Politica desinenza in -A

Serracchiani, la deludente parabola di Debora

Da icona del nuovo a scudo dei privilegi della casta

di Madame de Stael

Serracchiani, la deludente parabola di Debora

Debora Serracchiani quando credeva nel nuovo

Fra le donne giovani e agguerrite che popolano lo scenario politico, Debora Serracchiani era sembrata, all’inizio, dotata di un gran potenziale di deflagrazione.

Aveva esordito con un intervento al fulmicotone, il primo giorno della primavera del 2009, all’assemblea dei circoli del Pd, dove aveva sparato alzo zero sulla politica stantia della dirigenza del partito, invocando la necessità di un new deal che trovava nella sua faccina fresca da brava ragazza d’altri tempi una sorta di specchio ideale.

Carina ma non vistosa, dolce ma non svenevole, semplice ma non trascurata, quel tanto di demodé sapientemente rinnovato da piccoli particolari che hanno fatto di lei l’icona femminile della sinistra a metà fra la seriosità bacchettona di Rosy Bindi e la grinta giuliva e stupefatta di Giovanna Melandri.

Il suo successo era stato immediato e pervasivo, ho sentito amici delusi dalla sinistra, per quanto fedeli, esultare per la new entry Serracchiani.

Serracchiani. Serracchiani. Serracchiani. Per un po’ di tempo era diventato sinonimo della nuova sinistra che si riscuoteva e ritrovava le proprie origini in un movimentismo giovane e deciso. Un mantra più che un cognome.

Su facebook il video di quel fortunato e grintoso intervento pare abbia avuto quasi 9000 consensi. 

I media iniziarono ad interessarsi di lei: prima la carta stampata italiana a cominciare ovviamente dall’«Unità»; poi quella internazionale, naturalmente «El País», la televisione la lanciò sul piccolo schermo grazie, ça va sans dir, alla sempre attenta e militante Daria Bignardi.

Tutti volevano quella sconosciuta attivista di partito che dimostrava la metà degli anni che parlava chiaro e sembrava avere idee precise per le quali battersi.

Così arrivò la candidatura alle elezioni europee, e con esse una valanga di voti con oltre 144.000 preferenza nella circoscrizione del nord-est di cui ben 73.900 nel suo Friuli.

Sulla scia di Debora Serracchiani  cominciarono ad acquistare fiducia nella propria generazione e nel proprio potenziale di rinnovamento altri giovani che andavano covando carriere più o meno brillanti, primo fra tutti quel Matteo Renzi che proprio all’inizio dell’estate di quello stesso 2009 diventava Sindaco di Firenze, sfidando gli apparati di partito che avrebbero voluto altri al suo posto (questo Renzi raccontava venerdì 28 ottobre a Lilli Gruber alla trasmissione Otto e ½ della 7).

Beneficiò dell’effetto Serracchiani certamente anche Giuseppe Civati  che portava in dote al partito un curriculum di tutto rispetto, compreso quello di brillante studioso di filosofia, e che insieme a Renzi nel giro di pochi mesi costituì il tandem dei cosiddetti “rottamatori” nel corso della convention fiorentina alla stazione Leopolda nel novembre del 2010.

(Curiose le coincidenze, Renzi organizza le sue convention di rottura sempre in prossimità o concomitanza con date particolari: la prima riunione alla Leopolda di Firenze, dove auspicò la rottamazione dei vecchi vertici del Pd, si era inaugurata il 5 novembre 2010, giusto 41 anni e un giorno dopo l’alluvione di Firenze del 1969; il 28 ottobre di quest’anno, giusto 89 anni dopo la Marcia su Roma del ’22, nuova assemblea di riottosi alla leadership del partito!)

Torniamo a Debora Serracchiani che ormai troviamo regolarmente nei talk politici del piccolo schermo, sempre carina, la frangiona, il visetto tondo sempre più spesso reso più accattivante dalle abili mani delle truccatrici televisive, ma è sempre lei, Debora Serracchiani.

E invece no, la Debora Serracchiani che osava contestare il partito e la sua politica è sparita, si è piegata alle esigenze del copione voluto dai capi al punto da difendere la casta oltre l’indifendibile.

Quando sabato sera alla trasmissione della 7 In Onda, uno dei rappresentanti del movimento Cinque stelle, le ha chiesto perché anche la sinistra non abbia votato la cancellazione del vitalizio dei parlamentari già per la legislatura vigente, rimandando il tutto alla prossima, la dolce Debora ha candidamente affermato che non era possibile.

Ha argomentato che i parlamentari ormai avevano pagato tre anni e mezzo di contributi di tasca propria (con i soldi nostri, ma lasciamo perdere) e intervenire avrebbe significato dover restituire loro quanto già speso!

Troppo caro!

Complimenti alla Giovane Serracchiani in un paio di anni ha capito perfettamente i meccanismi di autoconservazione dei privilegi della casta e offre il petto al nemico per difenderli.

Peccato che nessuno le abbia fatto presente la condizione di tutti gli italiani che , certo per necessità, si trovano con le regole cambiate mentre la partita è in corso e si dice loro che così vuole l’Europa per rimettere a posto i conti! E nessuno si pone il problema di restituire loro quanto sottratto dal cambiamento delle norme!

Addio dolce Debora che aveva fatto sognare, trasformata in funzionaria di partito non è più né interessante, né nuova.

Addio Serrachiani, forse il suo posto nell’apparato sarà garantito, ma gli italiani sono rimasti assai delusi

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    6 commenti per questo articolo

  • Inserito da Petra il 03/07/2013 18:16:10

    Ho solo tre parole: arrivista, spocchiosa, arrivista

  • Inserito da monicar il 23/03/2013 18:45:22

    Non è mai esistita politicamente: basta venir messi su un palco e pubblicizzati in tivù

  • Inserito da frankie il 01/06/2012 07:26:16

    assolutamente vero! Pensare che quando parlava( ai tempi andati) mi fermavo ad ascoltarla e mi dava speranza! Peccato, anche lei nel gorgo della casta!RIPROVACI, Debora!!

  • Inserito da Loredana il 18/04/2012 20:23:00

    Un gran bel ritratto di un altrettanto bel voltafaccia...sono stupefatta dalla faccia tosta della signorina descritta. L'articolo è vivace, scorrevole e il finale brillantissimo.

  • Inserito da GINNA64 il 04/11/2011 11:54:47

    Che bell'articolo,brava

  • Inserito da jusi81 il 02/11/2011 13:11:56

    approvo e approvo

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