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La morte di Miriam Mafai, un altro silenzio rimpiazzato dal «nulla»

Si può averla amata o meno, e come lei Tabucchi, e Fausto Gianfranceschi ma si trattava di personalità di autentico spessore ormai introvabili

di Simonetta  Bartolini

La morte di Miriam Mafai, un altro silenzio rimpiazzato dal «nulla»

A 86 anni è morta Miriam Mafai, figlia del pittore Mario Mafai e della pittrice Antonietta Raphael, giornalista da sempre, di sinistra da ancora prima. Fu legata sentimentalmente a Giancarlo Pajetta per molti anni, e fu fra le fondatrici di Repubblica. Comunista convinta, dopo il crollo del muro di Berlino fece doverosa autocritica e spiegò anche a se stessa perché il comunismo non andava, poi cominciò a spiegarlo anche agli altri compagni di partito, e si trovarono più meno tutti d’accordo.

In un’intervista al «Giornale» del 2006, in occasione dell’uscita del suo ultimo libro, Diario italiano 1976-2006, Mafai si dichiarava convintamente riformista, accusava il suo partito di esser transitato attraverso trasformazioni superficiali, ma mai veramente e convintamente riformiste, neppure con D’Alema, e rimpiangeva che nell’ex Pci non fosse stata colta l’occasione di una fusione con il Psi di Craxi che avrebbe potuto imprimere una svolta definitiva alla sinistra italiana.

Si può aver apprezzato o meno i libri e le posizioni di Miriam Mafai, ma una cosa è certa è stata una figura significativa nel panorama della nostra cultura politica.

Perciò la sua morte impoverisce il paesaggio del giornalismo italiano, di quel giornalismo colto, quello che sapeva pensare (magari in maniera non condivisibile, ma seria), che aveva gli strumenti intellettuali di analisi della cronaca, e il coraggio, e magari anche l’auctoritas, di dire qualcosa di scomodo.

Francamente non ho mai amato Miriam Mafai, non sono riuscita ad amare nessuno dei suoi libri, anzi a dirla tutta spesso mi hanno irritato. Però la sua morte priva tutti noi, anche me, di una voce che non viene sostituita da una altrettanto autorevole o potenzialmente tale.

Già perché la tragedia di questi tempi è che quando se ne va uno scrittore, un giornalista, un intellettuale, un artista lascia un vuoto che sarà occupato da qualche decina di mediocri, superficiali, superflui, presuntuosi sedicenti scrittori, giornalisti, intellettuali, artisti che non avranno mai, neppure presi tutti insieme, le capacità di chi è mancato.

Ecco perché la morte di Tabucchi è stata una tragedia, anche se da vent’anni non scriveva più un buon libro, così come lo è la morte di Miriam Mafai, come lo è stata quella di Fausto Gianfranceschi, solo per citare alcuni nomi che dall’inizio dell’anno non appartengono più al parterre dei viventi.

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da ghorio il 09/04/2012 21:52:34

    D'accordo con il commento di Simonetta Bartolini. Una cosa , però, dà fastidio: Per Miriam Mafai grande risalto sui siti web dei giornali e le tv pubbliche e private ampi servizi. Invece non è stato fatto per Fausto Gianfranceschi. Evidentemente l'appartenere all'area di destra non trova gli spazi adeguati, anche se per quasi trent'anni è stata curata la terza pagina migliore del giornalismo italiano. Giovanni Attinà

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