Eelezioni amministrative 2019

MATTEO CHELLI: un giovane candidato per un difficile quartiere fiorentino. La politica come impegno, sacrificio, passione,

Un nostro giovane, validissimo collaboratore si presenta candidato nelle liste della lega.

di Domenico Del Nero

MATTEO CHELLI: un giovane candidato per un difficile quartiere fiorentino. La politica come impegno, sacrificio, passione,

I giovani e la politica: un rapporto che sembra incrinarsi sempre più. Sfiducia, disaffezione, disinteresse? I motivi possono essere molteplici ma non è di questo che vogliamo parlare; al contrario di uno studente, uno tra i più giovani collaboratori della nostra testata, che ha deciso di provarci, di mettersi in gioco. Matteo Chelli, 20 anni, diploma di liceo scientifico, frequenta la facoltà di Scienze Politiche a Firenze. Studente brillante, impegnato nel volontariato, aspirante giornalista, Matteo ha deciso di mettersi in gioco e lo ha fatto candidandosi con la Lega per il consiglio di quartiere 5 nel capoluogo toscano. Un quartiere difficile, che ha dovuto "sopportare" l'invasione della tramvia e conosce parecchie situazioni di disagio e degrado. Matteo non si è scoraggiato e rimboccatosi le maniche è sceso in strada, in mezzo alla gente, ascoltando i suoi problemi, fotografando varie situazioni di disagio, studiando insieme alla gente proposte di soluzioni. Una campagna elettorale tutta giocata su fatti concreti e sulla determinazione a conoscere più a fondo possibile la realtà che potrebbe essere chiamato (e glielo auguriamo) ad amministrare.

 

Matteo, prima di tutto un paio di domande di carattere generale; la prima, cosa pensi del rapporto trai i  giovani e la politica? e cosa ti ha spinto a metterti in gioco?

 

Beh, indubbiamente il rapporto tra i giovani e la politica è un qualcosa di piuttosto controverso e dibattuto. Quello che percepisco è una sorta di barriera che si erge tra i giovani e l’arena politica. Indubbiamente, molti ragazzi e ragazze, soprattutto nella fascia d’età più vicina ai diciotto anni, preferiscono interessarsi ad altri argomenti, rimanendo forse ancora un po’ prigionieri di quello stereotipo che considera il mondo della politica appannaggio esclusivo dei “grandi”. Non è però nemmeno giusto addossare tutta la colpa sui più giovani: penso che la politica abbia progressivamente perso il contatto diretto coi cittadini in generale (lo testimoniano le scarse affluenze all’urne, in picchiata ormai da diversi anni), incoraggiandoli a rifuggire, piuttosto che ad apprezzare, quei luoghi e quelle occasioni di dibattito pubblico che costituiscono il fondamento della nostra società. Potrei portare mille esempi, ma mi limiti a citarne uno di pochi giorni fa, accaduto proprio in un istituto scolastico fiorentino, il Marco Polo. Il dirigente scolastico aveva organizzato un dibattito con i nove candidati a sindaco il 23 maggio, a tre giorni dal voto. Dario Nardella, sindaco uscente e candidato del PD e Antonella Bundu, candidata di una coalizione di sinistra, hanno però deciso di disertare l’incontro in quanto, tra i concorrenti per Palazzo Vecchio, sarebbe stato presente anche il candidato di Casapound, Saverio di Giulio. È stata così sfruttata quella che poteva essere una valida occasione come leva per fomentare della polemica obsoleta e fine a se stessa, impedendo a giovani e docenti di poter interagire e farsi un’idea su quelli che saranno i loro futuri rappresentanti all’interno della comunità.

Perché proprio nella Lega? Alcuni giorni fa, tra l'altro, Salvini è stato contestato a Firenze; come hai vissuto questo episodio?

