Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Dopo anni di omertà e silenzio, un’inchiesta dovrà finalmente determinare se le istituzioni britanniche abbiano fatto o meno il possibile per proteggere le giovani ragazze di Telford. Un’inchiesta del Sunday Mirror ha accusato la polizia, il comune e i servizi sociali della città di aver volontariamente evitato di indagare sulla gang di pedofili pachistani, nel timore di accuse di “razzismo”.
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Hanno taciuto per quarant’anni. Quarant’anni di silenzio. Servizi sociali, poteri locali, polizia, tutti. Per quarant’anni hanno preferito chiudere gli occhi sulle spaventose violenze di una gang di pedofili musulmani. Quarant’anni di omertà delle istituzioni, che si trovano di fronte allo tsunami provocato dall’inchiesta del Sunday Mirror.
Le vittime di stupri sono più di mille: giovani ragazze inglesi, bianche, figlie di quella working class che negli anni 70/80 si è ritrovata suo malgrado a dover condividere le periferie con la marea di immigrati arrivati dalle ex-colonie dell’impero britannico. La stessa working class che (chissà come mai) ha votato in massa per l’uscita dall’Unione europea.
Oggi, le autorità di Telford (piccola città dello Shropshire, nord del paese) sono accusate di aver cercato di insabbiare e mettere a tacere le imprese criminali degli stupratori pachistani e questo per il semplice timore di essere accusate di razzismo dai media.
Proprio quello che è successo alla deputata Tory (cioè conservatrice) Lucy Allan. Appena la deputata della circoscrizione di Telford ha pubblicamente invocato la riapertura del dossier, ecco piovere puntualissima l’accusa di voler gettare benzina sul fuoco sulle tensioni interrazziali delle banlieues inglesi:
“Non ho nemmeno menzionato la questione della razza o della religione, eppure mi attaccano!”, dichiara la stessa Allan al Telegraph. “Certo, un’inchiesta del 2017 rivela che l’85% degli uomini condannati per stupro dal 2005 ad oggi sono pachistani…”.
È dovuta intervenire Teresa May in persona per far riaprire l’inchiesta. E la Premier stessa si è affrettata a trovare un bel diversivo per distrarre i media europei dallo scandalo di Telford, ovvero l’avvelenamento delle ex-spie russe. Che si parli di altro, che si guardi altrove.
Ma l’Inghilterra è scossa e il popolo è ormai di fronte alla verità più terribile: per anni, centinaia di ragazzine delle periferie di almeno tre città inglesi, ragazzine di famiglie spesso travolte da ogni tipo di problema economico e sociale, ragazzine che rappresentavano, e rappresentano, i membri più deboli e vulnerabili della società britannica, sono state date in pasto a predoni sessuali senza pietà. Predoni che per anni le hanno stuprate, picchiate, drogate, minacciate e in alcuni casi uccise. Questo perché il corano dice che stuprare una infedele non è peccato. Ecco il vero volto del multiculturalismo, del vivere insieme, del melting pot made in England.
Eletta nelle file Tories, Lucy Allan riceve nel 2015 nel suo ufficio una giovane di Telford di 24 anni. Le racconta tutto, tutte le violenze della gang di Telford.
La Allan richiede allora alla magistratura di Telford e al ministero degli interni di aprire un’inchiesta sul modello di due casi simili: Rotherham e Rochdale, le due città inglesi dove gli immigrati pachistani avevano già stuprato centinaia di ragazzine tra il 1997 e il 2013. Se da un lato il governo da l’ok, dall’altro la città di Telford fa muro di fronte alla richiesta della Allen, rispondendo che l’inchiesta è totalmente inutile, che il problema non esiste.
Dopotutto, un’operazione di polizia condotta tra il 2010 e il 2012 (l’operazione Chalice) aveva già identificato centinaia di vittime e accertato duecento (sic) stupratori. La Allen domanda quanti di questi duecento galantuomini siano stati davvero condannati. Nove. Solo nove.
A questo punto scoppia lo scandalo sul Mirror. Le autorità erano a conoscenza degli stupri di massa da almeno dieci anni quando nel 2010 sono iniziate le indagini. Questo emerge con chiarezza dai documenti pubblicati dal giornale. Cosa ancor più grave, dopo le nove condanne dell’operazione Chalice gli stupri non si sono fermati. Anzi. Eppure nessuna nuova indagine è stata aperta. Incredibile ma vero, le istituzioni scelgono di guardare altrove.
