Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Gli eventi degli ultimi giorni in Medio Oriente non sono che l'annuncio di tempeste future, che si stanno verificando man mano che la democratizzazione dell'uso dei media in Occidente si incontra con il risveglio politico nel mondo arabo.
Sicuramente furono i figli di Facebook, ormai emarginati, che iniziarono la primavera araba, nella quale si liberarono voci e azioni anti-occidentali a lungo tempo represse dai soprusi della tirannia.
E ora è arrivato il turno di YouTube a scuotere la regione. Un trailer di 14 minuti di un film intitolato L'innocenza dei musulmani, trasmesso l’11 settembre o, come molti traducono, il Giorno del Giudizio di "Maometto", ha provocato deliranti fiammate in tutta la zona con la sua diffusione via internet.
Questo, volenti o nolenti, è il nostro nuovo mondo, dove nessuno controlla niente: né l’Occidente controlla i suoi social network, né i governanti arabi controllano i suoi sudditi. Il risultato è la produzione di una miscela combustibile.
Qualsiasi riproduzione, sia a buon mercato o costosa, dagli home video di cani e gatti ai film porno e blasfemi, possono andare sulla rete senza che nessuno controlli o modifichi il contenuto. In Medio Oriente, oggi, i gruppi anti-occidentali sono tollerati, o perché la maggior parte, tra cui i nuovi leader, condividono le loro opinioni o perché i nuovi stati democratici non hanno ancora stabilito il loro monopolio della violenza, che è ciò che dà loro la vera sovranità.
I vecchi guardiani del potere che garantivano la stabilità, dai seri Walter Cronkites che avevano il controllo editoriale degli antichi mezzi di comunicazione, fino agli Hosni Mubaraks che esercitavano la repressione, sono stati abbattuti, benché ci siano stati deboli tentativi di recuperare il potere: il presidente della giunta dei capi di Stato maggiore degli Stati Uniti che ha ai suoi ordini la maggiore flotta di portaerei e bombardieri strategici del mondo, pregò insistentemente il pastore della Florida che aveva messo in circuito il video di cessare la sua irresponsabile azione.
I conflitti del futuro vedranno, dunque, gli abbondanti traffici culturali dell'economia mondiale dell'informazione scontrarsi con la scarsità di risorse o l'invasione di territori.
Attualmente coesistono valori contraddittori, in una piazza pubblica comune creata per un commercio più libero, quali la diffusione della tecnologia e la portata planetaria dei mezzi di comunicazione.
Solo in un mondo simile è possibile che una provocatoria caricatura danese o un patetico video su Maometto, in YouTube, infiammino di rabbia omicida i deliranti devoti e mobilitino i militanti negli angoli più distanti del vasto mondo islamico.
Unicamente in un mondo così è possibile dare alle autorità cinesi il potere di imbavagliare l'artista Ai Weiwei per averlo scoperto in contatto con il mondo attraverso Twitter.
Solo in un mondo simile il Vaticano può permettersi tutti gli sforzi immaginabili per convincere il pubblico delle sale cinematografiche che Il codice Da Vinci non è la verità eterna e assoluta.
Questa piazza pubblica globale è il nuovo spazio del potere, nel quale le immagini competono e le idee si discutono; ove si convincono o meno le persone e se ne stabilisce la legittimità.
E 'una zona di attrito e di fusione, in cui è costruito il bene comune cosmopolita di questo secolo.
L'invio di navi da guerra cariche di armamenti nella regione non può diminuire quello che hanno fatto Facebooke YouTube con i loro messaggi.
Né le rappresaglie militari, né nuovi attacchi violenti contro missioni diplomatiche potranno cancellare la realtà di ciò che è sacro per gli Stati Uniti - libertà di espressione, compreso il sacrilegio-, e quello che è sacro per il mondo musulmano- la sua fede- ; valori opposti che generano battaglie in uno stesso terreno virtuale.
Non si tratta solo del caso più recente di disprezzo verso la fede musulmana, ma si estende a tutto il messaggio della globalizzazione del modello occidentale.
Se è vero il credo americano "rispetta tutte le religioni", va pure ricordato che coloro che odiano l'Islam o non rispettano altre religioni hanno la piena liberà di esprimersi contro. La buona fede e la malafede hanno gli stessi diritti nella nostra cultura mediatica democratizzata.
Anni prima che Osama Bin Laden pensasse di attentare alle Torri Gemelle a New York, Akbar Ahmed, intellettuale pachistano ed antico ambasciatore del suo paese nel Regno Unito, captò la mentalità di assedio che attanagliava il mondo islamico.
Dopo un esteso viaggio per i villaggi più remoti della frontiera tra Afghanistan e Pakistan nella quale zona nacquero i talebani, raccontò che i musulmani devoti avevano la sensazione che "non esistesse oramai nessun scampo, nessun rifugio, nessuna fuga, nessun pertugio dove nascondersi dal demonio dei mezzi di comunicazione occidentali”, che vennero ribattezzati truppe di assalto di "Occidente."
“Sento”, scrisse Akbar, “che quanto più tradizionale è una cultura religiosa come la nostra, tanta più pressione viene esercitata affinché essa ceda all'agnosticismo ed il laicismo della civiltà globale sorta in Occidente”.
Akbar aveva immaginato di aver sentito o letto “ qualcosa di simile nel 1258, quando i Mongoli si erano riuniti alle porte di Baghdad per schiacciare una volta per tutte l'impero arabo. Solo che questa volta, la decisione sarà definitiva. Se l'Islam conquistato cade, non ci sarà più possibilità di tornare indietro. "
Per ottenere una parvenza di stabilità, in questo nuova tipologia di mondo selvaggio, occorrerà sfruttare al meglio l’abilità politica dei leader di tutto il mondo.
L’Occidente non ha l’intenzione di rinunciare alla difesa della sua libertà di espressione, siano I Versetti Satanici di Salman Rushdie o il video L'innocenza dei musulmani.
I musulmani, a loro volta, non parleranno mai di abdicare, né i moderati né gli estremisti, per la difesa della fede del suo Messaggero.
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