Quella di Firenze – inutile anche ripeterlo – è una piazza veramente difficile in cui combattere e mettere la faccia, soprattutto se appartenenti ad una fazione politica che non hai mai avuto modo di esprimersi in città. “Ma chi te lo fa fare” è l’affermazione/domanda che più volte mi è stata sbattuta in faccia da amici e parenti. Io dico soltanto che se si hanno delle idee, se si ha la volontà e la capacità di mettersi al servizio della propria comunità e dei propri concittadini non bisogna temere di esprimerle e di farlo, anzi, bisogna osare! Purtroppo, ancora per molti, il concetto di “libertà di espressione”, che tra l’altro, codardamente, certi soggetti rivendicano con orgoglio, è un qualcosa di monodirezionale, uniforme ed uniformante, valido a giorni – e soprattutto soggetti – alterni. È ora di finirla con questa fritta e rifritta retorica in salsa politically correct secondo la quale il verbo e la parola stanno da una sola parte. Ho scelto la Lega perché credo fermamente in un cambiamento di cui Firenze non possa fare a meno; un cambio di rotta deciso, determinato e motivato che sia in grado di riportare ordine, sicurezza e legalità in una città sempre più trasandata. Quanto alla manifestazione di domenica sera , non avrebbe senso ravvivare ulteriormente la polemica, ma trovo davvero triste e deprimente che qualcuno voglia impedire a qualcun altro di tenere un comizio pacifico, attraverso forme di prevaricazione ed aggressione persino nei confronti delle forze dell’ordine, che ringrazio personalmente per l’eccellente lavoro svolto. Gli unici “fascisti” che ho visto quella sera sono quelli che spintonavano e scalciavano i poliziotti, minacciandoli e sputandogli addosso in nome di un diritto autoriconosciutosi di stabilire chi far parlare e chi no. Del resto, poco si può dire di chi si serve dei morti, per far finta di essere ancora vivo.

 Veniamo al dunque. Da diverse settimane ti sei addentrato nella ... selva oscura del territorio di cui potresti doverti occupare di qui a breve. Quali sono i principali problemi e le principali criticità che hai riscontrato?

Si, mi sono addentrato nei meandri di quella che, sulla carta, potrebbe formare la quarta città della Toscana per numero di abitanti. Quello del Quartiere 5 è un territorio vasto e complesso, fatto di contesti sociali estremamente diversi l’uno dall’altro e in cui spesso è anche difficile trovare un punto di contatto. Ma ahimè, un punto comune c’è eccome e riguarda l'aumento vertiginoso della criminalità e della delinquenza in tutti i quartieri fiorentini, stando ai dati del 2018 elaborati dal Viminale e pubblicati anche dal Corriere della Sera. Firenze e la sua provincia in generale hanno scalato le classifica delle province italiane in cui si sono registrati più casi di reato denunciati, raggiungendo il quarto posto. Un primato poco invidiabile direi. C’è tanto da fare in termini di sicurezza e prevenzione per questo Quartiere, per riportare tranquillità e fiducia nelle case dei cittadini, al fine di tutelare la loro incolumità e quella dei loro cari. Durante la mia attività di perlustrazione del territorio in questi mesi ho riscontrato anche numerosi casi di degrado e di abbandono, sia di edifici (basti pensare all’ex fattoria Lippi o alla famosissima “ex Gover”) che di parchi e giardini, ridotti a delle vere e proprie latrine, ricettacolo di droga e prostituzione. C’è però anche un’altra tematica che mi sta particolarmente a cuore, vista la mia ben nota passione per la montagna e la natura: il problema dello smaltimento dei rifiuti ingombranti. Ho ricevuto decine di segnalazioni dai cittadini, esasperati da come intere zone si siano trasformate in un vero e proprio immondezzaio a cielo aperto: le persone arrivato, accostano la macchina e senza pudore, a qualsiasi ora del giorno, scaricano qualsiasi tipo di oggetto, persino frigoriferi. Per non parlare dei ben più che noti “capannoni cinesi”, all’interno dei quali è stato documentato di tutto e di più: falò sfruttamento dell’immigrazione clandestina alla mancanza delle adeguate norme igienico - sanitarie e di sicurezza, all’abbandono abusivo degli scarti di produzione. Mi preme sottolineare poi un vero e proprio accanimento nei confronti del verde, di cui sono testimonianza i numerosi abbattimenti già effettuati ed alcuni in programma di alberi secolari, nonché lo stato di abbandono e di incuria in cui versano parchi e giardini. E per finire la tutela del nostro artigianato, dei nostri commercianti, molti dei quali martoriati dopo anni di cantieri per la costruzione della linea tranviaria, nonché il sociale, un settore scomodo per molti, di cui si è preferito ignorare l'esistenza per facilità di lavoro e superficialità. Insomma, c’è davvero tanto da fare; nessuno ha la bacchetta magica, ma essere armati di buona volontà è già un ottimo punto di partenza.

