Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Oggi è il primo aprile e, come vuole la tradizione, molti avranno ideato qualche “pesce d’aprile”, e cioè uno scherzo più o meno riuscito.
Una volta, in ogni famiglia, era quasi d’obbligo prepararne qualcuno, specialmente per i propri bambini. Il più classico consisteva nel mandarli dal droghiere per comprare “due soldi di intrattenimento”. Il negoziante, che capiva subito e stava al gioco, diceva alla vittima: “Mettiti a sedere e aspetta”, facendolo attendere moltissimo tempo. Poi lo rimandava a casa dicendogli: “Ora puoi andare”.
Un proverbio romagnolo rammenta d’altronde che “E’ prem de’ d’abril, totti agli öch al va in zir” e cioè “Il primo giorno di aprile tutte le oche vanno in giro”, intendendo per “oche” i creduloni. E si riferisce all’usanza, appunto, esistente in molti luoghi dell’Europa, di mandare in giro distratti e ingenui facendoli cercare cose o personaggi che non potranno mai trovare.
Chi ha subito uno scherzo del genere si consolerà pensando che, secondo alcuni, la tradizione risalirebbe addirittura all’inizio del mondo: una leggenda racconta infatti che la creazione terminò il primo aprile e che quel giorno il Signore, sistemate tutte le cose, se ne tornò in cielo. Ma i primi uomini erano come storditi; non sapevano da dove cominciare: si misero a cercare cibo e un riparo per la notte in una confusione aggravata dai più incapaci che intralciavano il lavoro degli altri. Per liberarsene e poter lavorare più tranquillamente i più scaltri li inviavano lontano a prendere cose inesistenti.
Un’altra leggenda sostiene che l’usanza del primo aprile ricorderebbe il giorno in cui Noè mandò per la prima volta fuori dell’arca la colomba la quale, non riuscendo a trovare nemmeno un pezzetto di terra emersa, girò inutilmente sulla distesa delle acque per ore.
Ma comunque sia, l’usanza degli scherzi del primo aprile è stata documentata per la prima volta in Italia soltanto nel 1875, mentre in Francia la si ritrova fin dal 1655: si pensa perciò che sia nata in quel Paese. Vi si narra, d’altronde, che il 1° aprile del 1634 il duca Francesco di Lorena, che era prigioniero di Luigi XIII, riuscì a fuggire dal castello di Nancy attraversando un fiume a nuoto. I cronisti dell’epoca avrebbero poi commentato che le guardie erano state beffate da un “pesce”.
A Parigi, infatti, gli scherzi per il 1° aprile fiorirono fin dal secolo XVII: uno celeberrimo, accaduto prima della Rivoluzione, consisteva nel far credere agli invitati di un grande banchetto, allestito da un club di burloni, che era stata servita carne umana!
In ogni modo, secondo una tesi abbastanza fondata, il pesce d’aprile sarebbe stato ispirato dalla pesca primaverile. I pescatori infatti iniziano la pesca di solito il primo di questo mese, con grandi speranze, ma rimangono regolarmente delusi perché i pesci sono ancora restii a lasciare i fondali dove si rifugiano d’inverno.
C’è infine chi fa risalire l’usanza alle feste delle Calende di aprile dedicate nell’antica Roma a Venere Verticordia e a Fortuna Virile, quando le donne si bagnavano nude nelle terme pubbliche. Si dice che, forse, in quell’occasione qualche buontempone s’infilò nascostamente nelle terme affiorando all'improvviso come un “pesce volante”.
Ma, come spiega Alfredo Cattabiani nel suo “Lunario” (Mondadori), vi è tuttavia un indizio che ricondurrebbe l’origine dell’usanza addirittura alle feste pasquali che quest’anno iniziano proprio oggi, Domenica delle Palme.
«Una volta al Giovedì Santo – spiega - ci si divertiva alle spalle degli ingenui mandandoli a destra e manca in una specie di processione carnascialesca, di “passione dell’idiota” . Da un punto di vista calendariale questo giorno si situa nel periodo primaverile, nel momento di rinnovamento della natura: è anche il primo dei tre giorni che segnano la passione del Cristo, il suo passaggio dalla vita alla morte alla resurrezione, segno della instaurazione di un “tempo nuovo”. E ogni periodo di passaggio da un tempo vecchio a uno nuovo è caratterizzato tradizionalmente da comportamenti carnascialeschi».
Quanto al nome dato alla burla, e cioè il “pesce”, si sa che era il simbolo pasquale del Cristo; sicché, come scrive Cattabiani, avrebbe simboleggiato gli scherzi che si ideavano proprio nel periodo in cui si celebrava la Passione e la Resurrezione: «E non ci si stupisca del comportamento “irriverente” perché una volta, nel medioevo, si svolgevano nelle chiese, alla fine di dicembre, cerimonie grottesche e carnevalesche: valga per tutte la messa dell’Episcopello che la Chiesa riuscì ad estirpare totalmente soltanto nel XV secolo».
Che quanto sostiene Cattabiani e altri studiosi delle tradizioni popolari, non sia del tutto infondato lo può confermare anche l’usanza meridionale di segare la Vecchia Qauresima al mattino della Domenica di Resurrezione a significare la fine del “tempo vecchio”.
Perciò si potrebbe infatti ipotizzare, che la consuetudine degli scherzi sia nata in occasione del periodo pasquale per poi trasferirsi a una data fissa: il 1° aprile, scelto, forse, perché tradizionalmente era considerato un mese infausto. Si pensava infatti che i nati in questo giorno fossero sfortunati, difficili da allevare, destinati a diventare storpi, a morire precocemente, a non combinare nulla di serio e a vivere infelici. E gli attrezzi costruiti il 1° aprile avrebbero portato disgrazia a chiunque li usasse. Lo scherzo dunque potrebbe essere un tentativo di esorcizzare la sfortuna del giorno con una ingenua ritualità popolare.
Un’ultima ipotesi affermerebbe che, se convenzionalmente la primavera principia con il segno dell’Ariete, in realtà a causa della precessione degli equinozi negli ultimi due millenni è cominciata con il segno dei Pesci, tant’è vero che astrologicamente si diceva che si era nell’era dei Pesci. Ebbene, siccome il capodanno contadino e astrologico è sempre caduto all’inizio della primavera, l’usanza dello scherzo al 1° aprile, tipica come altre tradizioni carnascialesche dei periodi di passaggio dal vecchio anno al nuovo, potrebbe aver assunto il simbolo di questo segno astrologico.
In ogni modo sia come sia, questo giorno si continuano a fare gli scherzi sebbene meno innocenti di quelli di una volta: nel dopoguerra, ad esempio il pesce d’aprile più frequente era il portafoglio abbandonato su un marciapiede ma collegato a un filo che permetteva di sottrarlo a chi si chinava per raccoglierlo; oppure la monetina incollata sul pavimento di una chiesa. Ma, chissà, con i tempi di crisi in cui viviamo, forse queste semplici burle riprenderanno vita.
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