Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
A Firenze, una insegnante viene denunciata e messa al bando – forse non solo metaforico – per aver osato affermare di non gradire Liliana Segre. Sicuramente ha sbagliato il tempo, il modo e anche la platea, considerando che era la giornata della memoria e i suoi studenti erano ragazzini di seconda media, ma non ha messo in discussione né l’Olocausto né tanto meno la sua ricorrenza. [1] Può aver peccato di scarsa professionalità, ma è materia degna di un richiamo, non certo di sospensione o peggio che mai di licenziamento.
Ancora più grave e grottesco l’episodio accaduto in un liceo di Civitanova Marche, perché questa volta il docente in questione non sarebbe certo degno di richiamo, ma se mai di elogio. Matteo Simonetti, docente di storia e filosofia nella scuola Leonardo da Vinci; il 28 novembre scorso, viene presentato presso la sua scuola da parte dell’Anpi il libro Dopo Mussolini, i processi ai fascisti e ai collaborazionisti di Andrea Martini. Già è abbastanza discutibile che l’Anpi, che certo non brilla per imparzialità e senso scientifico della storia, debba andare nelle scuole a “catechizzare” gli studenti; quanto meno, sarebbe opportuno e necessario affiancare un contradditorio o qualcuno di orientamento diverso, non politico ma storico. Ed è esattamente quello che chiedeva il prof. Simonetti, il quale, ben lontano da atteggiamenti di tipo nostalgico (“dichiararsi fascisti oggi è come dichiararsi giacobini” ha esordito) ha semplicemente, in termini e toni del tutto corretti e civili, definito quella presentazione un “comizio senza contraddittorio”; tesi tra l’altro condivisa da buona parte degli studenti, che stavano dando chiari e più che legittimi segnali di insofferenza per una “maratona” abbastanza sfibrante. [2]
C’è un video che documenta tutta la scena, in cui emerge la pacatezza e la signorilità del docente e al contrario la scompostezza e la becera arroganza di rappresentanti dell’ Anpi e di un consigliere comunale del PDI lì presente.
Ebbene, è notizia di questi giorni che per tutta risposta l’Ufficio Scolastico Regionale ha sanzionato il docente con trenta giorni di sospensione e decurtazione del 50% dello stipendio. La motivazione però è stata molto più subdola: non potendo sanzionarlo per l’episodio in questione, stanti il video e le testimonianze, si sono attaccati a un post su FB (ovviamente sempre su solerte segnalazione dell’Anpi) del 2016 che negherebbe la Shoah; cosa anche questa del tutto falsa, perché il professore si era limitato ad esprimere la sua contrarietà alla condanna penale dei negazionisti, premettendo peraltro ad ogni sua affermazione “io non penso ma voglio dire…”.
Piena solidarietà al prof. Simonetti, nella speranza – che si spera non si riveli l’ennesima illusione – che abbia giustizia per questi atteggiamenti da psicopolizia nei suoi confronti.
Dunque, memoria forzata, imposta a senso unico: vietato il minimo dissenso, ma soprattutto vietato mettere in discussione la vulgata e il ruolo di sacre vestali del pensiero unico di certi soggetti. E non si tratta, si badi bene, di voler fare del revisionismo anche se, come sostiene Franco Cardini, la storia ha senso proprio in quanto continua revisione, che deve certo avvenire alla luce di fatti concreti. Nessuno – nemmeno nei due casi presi ad esempio – voleva minimizzare o mettere in discussione la tremenda realtà delle leggi razziali o dell’olocausto.
Peccato che, quando si giunge invece all’anniversario di oggi, alla giornata della memoria dedicata alla Foibe, l’atteggiamento sia del tutto diverso. Dubitare, mettere in discussione, addirittura giustificare diventa non solo lecito ma addirittura doveroso, e gli atteggiamenti verso chi si permette di oltraggiare quella memoria sono assai meno categorici. E’ già a dir poco sconcertante che al senato della repubblica venga chiamata l’Anpi a tenere un convegno sulle foibe, quando alcune sue sezioni, come quella di Lecce, se ne possono uscire fuori con affermazioni di questo genere:
“Se la decisione di attribuire alla senatrice Liliana Segre la cittadinanza onoraria va nella giusta direzione della memoria pubblica dell’Olocausto e del contrasto necessario all’odio antisemita, la decisione simultanea di titolare una via a una presunta martire delle foibe, su proposta della destra post-fascista, è deplorevole e mistifica la memoria della guerra partigiana di Liberazione che fu un fatto storico europeo”.[3]
La “presunta martire” in questione sarebbe Norma Cossetto, seviziata e uccisa dai partigiani slavi nel 1943, insignita della Medaglia d’oro al valor civile nel 2005 dal presidente della repubblica Ciampi. Ma se solo manifestare scarsa simpatia alla Segre può costare il posto a un’insegnante, evidentemente una sezione dell’Anpi può tranquillamente permettersi di sputare sulla memoria di una ragazza atrocemente torturata e gettata ancora viva in una delle famigerate cavità carsiche chiamate foibe, destino che avrebbe poi condiviso con qualche altro migliaio di infelici rei di essere italiani e che ancora ci si ostina a negare o minimizzare; per non parlare poi dei soliti oltraggi a base di falce e martello come quelli verificatisi a Casale Monferrato e Pomezia, dove le lapidi che ricordano i martiri delle foibe sono state vilmente sporcate e oltraggiate.