Il Mirror riporta tutte le denunce note ai servizi sociali negli anni ’90.
Le vittime vennero trattate allora come delle prostitute, non come vittime.
La polizia ha rifiutato per ben cinque volte di aprire un’inchiesta prima del 2010. La stessa polizia è ora accusata di aver fatto pressioni sulle ragazze perché queste non si rivolgessero alla stampa per scoprire come mai i loro aguzzini fossero sempre a piede libero, indisturbati, tranquilli, intoccabili.
Molte delle vittime erano amiche tra loro. Dodici di queste hanno denunciato settanta (settanta!) pachistani che per anni le hanno violentate e minacciate fino al 2017.
Il Mirror riporta per esteso la testimonianza agghiacciante di una ragazzina di 14 anni, stuprata per mesi dopo che il suo numero di telefono era stato venduto da un coetaneo pachistano ai membri della gang di connazionali e correligionari.
“Avevo paura, talmente paura che nonostante l’orrore per quel che mi facevano non potevo dire nulla. Mi minacciavano, dicevano che avrebbero ammazzato le mie sorelline. Dicevano che avrebbero detto a mia madre che mi prostituivo per la droga. Ogni sera mi venivano a prendere, mi trovavano ovunque fossi, anche a casa e mi stupravano in gruppo nei bagni dei fast-food o a casa di qualcuno di loro. Due volte la settimana andavo a implorare la pillola abortiva ai servizi sociali, dove però nessuno voleva ascoltarmi, nessuno voleva sentire quel che avevo da dire. Ho dovuto abortire, due volte. Mi ci portavano loro, nessuno chiedeva niente. Dopo il secondo aborto, mi ricordo che erano passate sì e no tre ore, hanno ricominciato subito a stuprarmi. Il giorno del mio sedicesimo compleanno mi hanno presa, drogata, picchiata e stuprata in cinque. Qualche giorno dopo il capo della gang si è presentato a casa mia, dicendomi che mi ci avrebbero bruciata dentro se solo avessi osato parlare.”
Per anni, la banda criminale dei pachistani ha agito nell’impunità più assoluta. Centinaia di vittime. Chi parlava veniva ammazzato.
Nel 2000, Lucy Lowe, 16 anni, viene uccisa con sua madre e sua sorella dopo che il suo stupratore Azhar Ali Mehmood, 26 anni, da fuoco alla sua casa. Lucy aveva già partorito una figlia e veniva ripetutamente violentata dall’età di 14 anni. Azhar Ali Mehmood non è mai stato accusato di stupro dalle autorità. La morte di Lucy è servita alla gang per mettere in guardia le ragazze di Telford: chi parla sarà punito. Nel 2002, Becky Watson, 13 anni, perde la vita in un misterioso incendio di auto, anche lei era vittima dei mostri pachistani. Anche lei una vittima del silenzio assordante del politically correct.
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Ciò che è successo e che verosimilmente succede ancora in Inghilterra e nelle periferie di mezza Europa dove il comunitarismo islamico detta legge, dovrebbe farci riflettere attentamente.
Come era successo per il capodanno di Colonia, il popolo, specialmente il popolo femminile, è invitato a tacere e farsi stuprare in silenzio, perché sia mai che il migrante buono sia messo in discussione, che sia mai che il musulmano sia vittima di discriminazioni, che sia mai che il multiculturalismo sia rimesso in questione!
Negli ultimi tre anni, a Telford, ci sono state settecento-quindici denunce di violenze sessuali. Quasi nessuna di queste è stata presa sul serio dalla polizia. Nessuna indagine.
Colmo dei colmi, il Mirror rivela che uno degli agenti responsabili delle indagini degli stupri di massa di Rotherham era stato poi costretto a seguire uno stage di “sensibilizzazione alla diversità”.
Resta da fare un ultimo applauso ai servizi sociali inglesi, apostoli del progressismo, da anni protagonisti di un numero esorbitante di “espropri” di figli alle famiglie inglesi della working class per ragioni “preventive” (famiglie troppo reazionarie) e adesso improvvisamente muti e inermi quando si tratta di proteggere gli stessi bambini dalla furia dei predoni islamici. Chissà che da qualche parte non ci sia qualche bello stage da seguire anche per loro.
Inserito da Angelo il 14/04/2018 22:40:02
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Inserito da Angelo il 14/04/2018 22:16:15
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