Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Pino Rauti
Figura storica della destra italiana, segretario del MSI all'inizio degli anni '90 e strenuo oppositore della svolta finiana di Fiuggi, è scomparso questa mattina a Roma Pino Rauti, da molti definito il “Gramsci di destra”. Tra poco più di due settimane avrebbe compiuto 86 anni. Ancora ragazzino, a sedici anni, Rauti si arruola nella Repubblica sociale e alla fine del 1946, quasi 20enne, partecipa alla fondazione del Movimento Sociale Italiano, di cui diventerà segretario nel 1990. Nei primi anni Cinquanta contribuisce a dare nuovamente vita all'organizzazione neofascista che rispondeva alla sigla Far, Fasci di Azione Rivoluzionaria, con Giorgio Almirante e l’ideologo Julius Evola.
Con la fine del processo, si conclude definitivamente l'esperienza dei Far. Nel 1954, dopo la vittoria dei dirigenti “in doppiopetto” e la nomina a segretario di Arturo Michelini, Rauti dà vita al centro studi Ordine Nuovo. Dopo appena due anni, Ordine Nuovo esce dal Movimento Sociale italiano. Arriverà ad avere dai 2.000 ai 3.000 iscritti. Negli anni '60 e '70, il nome di questa organizzazione verrà utilizzato per rivendicare una serie di attentati, ai quali Rauti si dichiarerà sempre estraneo.
Con l'arrivo di Giorgio Almirante alla segreteria del Msi, Rauti rientra nel partito assieme a un gruppo di storici dirigenti. Il 14 dicembre 1987, al XV congresso del partito a Sorrento, raccoglie quasi la metà dei consensi per l'elezione a segretario, insieme alla corrente di Beppe Niccolai, ma viene battuto da Gianfranco Fini, sostenuto dal segretario uscente e padre nobile del partito Giorgio Almirante, ormai gravemente malato.
Nel 1990 Rauti arriva alla guida del MSI al congresso di Rimini, appoggiato dalla componente di Domenico Mennitti, e battendo Fini per la segreteria, ma non riesce ad arrestare l'emorragia di voti dovuta alla morte di Almirante. Dopo la sconfitta alle amministrative e alle regionali in Sicilia del 1991, il Comitato centrale del partito - con un blitz interno - lo destituisce riconsegnando la carica a Fini.
Europarlamentare dal 1994 fino al giugno 1999, Rauti si oppone alla svolta finiana di Fiuggi che decretò la trasformazione del principale partito della destra italiana in Alleanza Nazionale, uscendo sostanzialmente dall'alveo dei partiti anti-sistema tra i quali era stato protagonista nella Prima Repubblica. Dopo la svolta di Fiuggi, Rauti fonda insieme ai senatori Giorgio Pisanò e Cesare Biglia e al deputato Tommaso Staiti di Cuddia il Movimento Sociale Fiamma Tricolore, dopo che una sentenza del Tribunale Civile di Roma impedisce ai rautiani di appropriarsi di nome e simbolo storici del MSI-DN.
Suocero del sindaco di Roma Gianni Alemanno, Rauti, alla guida del MS-FT, è stato anche candidato alla carica di primo cittadino capitolino alle amministrative del 1997.
Con Rauti muore un intellettuale di razza, un grande animatore politico, promotore di una stagione di rinnovamento tanto dentro il partito, quanto nell’area della destra italiana. Fu il padre di mozioni congressuali come “Linea futura” (1977), “Spazio Nuovo” (1979 e 1982) e “Andare oltre” (1987), lanciò il quindicinale “Linea”, e organizzazioni parallele, dal Movimento giovani disoccupati, ai Gruppi Ricerca Ecologica, e sostenendo i Campo Hobbit fu riferimento delle nuove generazioni del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del partito.
Con Rauti la destra italiana perde il più grande interprete della destra vista con gli occhi e le ragioni fondative che furono di sinistra. “Gianfranco Fini a Fiuggi – disse dopo lo storico Congresso - non ha deviato di una virgola dalle sue idee di sempre. Fini ha semplicemente ammesso pubblicamente quello che noi abbiamo sempre sostenuto, e cioè che il 'fascismo di destra' non e' fascismo, e non lo e' mai stato”.
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