Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
18 marzo 2018, la Russia è chiamata ad eleggere il Presidente della Federazione. Il superfavorito resta ovviamente lui: Vladimir Putin, da diciotto anni alla guida di un paese che ha saputo risollevare in maniera decisa dopo il decennio di crisi post-URSS.
In occasione delle precedenti elezioni, nel 2012, l’affluenza era stata del 65,25 % , settantadue milioni di votanti su centodieci milioni di aventi diritto. Putin era stato eletto con il 63,64 % dei voti , un ottimo risultato ma non certo un plebiscito tale da giustificare i sospetti di combine dei media occidentali (per far un paragone, Macron in Francia, nel 2017, ha preso il 66,10 al secondo turno contro Marine Le Pen).
In queste settimane, la stampa europea non ha mai smesso di speculare sulla figura del leader russo, presentandolo come un tiranno nemico della democrazia e dell’occidente. Gangster della politica che con una mano tiene in ostaggio il più grande stato del mondo e con l’altra fa avvelenare ex-spie russe in Inghilterra.
Ma è davvero così? Come si spiega allora il solido consenso di cui gode Putin in Russia?
Se Putin non esistesse, i media lo avrebbero inventato. Nessuno come lui è capace di interpretare in modo così magistrale il ruolo del perfetto cattivone che scandalizza l’anima purissima dei sinistroidi moralisti di tutto il mondo.
Neanche il paffuto Kim nord-coreano, con la sua sala-giochi missilistica, riesce a tenere il passo, nemmeno il califfo dell’Isis si è rivelato all’altezza! per non parlare poi di Gheddaffi o Saddam Hussein che hanno avuto addirittura il cattivo gusto di farsi ammazzare. Dilettanti!
Certo, il nuovo “imperatore” del partito comunista cinese è promettente…ma ancora troppo acerbo nel ruolo di aspirante minaccia globale.
Non resta che Putin. Putin a petto nudo nella neve per permettere ai media occidentali di accusarlo di machismo. Putin che restituisce prestigio e influenza alla Chiesa ortodossa, Putin che non esita a parlare di valori cristiani e che per questo viene massacrato dai benpensanti progressisti di mezzo mondo. Eh già, il giro di boa è sempre lo stesso: il cristianesimo. Appena un leader politico ammette di ispirare la propria politica ai valori tradizionali della nazione, valori che per la Russia non possono che essere frutto del cristianesimo, ecco che l’occidente ha trovato il suo uomo, il suo nemico, il suo cattivo. Ecco che novelli Voltaire lanciano infuocati j’accuse! contro il ritorno della teocrazia.
Putin è una macchina del tempo, una finestra sul passato. Putin lo zar di tutte le Russie, Putin il fantasma di Stalin, Putin che si riprende la Crimea nello stile di Caterina II, Putin che invia i suoi caccia in Medio Oriente, sposando un principio che tutte le potenze occidentali applicavano fino a ieri senza vergognarsene: la guerra è un modo normale di fare politica, la guerra è un modo legittimo di difendere i propri interessi in materia di politica estera.
Putin non è un ipocrita, e ha il coraggio di ammetterlo, di assumere il significato e il senso della sua azione davanti all’opinione pubblica.
Quando invece sono gli Stato Uniti a bombardare, invadere e immischiarsi nelle vicende di mezzo mondo (Iraq, Kosovo, Afghanistan, ancora Iraq, Ucraina, Siria, etc.) come se si trattasse del giardino di casa loro, ciò è sempre in nome dei diritti dell’uomo, della pace nel mondo, dell’esportazione della democrazia, e della libertà degli oppressi… e giù applausi.
La Francia dichiara guerra a Gheddaffi ? è per salvare delle vite umane!
Vladimir Putin non è così. Putin è il tipo che si assume le proprie responsabilità e non si nasconde dietro alcuna trama moralizzatrice.
