Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
sono mai stato un catastrofista né un veggente del malaugurio. Ma credo
che questa volta siamo davvero arrivati a un bivio: se scegliere un paese
multicolore, multietnico, multiculturale, multireligioso sotto la censura
spietata del politicamente corretto; in mano a chi, pur essendo sparuta
minoranza, ritiene che le piazze e le città siano sue, che si permette di dire
a leader di partiti come Salvini o persino a ministri della repubblica come
Minnitti "Firenze non ti vuole, Milano, Canicattì, Monculi etc non
ti vuole" quasi siano loro i rappresentanti o i delegati di un
intero corpo civile. Oppure una situazione che consenta ancora il ripensamento
di determinate scelte e determinate impostazioni, in cui chi non è favorevole
all'immigrazione di massa senza filtri e senza controlli possa ancora avere il
diritto di esprimere le sue perplessità e perché no, la sua contrarietà, senza
essere messo alla gogna e bollato come razzista, omofobo, tuttofobo.
Non si tratta certo di essere razzisti: per quanto mi concerne me lo
impediscono la mia fede cattolica e il mio retroterra greco romano, che mi
insegnano il rispetto per l'uomo in quanto tale, non per il bianco, il giallo,
il nero etc. "Quanto grande è la bellezza dell'uomo, quando è veramente
uomo" scriveva il poeta greco Menandro, in quel clima ormai già
ellenistico in cui era proprio l'adesione a una cultura e valori comuni ad
affratellare e non più solo, e nemmeno tanto, l'appartenenza a una data polis.
E non ci sono dubbi che persone splendide - come purtroppo anche la feccia
bipede - si trovino a tutte le latitudini e tra tutte le genti. Dato però
questo fondamentale presupposto, nessuno potrà mai convincermi del fatto che le
culture siano tutte uguali, come non esiste nessun essere umano uguale
all'altro. E non si tratta di fare questioni di "superiorità" o
"inferiorità". Pura e semplice diversità, e se integrazione deve
significare per noi “occidentali” resa, omologazione, rinuncia questo è
inaccettabile. Non si copre un crocifisso non solo perché è un simbolo
religioso, ma perché venti secoli di civiltà cristiana non si possono
cancellare solo per far piacere a chi non la condivide.
Datemi di antiquato, di reazionario etc ma alla mia civiltà - o meglio a quel
poco che ne resta - sono parecchio affezionato e non mi va affatto di vederla
sparire, come non sono disponibile a veder tramontare il mio diritto di parola
e opinione sotto la più bieca e mascherata delle dittature, dove il diritto di
esistere politicamente (se va bene) sia demandato all'anpi e ai centri sociali,
e dove i cosiddetti "educatori" possano impunemente urlare il loro
odio fanatico in piazza elettorale offendendo chi rischia la vita anche per
loro. Se c'è una cosa che infatti ha caratterizzato questa campagna elettorale,
per tanti aspetti piatta e priva d’interesse, è stato il clima di violenza e di
intimidazione surreale che ha caratterizzato molti, troppi momenti di quello
che avrebbe dovuto essere un confronto libero e aperto; un ritorno al clima di
quegli “anni di piombo” che si sperava tramontato per sempre.
In definitiva: da fiorentino, vorrei che anche i
nostri figli potessero passare davanti al Duomo, a Santa Croce etc sapendo -
siano essi credenti o meno - che sono chiese cristiane, e non solo musei (nella
migliore delle ipotesi.) Vorrei che Dante venisse ancora insegnato nelle
scuole, che la lingua del sì fosse per tanti motivo di orgoglio e di civiltà.
Vorrei che non si dovesse mai arrivare al punto di doversi vergognare della propria
identità religiosa, ma solo, se mai, di certi papi (in particolare di quello
attuale) e di certi prelati che trasformano le chiese in pulpiti per la Bonino
o per Renzi, salvo poi gridare allo scandalo se un politico impugna il Vangelo.
Ecco perché andrò a votare. Forse servirà a poco, forse addirittura a nulla; ma
non voglio un domani dover dire : chissà, se lo avessi fatto ...
E che Dio ci assista e ci illumini tutti, perché mai come oggi ne abbiamo
bisogno.
Inserito da Cosma il 04/03/2018 16:22:51
Ciò che Lei scrive, dott. Del Nero, è verissimo. Tuttavia credo che un'astensione elevata - elevatissima sarebbe fantastico - toglierebbe ai politici il pretesto di continuare a spacciarsi per rappresentanti del popolo. In una realtà nella quale il politico è subordinato all'economico, il voto è impotente. D'altronde nessun cambiamento reale è mai avvenuto attraverso le elezioni. Scriveva Platone, già duemilacinquecento anni fa, che "il popolo non è in grado di comprendere quali siano i propri interessi e, quand'anche fosse in grado di comprenderlo, non sarebbe in grado di difenderli". Ed è stato molto esplicito Mark Twain quando ha scritto: "se votare facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare". l'unico potere concesso all'elettore è quello di dimostrare la volontà di cambiare, a prescindere dalle reali possibilità. Tuttavia gli elettori confermano puntualmente la volontà di conservare lo status quo. Loro aspettano solo qualcuno che tolga le castagne dal fuoco; e si lamentano dei propri politici pur essendo - a loro insaputa, direbbe qualcuno - gli artefici del proprio male.
Inserito da Francesco Pancrazzi il 04/03/2018 14:09:52
Un appello per gli elettori. votate Votate Votate,Votate. ma soprattutto (e la cosa più importante), quando votate ricordate che state votando (con) il colon
Inserito da francesco pancrazzi il 04/03/2018 13:22:27
Un appello agli elettori VOTATE,VOTATE,VOTATE ma ,soprattutto votate (per) il colon
Non possiamo nn dirci conservatori, e allora attenti con la santificazione della tecnologia
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