Maggio Musicale Fiorentino

Un lampo, un sogno, un gioco: Gioacchino Rossini, Manu Lalli e l'incanto di Cenerentola

Torna al Maggio Musicale Fiorentino Cenerentola, il capolavoro rossiniano nel bellissimo allestimento firmato da Manu Lalli. Tra i protagonisti, Teresa Jervolino e Marco Filippo Romano

di Domenico Del Nero

Un lampo, un sogno, un gioco: Gioacchino Rossini, Manu Lalli e l'incanto di Cenerentola

Una favola in cui si sorride e qualche volta si ride di gusto, ma non senza un tocco di malinconia. Nacqui all’affanno, al pianto … inizia il grandioso rondò finale dell’opera, e se è vero che il coro rassicura tutto cangia a poco a poco, cessa alfin di sospirar … l’avventura di Cenerentola lascia un gusto dolceamaro ignoto ai precedenti capolavori buffi di Rossini

Stiamo infatti parlando della Cenerentola del sommo Gioachino Rossini, che da domani venerdì 20  settembre allieterà per 4 serate il pubblico fiorentino: il 20, 22 alle ore 15.30, 24 e 27 settembre alle ore 20.

Un graditissimo ritorno dell’edizione del 2018, allestita in occasione del 150 anniversario della scomparsa del grande pesarese, con la bellissima regia di Manu Lalli, la protagonista assoluta di Venti Lucenti che ha tratto il suo allestimento proprio da una edizione del 2017 per giovani e giovanissimi. La versione di Rossini, o meglio del suo bravissimo librettista Jacopo Ferretti aveva “razionalizzato” la vicenda, eliminando fate e cavalli magici e introducendo la figura di un burbero precettore del principe che si finge mendicante per meglio osservare le ragazze di buone famiglia e il loro ambiente. Manu Lalli con tocco leggero e davvero incantevole restaura invece alcuni elementi fiabeschi: fate che danzano, la pioggia di stelline brillanti e la zucca che si trasformerà in carrozza per portare Angelina alla festa dove incontrerà il principe. Nella fiaba rossiniana la matrigna è sostituita dallo spassosissimo don Magnifico, “intendente dei bicchier e presidente al vendemmiar”; Cenerentola non perde la scarpetta, ma è il furbo precettore Alidoro a organizzare la festa che le farà incontrare il principe, inscenando un falso incidente per permettere a lei di essere riconosciuta. La regista non rinuncia, tuttavia, anche ad un tocco più profondo, che del resto l’opera legittima ampiamente: “Cenerentola  è certo una fiaba (e in questa versione le suggestioni narrative della fiaba classica sono mantenute quasi per intero, dalla fata, alla zucca), ma è anche molto di più. Rossini scrive come uomo del suo tempo e ciò che scrive, pur senza un dichiarata intenzione edificante, risponde al sentire comune del tempo nel quale l’artista vive e lavora. È la storia del desiderio di un riscatto sociale che così tanto in quel momento storico l’Italia sta vivendo. Un desiderio di libertà, ma più ancora di rivendicazione di diritti, che in tutto il paese, come in casa del cattivo Barone, patrigno di Angelina, sono stati repressi dalla stupidità e dall’ignoranza”.  L’allestimento si giova delle magnifiche scene dipinte e gli elementi architettonici di Roberta Lazzeri e dai costumi fantasiosi ed eloquenti di Gianna Poli. Le luci sono di Vincenzo Apicella, riprese da Valerio Tiberi. Di tutto rispetto il cast vocale e strumentale: nella parte di Cenerentola/Angelina, il mezzosoprano Teresa Iervolino, con lei Patrick Kabongo (Don Ramiro), William Hernandez (Dandini), Marco Filippo Romano (Don Magnifico), Maria Laura Iacobellis (Clorinda), Aleksandra Meteleva (Tisbe), Matteo D’Apolito (Alidoro). Orchestra e coro del Maggio Musicale Fiorentino, direttore d’orchestra Gianluca Capuano, premio Abbiati come miglior direttore del 2022

 

Da Agatina a Cenerentola. La celebre fiaba, elaborata da Charles Perrault e dai fratelli Grimm, le cui origini sembrano però risalire alla Cina o all’antico Egitto, non fu portata per la prima volta da Rossini sul palcoscenico operistico: ci aveva già provato, senza successo,  Stefano Pavesi nel 1814 nientemeno che alla Scala, ma con scarso successo; mentre in Francia c’erano stati due opéras-comique, il primo nel 1759 e il secondo nel 1810, la Cendrillon  di Niccolò Isouard su libretto di Etiénne, che ispirò Jacopo Ferretti, il poeta destinato a scrivere il testo per Rossini, la cui Cenerentola andò in scena a Roma nel gennaio del 1817. Fatto curioso, si ripeté quanto accaduto con il Barbiere: fiasco iniziale e trionfo successivo.

La favola di Cenerentola, origini a parte, è una delle più note e universalmente diffuse; basti pensare che una studiosa inglese di folclore le ha dedicato un libro di ben seicento pagine in cui ne racconta qualcosa come 350 versioni, raccolte in tutti gli angoli del globo, India e Australia compresa.  E per i palcoscenici operistici fu Gioachino Rossini a darle gloria immortale, con quello che è considerato uno dei suoi capolavori buffi, per certi aspetti forse l’ultimo di questo genere del grande compositore.

