Editoriale

Uomini e rovine. La fine della speranza

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

gnava Julius Evola che l’uomo che sia tale e degno di tanto nome, debba restare saldo durante il crollo di quest’era oscura ed ergersi – “last man standing” – tra le rovine di questo mondo. Sì perché ogni cosa “umana”, troppo umana, è destinata a crollare. Per fattori esterni o interni, ma crolla. Collassano gli imperi e di dissolvono le repubbliche. Crollano i monumenti, le mura fortificate, i castelli e fortunatamente anche le chiese contemporanee. Crollano poi gli idoli e le ideologie, i potenti, i banchieri, le banche ma crollano anche i “maestri”, le loro cerchie, trascinando con loro accoliti e adepti in una patetica fine che non ha mai avuto “inizio”.

Crolla tutto ciò che è falso, fasullo, autoreferente e sostenuto soltanto dall’inganno, dall’autoinganno. Perché il nulla si sostiene sul nulla. È la vanità più banale, ovvia e incostante, il desiderio d’essere circondati da folle d’adoranti – maschi o femmine, non importa, ma meglio se queste – perché bisogna riempire un vuoto che non è quello zen, ma una mancanza, un’assenza strutturale. Crollano le false mistiche, i tanto bei discorsi edificati sulla vacuità parolaia, perché alla fine, dopo tutto, si resta soli perché soli si vuole restare.

In questo mondo di rovinose cadute, di continui inganni e delusioni, si naviga a vista, anche se meglio sarebbe farlo “a fiuto” visto il fetore che promana da certuni. Ma «così è la vita, Charlie Brown», diceva Schultz nelle sue vignette dei Peanuts.

Ed ecco allora che si erge sempre l’incompreso, il Maestro inascoltato, deluso, pronto a ritirarsi da questa valle di lacrime su un’alta colonna e fare come lo stilita Colombino, ma a lui almeno l’Eco rispondeva. Tra le macerie s’aggira una variegata umanità che però non sta in piedi, ma striscia, curva, china e prona perché è più comodo muoversi così, obliquamente, tra le ombre e tirare sassi non avendo neppure il coraggio di colpire guardando in faccia il nemico. Gente vile dedita soltanto alla calunnia, alla maldicenza e al più basso pettegolezzo, ma con il nodo scappino ben fatto. Ipocriti e Farisei ben noti e ignoti ai più, arrampicatori con destrezza lungo pareti orizzontali che non conducono da nessuna parte. Voi quanti ne conoscete? Io tanti, forse troppi, perciò li evito accuratamente e come diceva Baudelaire, mi riservo sempre d’avere molti guanti per paura della rogna.

Ruderi… fori cadenti di ruggine divoratrice d’anime… e ovunque vampiri, ma non belli, eleganti, avvolti in mantelli di velluto nero e scarlatto, no… semplici succhiasangue, sanguisughe d’idee con la tessera e la commendatura. E poi ci stupiamo se non riescono a fare un governo decente?

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Angelo il 15/04/2018 00:52:44

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