Ma è proprio il Bel Paese?

L' Italia: una nazione di ricchi con tantissimi poveri

Le banche sono dei veri e propri assembramenti di aguzzini con la bava alla bocca, ma...

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L' Italia: una nazione di ricchi con tantissimi poveri

Povertà e ricchezza

Cari lettori di Totalità, cari Vincenzo, Angela, Bea, Loredana, Gabriele, Patrizia, Andrea, Valeria, Beatrice, Paolo etc… solo per nominare alcuni dei miei assidui sostenitori, potete tranquillamente compiangervi, astenervi dal lavoro, o meno preferibilmente togliervi la vita, ma l’esito, statene certi, non muterà: siamo nel bel mezzo di una fresca valutazione darwiniana dal punto di vista economico finanziario.

Chi resterà a galla, saranno quegli industriali, quei dipendenti, padri o madri di famiglia che in passato hanno avuto maggiormente la capacità naturale di calcolare e discernere il logico dall'insensato, il conveniente dall'inopportuno, e di agire in modo corretto e saggio.

Si salveranno quelle persone, quel gruppo, che negli anni sono riusciti a risparmiare, scongiurando l’uso del debito, limitandosi nelle spese, comportandosi da brave formichine. Gente o associazioni che investono nell’oggi, nel nuovo che sta affiorando, ponderando in modo diverso dagli altri, fuori dal coro.

Devo obbiettivamente dire che mi fanno veramente pena quei servizi televisivi il cui unico scopo è quello di suscitare la pietà dei telespettatori riguardo a giovani coppie che, proprio adesso, si trovano in gravi difficoltà per il mutuo contratto con le loro banche.

Piangevano disperati e ingiuriavano verso gli istituti di credito perché gli avevano inviato dei solleciti di pagamento per delle rate non coperte.

Le banche sono dei veri e propri assembramenti di aguzzini con la bava alla bocca,  –però- a questi giovani, mi sembra chiaro, nessuno degli impomatati Nosferatu bancari ha puntato loro una pistola alla tempia vincolandoli ad accendere muti trentennali a tasso fisso, nessuno li ha costretti a acquistare ratealmente un mega appartamento con attico e Suv nuova di pacca, mai nessuno li ha forzati a richiedere ed utilizzare, come fanno i benestanti, una carta di credito con plafond revolving, fino a 3.000 o 5.000 euro, per comprare la televisione 52 pollici lcd o per andare in vacanza a rate alle Maldive d’inverno.

Beh, signori miei, questi proprio non li reggo; troppo facile prendersela con le banche. Che si arrabbino con se stessi, dunque!

Soluzione non difficile, vero, contrarre un debito cosiddetto facile, senza aver mai risparmiato una lira, ehm un euro, per i casi di emergenza. Il difficile viene dopo quando c’è da restituire il valsente che non ci appartiene, allora sì che cominciano i grattacapi.

A livello imprenditoriale la questio è ancora peggiore: ora si vede, realmente, chi è riuscito a capitalizzare la propria ditta , arrivando anche a cederla per ritirarsi dal mercato di orientamento primitivo, iniziando un nuovo lavoro o addirittura aprendo una nuova azienda in tutt’altro campo professionale.

Radio, televisioni, giornali quasi ogni giorno ci parlano di sempre più persone che si suicidano poiché hanno perso il proprio lavoro o perché la loro azienda sta fallendo.

Siamo di fronte a episodi di vera e propria cronaca nera, che –ahimè- non tenderanno a diminuire finché una nuova mentalità non verrà in soccorso dell’attuale.

Sicuramente, non stiamo parlando di qualche mese e poi tornerà a risplendere l’arcobaleno, no, siamo solo all’inizio.

Dovrà esserci una metamorfosi epocale nel mondo del lavoro, in quello degli industriali, e nel procedimento di come pianificare la nostra vita, sia a carattere familiare, pensionistico e welfare.

Molti di noi, io per primo, dal punto di vista psicologico, siamo ancora immaturi a metabolizzare quanto sta accadendo in questo periodo.

 Il motivo deriva esclusivamente dal Paese in cui viviamo, che sempre è stato trattato come un immenso magnaccia, sfruttando e proteggendo, abituandoci il più delle volte ad essere difesi e aiutati per determinate richieste o vari stati di malessere.

Prima, diciamolo, lo faceva male, ma lo faceva; quasi mai in tempo, quasi mai rispettando certe pretese, ma alla fine rispondeva.

Oggi, invece, che la Res Publica è obbligata a limitare il suo intervento a supporto del tessuto sociale, deve ingranare la marcia indietro in merito ad uno stato che ieri, in qualche modo, ci proteggeva; e noi, percepiamo che da protettore sta diventando un vero e proprio sfruttatore.

Un consiglio?

Cominciamo subito, da oggi, a cercare di entrare in sintonia con questo mutamento storico, e come lavoratori, come imprenditori facciamoci metabolizzatori  che solo noi, con le esigue  possibilità, il nostro ingegno, estro creativo e i nostri pur piccoli risparmi, potremo reggere questi tempi di tensione e di aggiuntivo restringimento economico.

Credetemi, non esisterà mai più quella trasparenza, appena opacizzata, che ha diversificato la realtà dei nostri genitori: quanto, di poco, è stato loro assicurato ora lo dovranno scontare proprio i figli con enormi privazioni, sopravvivendo in  uno stato di sfiducia e malessere continui.

Non sperate nella politica, sia presente – i Bersani, gli Alfano, i Casini-,  sia futura – i grillini, i Renzi, i Vendola- per uscire dal cunicolo di tenebre: ora ci siamo e ne usciremo con grandissime difficoltà, se mai ne usciremo.

Iniziamo, pertanto, a socializzare sull'imago che L’Italia proietterà tra un decennio: la grande quantità della cittadinanza adattata a uno stato di povertà persistente, con condizioni salariali rasoterra, enorme ostilità sociale accresciuta dall’esistenza di manodopera straniera, con una media-grossa cavità del paese molto ricca e benestante.

Praticamente una vera e propria equiparazione al modello sudamericano degli anni settanta: tanti poveri e pochi ricchi.

Questo è ciò che sarà. 

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