Editoriale

27 novembre 1095, l’appello dimenticato di un papa dimenticato

A Clermont-Ferrand l’appello di Urbano II all’Europa : è tempo di liberare il Santo Sepolcro, è tempo di prestare soccorso ai cristiani d’Oriente e ai pellegrini diretti in Terra Santa.

Luca  Costa

di Luca  Costa

imbolo stesso del nostro passato politicamente scorretto. Colui di cui non si deve parlare, colui che merita più di tutti un’eterna damnatio memoriæ : i francesi non sanno che è francese, i cattolici ignorano la sua beatificazione e la sua memoria liturgica passa puntualmente sotto silenzio.

È innegabile, Urbano II non è certo di moda…

 Eude de Châtillon, nato a Châtillon-sur-Marne nel 1042, papa col nome di Urbano II nel 1088, morto a Roma il 29 luglio 1099.

Avrebbe potuto essere un papa come tanti questo francese nato tra le dolci, dolcissime colline dello Champagne, formatosi a Cluny e che non aveva né i vizi dei Borgia né l’inflessibilità dogmatica dei Papi del XIX secolo che si scagliarono contro le nuove eresie: socialismo, liberalismo, relativismo.

Invece Urbano II non è affatto un papa come gli altri.

Agli occhi della modernità progressista egli è peggio di un Pio XII, peggio di un Pio IX, è il papa che ha commesso l’irreparabile: è il papa della prima Crociata.

 

E così tutti, cattolici compresi, lo hanno dimenticato.

 

Eppure l’Europa gli deve tutto. Tutto. Senza Urbano II, senza le crociate, l’Europa non avrebbe mai potuto resistere all’onda d’urto islamica che si sarebbe di lì a poco abbattuta sull’Europa.

La sconfitta di Manzikert del 1071 era stata inequivocabile: i bizantini non avrebbero potuto opporre resistenza alcuna contro i Selgiuchidi, i nuovi padroni dell’islam che ne avrebbero presto mutato il dna politico e fatto dell’aggressività e dell’espansionismo l’abc di ogni ipotesi di gestione del potere.

I fatti narrati da Pietro l’Eremita (francese anche lui) erano terribili: i pellegrini cristiani venivano ormai puntualmente attaccati e massacrati.

Costantinopoli era alla mercé dei saraceni e, una volta presa, l’orda islamica si sarebbe scagliata contro un’Europa ancora troppo debole politicamente, militarmente, etc. Non c’era altra scelta. Bisognava attaccare per primi.

 

Come ha scritto con impareggiabile chiarezza lo storico francese René Grousset, senza le crociate l’Europa non avrebbe avuto il tempo necessario per colmare il gap con un medio oriente arabo/turco che si era brutalmente sovrapposto al mondo bizantino (l’impero romano d’oriente) assorbendone tutto il sapere (sapere poi rinnegato proprio a causa della religione islamica) e rinnovandone il feroce potenziale espansionistico verso l’Europa.

Le crociate hanno fermato tutto questo. Le crociate ci hanno dato tempo. Le crociate hanno permesso i progressi del Medioevo, i prodigi del Rinascimento, il miracolo della vittoria di Vienna, e infine la nascita di Stati-nazione in grado non solo di parare il colpo dell’impero Ottomano, ma addirittura di smembrarlo e renderlo totalmente inoffensivo nel XIX secolo.

Noi dobbiamo la nostra libertà e la nostra civiltà a Urbano II e a quell’appello del 27 novembre 1095. Non possiamo dimenticarlo.

 

Oggi, ahinoi, nell’immaginario collettivo (frutto del profondo nulla dei programmi scolastici), le crociate non sono altro che il corrispondente cristiano della djihad islamica. Il simbolo di un oscuro mondo ormai definitivamente tramontato: il medioevo.

Su questo punto l’errore storico è oltremodo gravissimo.

Se per la Chiesa le crociate hanno rappresentato effettivamente una “guerra giusta”, ciò è stato in primis per permettere ai pellegrini di riprendere in tutta sicurezza le rotte verso la Terra Santa senza dover più temere di essere brutalmente uccisi o ridotti in schiavitù dai musulmani.

Le crociate non ebbero mai l’obiettivo di convertire dei musulmani contro la loro volontà, non vi è alcuna illusione in tal senso nell’appello di Urbano II.

 

Le crociate non furono un grido all’odio nei confronti dei musulmani, né un appello alla rapina e alla violenza gratuita. Non ci furono promesse di ricchezze o altro da parte di Urbano II.

 

Allora perché le crociate suscitarono così tanto entusiasmo? e perché furono in qualche modo considerate già nelle cronache del tempo come una “guerra santa”?  Per un motivo che oggi è (purtroppo) per noi quasi incomprensibile.

Perché con il suo appello Urbano II non si limitò a salvare l’Europa, egli offrì a un’intera generazione l’occasione di ritrovare, nelle fatiche e nelle sofferenze di un’impresa volta a restituire la libertà ai cristiani d’Oriente, una nuova speranza di santificazione della propria vita.

 

 Urbano II è stato beatificato da Leone XIII nel 1881, la sua memoria liturgica è fissata il 29 luglio. Così recita il martirologio romano:

 

« A Roma presso san Pietro, beato Urbano II, papa, che difese la libertà della Chiesa dall'assalto di poteri secolari, combatté la simonia e la corruzione del clero e nel Concilio di Clermont-Ferrand esortò i soldati cristiani a liberare, segnati con la croce, i fratelli oppressi dagli infedeli e il Sepolcro del Signore»

 

Fonti:

René Grousset : Bilan de l’Histoire, l’Épopée des Croisades

Michel de Jaeghere : Les Croisades (FigaroHistoire, octobre/novembre 2018)

Eric Zemmour : Destin français

 

testo dell’appello di Clermont:

https://web.archive.org/web/20050222015848/http://www.totustuus.biz/users/denzinger/u2popolo.htm

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