Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
La quiete prima della tempesta. La sensazione di apparente compostezza e tranquillità prima che si scateni il finimondo. Ebbene sì, nel giugno dell'anno a venire la battaglia politica per la conquista del Comune infuocherà l'intera città di Firenze. Ma non si tratterà di un semplice e consueta campagna elettorale, di una più che normalissima votazione: Firenze è da sempre - anche se ormai una delle poche rimaste - roccaforte della sinistra italiana, una città che non ha mai apprezzato i "populismi", come qualcuno ama definire i rispettivi partiti che attualmente stanno al potere. Malgrado tali facili e - forse in parte - scontate conclusioni, dopo più di settant'anni di assoluta supremazia rossa, una domanda sorge quasi spontanea: in tutto questo tempo, che fine ha fatto l'opposizione fiorentina di centro - destra e perché non è mai riuscita ad ottenere quantomeno una degna fiducia dai propri concittadini? Ottusità? Beh, in parte sicuramente, ma su, siamo anche seri. Risulta davvero difficile accettare un tale predominio, così come credere che mai neppure una sola alternativa sia stata realmente presa in considerazione e ritenuta valida. Di conseguenza, prendiamo atto che, indubbiamente abbiamo avuto a che fare - ed abbiamo ancora - con una delle città più politicamente schierate d'Italia, ma anche e soprattutto che qualcosa di diverso, uno sforzo in più si potevano e si dovevano fare. Tante le variabili che possono avere influito e contribuito ad evidenziare una così netta di linea di demarcazione tra chi quella guerra l'ha vinta davvero e tra chi, forse, presumeva solo di vincerla: alle elezioni amministrative del 2014 infatti, il 59,16% ottenuto al primo turno dalla lista di centro - sinistra di Dario Nardella è risultato schiacciante è dire poco. Ma ciò che davvero lascia di stucco è l'appena 3,44% ottenuto da Achille Totaro, candidato sindaco di Fratelli d'Italia e Alleanza Nazionale e il 12,06% di Marco Stella, candidato di Forza Italia, Lega Nord (al tempo al di sotto dell'1%) e della civica "Lista Galli". Non certo una situazione rosea, se si pensa che il prossimo giugno saranno appena cinque anni dall'insediamento della giunta Nardella. C'è da dire però che di cambiamenti se ne sono avuti, e nemmeno pochi; sia da un punto di scenario politico centrale, sia per quanto riguarda la situazione attuale cittadina. Inutile ricordare come, in questo periodo, partiti quali la Lega di Salvini e il Movimento Cinque Stelle siano riusciti a sfondare in una terra ostile come quella toscana; lo testimoniano gli ultimi dati elettorali che hanno visto il crollo della sinistra rispettivamente a Pisa, Siena e Massa dove la Lega è primo partito nella coalizione di centro-destra e poi a Carrara e a Livorno, stavolta ad opera dei grillini. Un mutamento generale, inaspettato forse, ma inevitabile ad una più attenta analisi. Visto il cosiddetto "contratto di governo" stipulato dai leader Salvini e Di Maio, la stessa questione sembra, almeno apparentemente, essersi posta anche in ambito fiorentino: perché non riproporre l'esperienza e il modello nazionali anche a livello territoriale? Proprio questa la domanda sorta nell'ambiente politico fiorentino e che sembra un'ipotesi plausibile, sebbene ancora prevalgano pareri discordanti. Il consigliere di quartiere grillino Gabrio Evi ha infatti ammesso che si è aperta una discussione piuttosto accesa in merito e di aver avuto contatti col consigliere leghista Jacopo Alberti. Perché non un vero e proprio "Patto per Firenze" che ruoti attorno alle tematiche da affrontare al più presto e che sono sotto gli occhi di tutti? Dalla riorganizzazione del traffico e della viabilità cittadina alla salvaguardia dell'artigianato e dell'identità locale; dalla necessità di un capillare piano anti - degrado alla riqualificazione e alla messa in sicurezza (in tutti i sensi e, purtroppo, non solo dal punto di vista territoriale) di parchi, piazze e periferie come le Cascine, Piazza Indipendenza (una volta tra le più belle di tutta Firenze e non solo), le Piagge, l'Isolotto. Impossibile infatti continuare a tollerare scene da vero e proprio Far West: spaccio, risse tra bande di extracomunitari e violenze sessuali sembrano ormai essere divenuti pane quotidiano. E non sono le chiacchiere a dimostrarlo, ma le centinaia di servizi sul degrado realizzati anche da noti programmi televisivi, ed ovviamente, le testimonianze dei cittadini, impauriti, increduli e giustamente provati da tutto e da tutti soprattutto. Dal punto di vista identitario - culturale poi, è davvero sconcertante notare che