Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Mezzanotte è passata da poco. Una marea composta da 450.000 soldati sovietici, 6.300 carri armati, 800 aerei e innumerevoli cannoni si riversa sulla Cecoslovacchia. Il mattino del 21 agosto gli abitanti di Praga, increduli, trovano la loro città invasa. Che succede? pare che i comunisti siano venuti a “liberarli” dal fascismo.
Giovani, vecchi, bambini, donne, si precipitano increduli incontro ai soldati sovietici per spiegare loro (in russo ovviamente, lingua obbligatoria in tutte le scuole) che ci deve essere un errore in quanto non vi sono fascisti all’orizzonte…
Eppure già si comincia a sparare. Uno, dieci, cento morti, alcuni schiacciati dai carri armati.
Alexander Dubcek, segretario del Partito comunista cecoslovacco interviene per spegnere ogni velleità di resistenza anticomunista.
La guerra fredda entra nel suo momento più difficile. A Praga la contestazione è sorta addirittura in seno allo stesso partito comunista, nel 1967. Una nuova generazione di dirigenti si oppone alla vecchia guardia stalinista. Il regime è in fase di stallo. Ota Sik propone una serie di riforme economiche che mirano a reintrodurre il libero mercato.
La contestazione è generale.
Milan Kundera e Vaclav Havel combattono la censura.
Il 5 gennaio 1968 Dubcek (che ha rimpiazzato Novotny con l’appoggio di Brejnev) annuncia l’avvento del “socialismo dal volto umano” ad un popolo cecoslovacco che inizia a sperare in una nuova primavera di libertà.
Eppure, già in aprile, Brejnev ha pronto il piano di invasione.
3 agosto 1968. Brejnev scrive a Dubcek: “nel proprio paese, ogni partito comunista è libero di applicare come crede i principi del marxismo e del socialismo, tuttavia, non esiste la libertà di abbandonare tali principi se si intende restare comunisti”. È la teoria della sovranità limitata, che da sempre si applica a tutti i paesi ingabbiati nella sfera di influenza di un paese imperialista. E la Cecoslovacchia non può fare eccezione.
Il soffocamento sovietico della Primavera di Praga non suscita particolari reazioni in Europa, e neppure negli Stati Uniti. I partiti comunisti dell’Europa occidentale non protestano. Anzi…
A Praga, l’invasione del 21 agosto segna il punto di non ritorno. I riformatori del Partito comunista si riuniscono clandestinamente il 22 agosto per confermare il programma di Dubcek. A Mosca, il 25 agosto, davanti al mausoleo di Lenin sette dissidenti russi (certamente più coraggiosi dei comunisti italiani…) osano manifestare solidarietà al popolo cecoslovacco e vengono arrestati.
Il 25 gennaio 1969 Jan Palach si immola sulla scalinata del Museo nazionale in piazza Wenceslas, a Praga.
Già il 21 agosto, quasi 100.000 persone lasciano il paese mentre la “normalizzazione sovietica” si abbatte sul paese e sui protagonisti della Primavera di Praga., imprigionati, licenziati, esiliati, privati della cittadinanza, perseguitati: Sochor, Bartosek e tanti altri.
L’invasione del 21 agosto 1968 ha rivelato al mondo uno strano paradosso : mentre il comunismo schiacciava ogni velleità di libertà del popolo ceco, nelle strade di Parigi e Roma migliaia di studenti bene indottrinati dai loro professori marxisti, trotskisti, leninisti, maoisti, intonavano l’Internazionale col pugno sollevato pretendendo una rivoluzione sinistroide della quale non sapevano e non volevano vedere la portata totalitaria.
Questa frattura politica tra i giovani dell’est e dell’ovest d’Europa deve farci riflettere sull’attuale opposizione tra le due parti del continente. A ovest, dove le élites post 68 continuano a dare lezioni su come rifare il mondo e a est dove il popolo vuol semplicemente…vivere e conservare la sua identità nazionale e cristiana.
fonte: Stéphane Courtois, LeFigaro, 21 agosto 1968: les chars soviétiques écrasent le Printemps de Prague 21/08/2018
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