E quando non è l’oltraggio, il bavaglio. Se a Firenze Palazzo Vecchio espone la bandiera a mezz’asta, in compenso si censura una mostra del noto (e bravissimo) vignettista Alfio Krancic, che tra l’altro quel dramma lo conosce fin troppo bene: è infatti di famiglia fiumana che ha dovuto prendere la via dell’esilio e si è stabilita a Firenze. Krancic, che a differenza dei vari Vauro & c. riesce a far satira senza oltraggiare e senza blasfemie o oscenità, ha disegnato negli anni varie vignette sul dramma delle foibe e così al responsabile giovani di Forza Italia di Firenze, Davide Loiero, è venuta l'idea di farne una mostra itinerante con una ventina di vignette tra i vari quartieri di Firenze. Ma naturalmente, i vari presidenti PD delle circoscrizioni fiorentine sono stati bravissimi a trovare pretesti per negare l’autorizzazione; dallo scaricare la responsabilità sul sindaco a chi addirittura le ha trovate offensive per i presidenti della repubblica, a chi ha lamentato …mancanza di pluralismo grafico (ci volevano anche altri vignettisti); ed è bene fermarci qui. [4] “Certo, le istituzioni continuano a ricordare il Giorno, ma con rituali sempre più stanchi e ripetitivi, con discorsi di circostanza privi di partecipazione emotiva. Per questo ripresento ufficialmente la mia proposta: aboliamo il Giorno del Ricordo. Fate finta che foibe, giuliano-dalmati, esodi, magazzini18 etc. non siano mai esistiti”, è l’amaro commento di Krancic.
Ma se anche si dovesse giungere a questo, ci sarà sempre chi si prenderà il compito di testimoniare, così come avveniva prima che il ricordo delle foibe diventasse obbligo di legge. Certo, è facile oggi polemizzare da parte del PD e dell’ANPI accusando la destra di voler “monopolizzare” e strumentalizzare questi fatti; ma è altrettanto facile ribattere che se questo è accaduto è solo perché la sinistra, e i comunisti in particolare, questi episodi li hanno per decenni minimizzati o negati e le “sacche di negazionismo” di cui ha parlato anche il Presidente della Repubblica Mattarella (e che sono comunque meno sparute di quanto egli non pensi) in un discorso per una volta chiaro e condivisibile vengono tutte da quell’area. Quando questa tragedia sarà parte delle memoria comune, quando si avrà il coraggio di ammettere che si è trattato di una tragedia italiana e quando tutti, al di là di qualsiasi parte o convinzione politica, si sentiranno in dovere anche di solo di un minuto di raccoglimento in memoria di quelle vittime, allora di sicuro non ci sarà più bisogno di “appropriarsi” di alcunché. Ma fino a quando ci si può permette di definire Norma Cossetto vittima “presunta”, è bene tacere e farsi, se la si possiede, un bell’esame di coscienza. Quella “coscienza” pronta a indignarsi a comando quando le vittime sono “politically correct”, ma pronte a dimenticare migliaia di italiani condannati ad una morte orribile e altre decine di migliaia costrette ad abbandonare le loro terre, le loro case e i loro morti tra l’indifferenza e a volte l’ostilità dei loro supposti “compatrioti”. Nei confronti dei giuliano-dalmati l’allora PCI non manifestò certo l’accoglienza tanto sbandierata oggi dai suoi discendenti attuali: basti ricordare il famoso e famigerato “treno della vergogna” del febbraio 1947; quando un convoglio carico di profughi giuliano -dalmati giunse alla stazione di Bologna, venne preso a sassate da aitanti giovanotti con bandiere rosse e falce e martello, mentre fu addirittura distrutto sui binari il latte destinato a bambini che si trovavano in grave stato di disidratazione.
Ricordare queste cose non deve incitare all’odio, ma rammentare che tutti, in quel periodo lontano che si ostina – per volontà soprattutto di buona parte della sinistra – a gettare le sue ombre sul presente, hanno qualcosa da farsi perdonare. Il rispetto e il diritto alla memoria per le vittime, per tutte le vittime di qualsiasi strage, orrore o totalitarismo – compreso quello comunista, che è stato senz’altro molto più “vitale” degli altri – è il primo passo indispensabile per guardare a un futuro libero da odio; o se proprio ci si deve detestare, che almeno sia per qualcosa fatto dalle generazioni attuali e non da quelle passate e trapassate.
[1] Ne abbiamo dato ampiamente notizia in http://www.totalita.it/articolo.asp?articolo=9232&categoria=6&sezione=1
[2] Fonte: https://www.ilgiornale.it/news/politica/professore-critica-lanpi-mese-sospensione-e-stipendio-1823955.html
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