Jacopo Ferretti, il librettista di Cenerentola,  (1784- 1852) è una figura di letterato che andrebbe forse riscoperta e considerata con maggiore attenzione: si formò come tanti nello stagnante ambiente dell’Arcadia (fu persino sottocustode nel  1806) ma proprio in Cenerentola sembra quasi volersi prendere la rivincita su tutta l’asfissiante folla di cagnoletti Tisbine  ( non per nulla le sorellastre di Cenerentola, perfetto prototipo di due oche fatue e giulive, si chiamano Clorinda e Tisbe, nomi  di repertorio nelle mielose svenevolezze arcadiche).  Più volte nella bellissima poesia del libretto, vera chicca anche da un punto di vista linguistico, si avverte una garbata parodia della maniera dell’Accademia  ( ad esempio nell’aria d’entrata di Dandini,  Come un’ape nei giorni d’aprile ). Un testo dunque di ottima fattura, che trasforma una favola in una commedia con una garbata -  ma a volte pungente -  satira di certe figure ormai  avvizzite dei suoi tempi, con un tocco che non sarebbe probabilmente spiaciuto all’ultimo Parini.  

E questo va tanto più a merito di Ferretti, in quanto il librettista poco o nulla sapeva della straordinaria genealogia del suo soggetto: si limitò a partire da Etienne, il quale si era a sua volta rifatto a Perrault. Il librettista francese aveva già ampiamente sfoltito l’elemento magico, ma Ferretti lo abolisce del tutto. Lo stesso Rossini del resto, come ricorda Luigi Rognoni, fu incontentabile con il librettista e volle tradurre la favola “ in una commedia realistica in cui i caratteri dell’epoca fossero puntualizzati e canzonati. Bisognava dunque far scomparire ogni elemento favolistico e incantatorio e trasformare Cenerentola in una buona ragazza, sentimentale ed ingenua, figlia di un nobile spiantato balordo ed ambizioso, sorellastra di due borghesucce pettegole e boriose, sposa infine ad un principe intelligente ed umano che vuole scegliersi la compagna della propria vita superando ogni pregiudizio e convenzione …”[1]

Questo fatto fu peraltro criticato da molti contemporanei di Rossini ma anche da critici successivi che non capirono la grande novità dell’opera: essa infatti costruita intorno alla protagonista che è un personaggio delicato e ingenuo; nulla a che vedere con la sfrontata Isabella dell’Italiana in Algeri. E come notava Fedele d’Amico, il senso di Cenerentola nasce proprio dal modo in cui l’ingenua bontà della protagonista gioca a confronto con l’elemento comico.

Per il resto non mancano certo i briosi concertati, le arie e i duetti “buffi”, un a strumentazione brillante e per certi aspetti ancor più raffinata che nel Barbiere : ma con qualcosa di completamente nuovo, un personaggio più approfondito psicologicamente e anche più “umano” rispetto ai precedenti, che si rivela sin dall’aria iniziale una volta c’era un re sino al rondò finale Nacqui all’affanno, al pianto.  E sicuramente l’arte del Maggio farà scaturite ancora la volta la magia straordinaria che solo Rossini riesce a dare.

GIOACHINO ROSSINI

LA CENERENTOLA

ossia La bontà in trionfo

 Melodramma giocoso in due atti

Libretto di Jacopo Ferretti

Edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro

In collaborazione con Casa Ricordi, Milano, a cura di Alberto Zedda

 Allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

 Don Ramiro                        Patrick Kabongo

Dandini                                William Hernández

Don Magnifico                  Marco Filippo Romano

Clorinda                               Maria Laura Iacobellis

Tisbe                                     Aleksandra Meteleva

Angelina (Cenerentola) Teresa Iervolino

Alidoro                                 Matteo D’Apolito

 

 Maestro concertatore e direttore GIANLUCA CAPUANO

Regia MANU LALLI

 Scene Roberta Lazzeri

Costumi Gianna Poli

Luci Vincenzo Apicella, riprese da Valerio Tiberi

ORCHESTRA E CORO DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

 

Assistente regia Chiara Casalbuoni

Figuranti speciali Lisa Baldi, Elena Barsotti, Ilaria Brandaglia, Maria Novella Della Martira, Alessandra Odoardi, Laura Pistolesi, Livia Risso, Sara Silli, Davide Arena, Andrea Bassi

Bambine/Fatine Margherita Pieri, Ludovica Simonetti

 In lingua originale

Con sopratitoli in italiano e inglese a cura di Prescott Studio, Firenze

  SALA GRANDE DEL TEATRO DEL MAGGIO

Venerdì 20 settembre 2024, ore 20 (abbonamento turno A)

Domenica 22 settembre 2024, ore 15.30 (abbonamento matinée)

Martedì 24 settembre 2024, ore 20 (abbonamento turno B)

Venerdì 27 settembre 2024, ore 20 (fuori abbonamento)

 

 

 

 

 



[1] Luigi ROGNONI, Gioacchino Rossini, Torino, Einaudi, 1977, p.87.

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