Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Chi sono quei maschi predatori di fronte alla tre fanciulle indifese? Censurare istigazione alla discriminazione
Ecco quindi nascere le pudibonde caccie alle streghe in ambito artistico che finiranno per contaminare anche la Chiesa Cattolica – prima di allora molto più aperta e tollerante di quanto non si creda normalmente – in materia di “nudi” e di sesso con l’apice della controriforma tridentina e conseguente apoteosi del “braghettonismo”.
Ma la sessuofobia artistica di matrice protestante non è mai finita, a volte si è ridimensionata, altre volte ha mantenuto tutta la sua violenza così come sta nuovamente facendo oggi come quando poco tempo fa si sono levate indignate proteste contro un’opera di Balthus esposta al Quirinale. Povere menti ridotte d’ampiezza e in preda al delirio dovuto all’ipocrisia oltre che all’assenza di cultura!
Si vorrebbe censurare ogni cosa che l’Arte, dalla più remota classicità sino ai nostri giorni, ha creato con espliciti –o meno – riferimenti al sesso e al corpo e alla corporeità dell’uomo (uomo inteso come maschio e femmina). Si censuri dunque l’epica greca di Omero, si nascondano Aristofane e Saffo e poi Ovidio e tutta la poesia amorosa latina, si gettino veli pesanti sui Racconti di Canterbury, su Boccaccio e su Pietro Aretino, tacendo per carità di Ariosto e Tasso. Mai mai poi nulla su Baudelaire, Swinburne, Rimbaud e Verlaine… E D’Annunzio? E Céline? Non parliamo di Mishima, che per di più era anche omosessuale, per carità al rogo! Vogliamo fare come i nazisti o un nuovo bel rogo avvampante le vanità come novelli Savonarola?
Tutti molto attenti a non offendere chi avrebbe ricevuto molestie.
Corpi nudi, amplessi, carni frementi, violenze sanguinarie fanno tutte parte dell’Arte, dell’Arte più grande, quella che ancora oggi campeggia nelle chiese e nelle sale dei musei, perché in esse domina il vertice della spiritualità dell’anima umana, non il suo punto più basso. Perché “Giuditta e Oloferne” non insulta le donne che hanno subito violenza, ma le nobilita, le esalta al rango di eroine, ne fa mito millenario e modello al quale ispirarsi e, anzi, insegna che la violenza quando è fine a sé stessa e dettata da cupidigia e crudeltà viene sempre punita dalla più alta Giustizia. Altro che offendere chi è stato molestato! Siamo una civiltà ipocrita che parla male del Medio Evo e del Rinascimento credendosi superiore in quanto tollerantemente democratica ed invece è proprio il contrario! Abbiamo coniato una parola stupida come “femminicidio”, non è un caso quindi se i nostri tempi sono afflitti dal vero oscurantismo – che non è quello medievale – ma quello di un mondo alla sua fine, e che non terminerà neppure in una gran fiamma apocalittica ma soltanto, temo, in una flatulenza, silenziosa e mefitica.
Inserito da korny00 il 31/01/2018 18:46:46
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