Davanti al mondo, il suo messaggio è chiaro: io difendo gli interessi della Russia e del popolo russo. Gli Stati Uniti sono venuti meno agli impegni presi alla fine della Guerra fredda? hanno continuato a intervenire e a interferire indebitamente nelle zone di influenza ex-sovietica? La Russia non può restare a guardare. Un altro Kosovo non sarà accettato. La Russia deve tornare protagonista in uno scacchiere politico mondiale che non può essere e non deve essere unipolare e esclusivamente amercanocentrico.
Cosa c’è di illegittimo in tutto questo?
Nulla. E i russi lo hanno capito. Putin ha nostalgia dell’Unione sovietica? Allo stesso modo i russi vogliono che il loro paese ritorni una grande potenza mondiale! proprio come ogni patriota inglese ha nostalgia dell’epoca vittoriana e come ogni vero citoyen francese ricorda con orgoglio l’epopea napoleonica o la grandeur di Louis XIV.
Piccolo problema: in Europa il patriottismo è scomparso. Le parole patria e nazione sono ormai tabù. Le nazioni devono scomparire, suggeriscono sottovoce a Washington, ed è tempo che sorgano gli Stati Uniti d’Europa, è tempo che le identità europee scompaiano, si dissolvano, nella nuova marea multietnica e multiculturale. Che chiunque si azzardi a difendere la sovranità della propria nazione sia accusato di nazionalismo o, ancora meglio, di populismo o di neofascismo.
Questa nuova ideologia delirante made in Usa, che i paesi europei stanno metabolizzando senza accorgersene grazie alla pressione mediatica liberal-progressista (per fare qualche esempio: Repubblica in Italia e LeMonde in Francia) è l’esatto contrario della visione di Vladimir Putin. Questo progetto assurdo sintetizza tutto ciò che Putin combatte.
Putin è un patriota. Putin incarna il vero volto istituzionale del suo paese. Putin è il difensore della cultura, dell’identità e della civiltà russa. Putin è il difensore del popolo russo.
Quanto basta per farlo odiare dai media occidentali. Quanto basta per far tornare un clima da spy story degno dei bei tempi della Guerra fredda, quando i russi erano i cattivi per antonomasia dei film che passavano nei nostri cinema. Quanto basta a giustificare ogni calunnia, ogni attacco, ogni insinuazione. Tutto è giustificato e giustificabile quando si tratta di attaccare Putin.
Resta da domandarsi come mai la sinistra europea, dopo decenni di cieca indulgenza contro il totalitarismo sovietico sia così intransigente oggi nei confronti di un Putin eletto e rieletto con regolari elezioni.
Resta da chiedersi perché tanto rigore nei confronti di Putin e tanta tolleranza nei confronti dei califfi e dei sultani dei vari paesi arabi che vengono ricevuti e accolti con tutti gli onori nei paesi dell’orbita NATO. Tutti galantuomini? Tutti maestri di democrazia, i sauditi, i qatari e gli Erdogan? Tutti paladini dei diritti umani?
Piaccia o no a Repubblica & Co, senza colpo ferire domenica Putin sarà eletto per la quarta volta Presidente della Federazione russa. Che piaccia o no, domenica la Russia mostrerà al mondo che il popolo è con lui, solo con lui e sempre con lui.
Così come nell’antica Roma gli imperatori cercavano un successore da adottare (prima di ritirarsi o morire) cui trasmettere il potere, così Putin durante questo quarto mandato, è ragionevole credere che inizierà a cercare un degno erede cui passare il testimone nel 2024. Dopotutto zar, czar, vuol dire Cesare in russo, dopotutto Mosca ha sempre ambito a diventare la nuova Roma.
Allora diciamo viva Putin, un capo che ama il suo popolo, un leader che ha il coraggio di essere ciò che noi eravamo e che, purtroppo, non saremo più.
Lunga vita a Putin, zar di tutte le Russie!
Inserito da Angelo il 14/04/2018 22:39:09
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