. Anche Rifondazione comunista di Savona prende posizione contro la targa in memoria di Giuseppina Ghersi e lo fa citando Italo Calvino: “Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’ Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono”.

E’ razzismo allo stato puro e tanto più ignobile in quanto applicato ad una bambina di tredici anni, uccisa senza motivo. La sua era una famiglia di commercianti in ortofrutticoli. I Ghersi non erano neppure iscritti al Partito fascista. Unica “macchia” per la giovane studentessa delle magistrali, l’avere scritto un tema dedicato a Mussolini, per il quale aveva ricevuto un encomio.

E’ talmente ignobile la posizione di chi protesta contro la targa dedicata a Giuseppina Ghersi che anche a sinistra c’è chi si sente di farla finita con ogni becero giustificazionismo.

Bruno Spagnoletti, storico dirigente Cgil in pensione, ha dichiarato: “Non riesco a capire come si possa giustificare l’esecuzione di una bambina di 13 anni e come si possa, ancora oggi, vomitare parole di fiele su una bambina da parte del presidente dell’Anpi. Ma come si fa?”.

Già, come si fa? Come si fa poi a chiedere rispetto, oggi, per le donne, se si giustifica la violenza e l’uccisione di una bambina, massacrata settantadue anni fa? Qualcuno, ai massimi livelli istituzionali – a cominciare dalla Presidente della Camera, on. Boldrini - rompa questa postuma spirale d’odio. E dia un segnale di pacificazione e di autentico rispetto verso le donne, anche quelle violentate e uccise perché dalla parte “sbagliata”, magari andando a Noli per l’inaugurazione del cippo dedicato alla piccola Ghersi.

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