Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
- Ma la Turchia, già smembrata dai vincitori della Prima Guerra Mondiale, rischiava di perdere ulteriori territori che essa considerava strategici.
- Sì in effetti Ataturk non aveva tutti i torti. Ma non solo la Turchia avrebbe dovuto privarsi di una fetta di territorio, anche l'Irak e la Siria avrebbero patito lo stesso destino.
-Veniamo a tempi più recenti. Quale è stato il vero ruolo degli americani in questo complicato puzzle?
- L'accordo tra turchi e americani risale al 2015 ed era ben noto. E' stato precedente agli scontri in Siria. Erdogan ha voluto fare questa operazione perchè ha estremo bisogno di un collante nazionale e militare. Dopo che ha perduto le elezioni a Istanbul era per lui necessario ricompattare le forze militari e la popolazione stessa denunciando il pericolo del terrorismo curdo. Gli Stati Uniti hanno di fatto, dato via libera a questa operazione anche perchè la Turchia, non dimentichiamolo, fa parte della NATO. Erdogan, come sappiamo, intende penetrare nel Nord della Siria per 32 chilometri di profondità e trecento di lunghezza, anche se alcuni analisti fanno stime al ribasso.
- Quello di Erdogan appare come un disegno egemonico a tutto campo.
- Proprio così. Inoltre non sottovalutiamo il ritorno economico che deriverebbe dalla ricostruzione della regione che si trova adesso sotto le bombe. Si parla di duecentoventimila nuove abitazioni da costruire, di infrastrutture e quant'altro. Un affare di milioni e milioni di dollari. Quindi economia e politica estera si sposano perfettamente. Quattro anni fa, come ho già detto, la Turchia ha promosso una alleanza antiterroristica ma per l'appunto di tipo egemonico. Non dimentichiamo neppure che in Iran ci sono attualmente 30 basi militari turche e altre disseminate nell'Asia centrale.
- Tuttavia uno dei punti deboli dei curdi è che tra di loro ci sono parecchie rivalità
- Il mondo curdo è più frammentato di quanto non si creda. PKK e YPG sono solo una parte del complesso mosaico. Ad esempio i curdi iraniani, che sono sciiti a differenza degli altri che invece sono sunniti, si sono ben integrati nel paese degli ayatollah. I curdi siriani e quelli irakeni, inoltre, si trovano su territori ricchi di petrolio e questo complica le cose. La stupirà sapere che il migliore alleato delle popolazioni che abitano il Rojava sono gli israeliani. Israele ha addirittura regalato la rete internet al Rojava e le milizie curde della regione sono state addestrate dal Mossad.
- In questo scenario qual è o potrebbe essere il ruolo dell'Unione Europea?
- Credo un ruolo del tutto marginale. La politica estera la si fa immaginando possibili scenari futuri. Mi pare che questo manchi del tutto. Anche la questione del blocco della vendita di armi è una fake news. La Turchia ha già talmente tante armi che non sa dove metterle! Sono convinto - osserva Giaconi - che l'UE potrebbe giocare un ruolo se pensasse ad un rapporto più stretto con la Russia, con Israele e scandalosamente, con l' Iran. Gli Stati Uniti del resto se ne stanno pian piano andando dal Medio Oriente, soddisfatti del rapporto che hanno oramai consolidato con Arabia Saudita e Israele. Sono in una fase "Jeffersoniana": niente impegni stabili all'estero.
- Ma l'Iran è considerato un paese pericoloso
- Si dica quel che si vuole ma sono convinto che se non avremo buoni rapporti con l'Iran non avremo buoni rapporti con la Cina e Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno.
- In questo great game la Russia ha avuto un ruolo preminente e ha tutto da guadagnare. Non crede?
- La Russia ha vinto tutti i giochi. Mosca ha mediato tra Assad e la Turchia, ci sono consiglieri russi nell'esercito siriano. Fa di tutto per evitare uno scontro diretto tra Turchia e Siria. Putin in questo momento è uno dei maggiori protagonisti sulla scena internazionale. Credo inoltre che la situazione si potrebbe risolvere, come spesso avviene, con un accordo politico-economico. Mi spiego meglio: la Turchia potrebbe utilizzare il territorio che sta occupando per partecipare alla ricostruzione della Siria e Assad, sotto l'usbergo della Russia, potrebbe mantenere il potere. Uno scambio che può apparire fantasioso ma che è possibile.
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