 

Qual è il tuo giudizio sul modo in cui è stata amministrata Firenze - e il quartiere 5 in particolare - in questi ultimi anni?

Saranno soprattutto i fiorentini a dircelo, fra qualche giorno, ma personalmente, malgrado la mia giovane età, non posso far finta di non vedere il peggioramento sotto tutti i punti di vista della città: dal settore urbanistico a quello relativo alla sicurezza, dalla viabilità alla socialità. Le periferie fiorentine, che ho avuto modo di conoscere ancora più da vicino in questi mesi di campagna elettorale e che rappresentano il biglietto da visita della nostra splendida Città, sono ormai terra di nessuno. Ho incontrato, durante la mia attività, centinaia di residenti e centinaia di commercianti è il quadretto che mi è stato presentato era sempre il medesimo: spaccio e delinquenza che costringono donne, bambini, anziani a dover restare chiusi in casa la sera, a non poter portare il proprio cane a fare i bisogni, a temere per i propri cari. Condivido poi un'affermazione del nostro candidato sindaco Ubaldo Bocci, che ha ribadito come i sempre più dilaganti episodi di microcriminalità siano, perlomeno in parte, il frutto della trasandatezza insita nel modo in cui le varie zone del Quartiere sono gestite. Ad ogni modo, ripeto, saranno gli elettori a parlare. Preferisco guardare al futuro, senza tirare in ballo - come qualcuno ama fare continuamente – il passato e addossare la colpa ai fantasmi.

Se dovessi essere eletto, come imposteresti la tua azione?

Innanzitutto, ho scelto di partire dal Consiglio di Quartiere 5 perché lo ritengo un organo fondamentale e assolutamente necessario alla collettività; un vero e proprio tentacolo dell’Amministrazione comunale che consente di avere un rapporto più diretto con i cittadini, di comprendere davvero, dal profondo, le problematiche che li affiggono, anche quelle più particolari. E questo mi riempie di coraggio ed energia. La mia azione sarà improntata prevalentemente all’ascolto delle persone, al contatto materiale e fisico col territorio e tutti i suoi aspetti più singolari. Non amo la politica del “buonsenso”. Non penso che tutto possa essere interpretato istintivamente. Quello che mi propongo di fare è un’operazione di sintesi e di valutazione che poggi però su un contatto diretto col territorio, cercando di proporre delle soluzioni valide e risolutive per la cittadinanza, una volta per tutte. Ordine, sicurezza e legalità rappresentano, per me, un vero e proprio imperativo categorico, il perno del mio - spero - futuro operato. Sono stufo di vedere, puntualmente, le solite apparentemente allettanti promesse da campagna elettorale che poi si trasformano in un nulla di fatto. Voglio essere, assieme ai miei colleghi, portatore di un vero e proprio rinnovamento all'interno di quelle sale comunali in cui il bene dei cittadini viene ormai da troppo tempo accatastato sotto montagne di interessi personali e vane promesse. Volere è potere, il gioco sta tutto qui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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