zone come quella di Via Palazzuolo e addirittura interi quartieri quali San Lorenzo, Sant'Ambrogio che una volta pullulavano di botteghe ed artigiani, si siano trasformati in una sorta di supermercato internazionale dell'illegalità: si va dalle macellerie arabe ai minimarket pakistani, aperti a qualsiasi ora, senza alcun tipo di controllo, che distribuiscono (come già successo lo scorso inverno) alcolici a minorenni e dopo le ore prestabilite. Ed infine, impossibile non citare la famigerata tramvia: pare infatti che siano stati già proposti i progetti per la costruzione di nuove linee quando non è ancora stata terminata la linea 2 e con tutti i problemi di viabilità e congestionamento del traffico che ne sono derivati. Non sarebbe meglio sfruttare e potenziare quello che già abbiamo, visto il particolare assetto stradale e morfologico della città e senza così sborsare cifre esorbitanti che gravano sui cittadini? Insomma, tutto questo per dire che forse, per una volta, sarebbe opportuno mettere da parte gli interessi di partito e l'orgoglio personale, porre fine alle guerre interne e impegnarsi su questioni su cui non si può essere in disaccordo, per il bene dei cittadini. Non si tratta di “destra” o “sinistra”, dicotomia ampiamente superata; tutto sta tra la voglia reale di cambiamento e la presunzione, il “sapere ma non volere”. Non capire che questa città, anche per recuperare l'alto numero di astenuti ormai sfiduciati, necessità di una rivoluzione a 360 gradi, di voltare totalmente pagina rispetto a tutto quello che c'è stato precedentemente sarebbe un errore madornale. Tra l'altro, parlando di dati e intenzioni di voto, secondo un sondaggio svolto da Ipsos a luglio del 2018, in Toscana la Lega avrebbe superato il PD di un punto percentuale, attestandosi attorno al 29,5%. Un vero e proprio boom, se si pensa che alle regionali del 2015 il partito di Salvini aveva ottenuto il 16%. Allo stesso modo il Movimento Cinque Stelle, che aveva ottenuto il 15% ed è invece ora quotato attorno al 21%. Pur parlando di dati regionali ed essendo a conoscenza del fatto che la Lega non presenta oggi neppure un eletto in consiglio comunale, pare ovvio però che se i grillini dovessero correre da soli, indipendentemente dal fatto che si formasse o meno l'alleanza di centro – destra, risulterebbero fuori dai giochi ancora prima di aver giocato. Un dato - potremmo dire - quasi di fatto. Lo stesso varrebbe per la Lega: siamo sicuri che i soliti noti provenienti dalle altre fazioni di centro-destra possano contribuire significativamente al Carroccio? Un rischio, pensando anche all'eventuale “dopo” e agli ostacoli che si potranno formare che non vale la pena di correre. Intendiamoci, il discorso non è vendersi pur di andare al potere, tutt'altro: si tratta di dar campo e spazio a volti nuovi, personaggi vicini alla gente comune, coesi su alcuni punti salienti a cui anche l'opposizione in tutti questi anni sembra non aver mai dato risposte o segnali concreti e decisi. Quello che si deve perseguire a Firenze è una vera e propria “policy”, termine anglosassone per indicare una dimensione politica che si occupa di quelle politiche pubbliche ispirate non tanto ad un'ideologia, ma che abbiano un forte impatto sulla collettività e permettano ai cittadini di tornare a vivere Firenze e a Firenze di tornare ad essere vissuta dai propri cittadini. Tra l'altro, in molti gradirebbero uno scenario del genere: in un sondaggio telefonico tenutosi qualche tempo fa a Radio Studio 54, più del 90% di coloro che hanno per così dire “votato” è risultato favorevole ad un possibile accordo. Quel che per ora è certo è che entrambe le fazioni politiche ne discuteranno nelle sedi opportune. Quel che è sempre certo, ma un po' meno positivo, è il fatto che dall'altra parte non si starà a guardare, tutt'altro. Insomma, un'occasione storica e difficilmente ripetibile, servita su un piatto d'argento, anzi d'avorio, che va assolutamente sfruttata. Volere è potere, il gioco sta tutto lì.
Inserito da paleolibertario il 30/09/2018 14:55:34
L'articolo è piuttosto condivisibile. D'altronde è dura smontare un sistema mafioso solido come quello costruito dal PD in questi decenni a Firenze, troppe persone perderebbero (o pensano di perdere) in termini economici, laddove si verificasse un vero cambiamento di rotta. Per quanto riguarda un eventuale amministrazione giallo-verde, e specificamente sui grillini: bisogna vedere chi sono le persone in questione, a Livorno Nogarin si è rivelato essere di estrema sinistra, Firenze non merita un abominio del genere...
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