L'intervista con l'esperto

F 35: una buona scelta tattica ma a costo di una rinuncia (l'ennesima) di sovranità nazionale

Il prof Giaconi dello IASSP spiega la questione degli F 35. Così scopriamo che anche in questo caso è tutta una faccenda di politici incompetenti (a cominciare da Mario Monti il peggiore di tutti)

di Alessandro  Bedini

F 35: una buona scelta tattica ma a costo di una rinuncia (l'ennesima) di sovranità nazionale

Si chiama F35 Lightning II, o Joint Strike Fighter-F35 di 5° generazione. È un cacciabombardiere multiruolo, perché può essere impiegato in diversi compiti: dalle missioni di superiorità aerea al bombardamento tattico. L'Italia ne ha acquistati ben 90 dall'americana Lochkeed Martin, azienda leader nel campo aerospaziale, con sede nel Maryland. Il costo per il nostro paese si aggira sui 14 miliardi di euro, il programma aeronautico più costoso di tutti i tempi. Al progetto denominato JSF partecipano otto paesi tra i quali il nostro, lo scopo è quello di ammodernare il sistema militare aeronautico con aerei di ultima generazione che meglio risponderebbero alle esigenze strategiche in particolare della NATO. «La storia inizia nel 1998 con la notifica del progetto: sistemi d'arma aerea. Il Ministro della difesa era allora Beniamino Andreatta e proseguì con il governo D'Alema». A riannodare i fili dell'intricata matassa è il professor Marco Giaconi Alonzi esperto di geopolitica, già direttore di ricerca presso il Ce.Mi.S.S. – Centro Militare di Studi Strategici, oggi allo IASSP, l'Istituto di Alti Studi Strategici e Politici.

- Inizialmente era previsto l'acquisto di 120 F 35, poi ridotti a 90

- Sì è vero, fu il governo presieduto da Mario Monti a tagliare il numero degli aerei - conferma Giaconi - però c'è da fare una considerazione: non si taglia un progetto perchè costa. Lo si fa per altre ragioni: a) perchè si ritiene che quegli armamenti non servano; b) si fanno scelte strategiche diverse e quindi non c'è bisogno degli F35. In realtà Monti è stato il premier più ignorante di questioni militari e di intelligence che sia mai stato al potere.

Qual è il vero ruolo di questi moderni cacciabombardieri?

-  Gli F 35 hanno prevalentemente compiti tattici e di dissuasione di eventuali attacchi aerei, ma anche terrestri e navali. Il progetto vede la partecipazione di diversi stati europei, tra cui l'Italia.

- Specifichi meglio

- Senz'altro. Il centro di Cameri, in provincia di Novara, avrebbe dovuto occuparsi dell'alatura e dei circuiti elettronici degli F 35. La Leonardo, ex Finmeccanica, si occuperebbe di creare un canale di comunicazione tra i nuovi cacciabombardieri e quelli di vecchia generazione che abbiamo ancora in uso. Però per gli attuali F 35 tutta la parte elettronica, di puntamento di controllo del terreno e delle banche dati è legata al centro di controllo di Fort Wortk, nel Texas. Quindi se gli americani non vogliono una determinata operazione possono ostacolarla.

- Quindi la nostra autonomia rispetto al progetto degli F 35 e assai limitata

- Vede noi siamo collaboratori di secondo livello rispetto al progetto JSF. Quello che la Leonardo sta cercando di fare è proprio di superare un tale empasse.

- Ma alla fine questi F 35 ci servono davvero?

- La mia convinzione - sottolinea Giaconi - è che tutte le forze armate europee hanno tecnologie di guerra aerea oramai obsolete. L' F 35 è l'unico progetto credibile in ambito NATO.

- Però il nostro paese in questo modo viene privato di quel poco di sovranità che le resta. Possibile che non ci siano altre opzioni, magari meno costose e sotto il controllo diretto della nostra aeronautica militare?

- Sì certamente, se ci rendessimo autonomi dalla NATO potremmo decidere di non acquistare gli F 35. Ma se questo accadesse sia chiaro che dovremmo spendere molto ma molto di più per la difesa militare. Inoltre dovremmo avere una classe politica che sapesse di strategia militare, di intelligence e soprattutto di quali siano davvero gli interessi immediati del paese e di perseguirli. Non mi pare che questa classe politica abbia tutte queste competenze: penso ad esempio alla Libia, all'Est del Mediterraneo, dove sono le nostre imprese, a cominciare dall'ENI a fare la politica estera e non lo stato, come dovrebbe. Vede - prosegue Giaconi - sia la prima che la seconda repubblica hanno accettato senza batter ciglio la limitazione della nostra sovranità. Questi sono i risultati. Certo potremmo fare come la Turchia, Erdogan ha acquistato i sistemi antimissile S 400 di altissima qualità dai russi e sta minacciando di smantellare la enorme base NATO di Incilik qualora non gli venisse lasciata mano libera in Siria. Ma simili soluzioni per noi sono impossibili allo stato attuale".

- Quindi ci troviamo in un vicolo cieco o sbaglio?

- Non sbaglia. Si torna sempre alla questione dell'inadeguatezza delle nostre classi politiche. Vede le forze armate stanno alla politica estera come le forze di polizia stanno ai reati comuni. Meglio: la credibilità militare è parte essenziale della credibilità politica, strategica ed anche economica di un paese. Le faccio un esempio: se il leader della Corea del Nord Kim Jong-un non avesse sperimentato i missili nucleari, dimostrando di essere in possesso dell'arma atomica, il presidente Trump mai e poi mai si sarebbe seduto al tavolo dei negoziati. Sarà brutto dirlo ma è così. 

- Professore però nell'articolo 11 della nostra Costituzione sta scritto: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"

-  E' vero, infatti sono molto meravigliato che nessuno abbia pensato a  rimodellare questo articolo della Costituzione, perchè a mio avviso in questo modo si sancisce la resa preventiva dell'Italia rispetto a qualunque tipo di minaccia. Bisognerebbe invece affermare che l'Italia difende i propri interessi economici, militari e strategici con tutti i mezzi e le forme necessarie. Pur sempre considerando la guerra come extrema ratio da scongiurare per quanto possibile naturalmente.

 Alla fine tornano alla mente le parole di Vegezio : "si vis pacem para bellum", " se vuoi la pace prepara la guerra".

 

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