Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
Mahmud Abbas felice dopo la votazione ONU
Ieri sera si è svolta una votazione storica nel cuore delle Nazioni Unite.
Mahmud Abbas non si è risparmiato in effusioni e grandi abbracci per celebrare la benedizione che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha concesso all'Autorità Nazionale della Palestina che da oggi passerà alla condizione di 'Stato osservatore non membro' di questo organismo, abbandonando così lo status di 'entità osservatrice' che ostentava finora. Il piano del presidente palestinese, che da mesi non ha esitato nelle sue intenzioni, ha ricevuto il pieno supporto: 139 voti a favore contro solo nove voti negativi e un totale di 41 astensioni.
"Ci auguriamo che la bandiera palestinese possa sventolare quanto prima dall'edificio delle Nazioni Unite", ha detto l'ambasciatore palestinese visivamente eccitato, Riyad Mansour, dopo una votazione che, ha inviato un "messaggio chiaro" al Consiglio di sicurezza, quello di consentire alla Palestina di esistere quale "stato membro a pieno titolo" .
La risoluzione approvata, ribadisce il diritto al popolo palestinese di "auto-determinazione e indipendenza in uno stato, la Palestina, a partire dai confini del 1967."
Mansour ha espresso la "necessità urgente" di riprendere e accelerare i negoziati per un accordo di pace "giusta, durevole e globale" sulla base delle risoluzioni delle Nazioni Unite, i principi di Madrid e la road-map del Quartetto (Stati Uniti, Unione europea, Russia e Nazioni Unite) per la risoluzione delle questioni in sospeso: "Gerusalemme, i rifugiati, gli insediamenti, i confini e la sicurezza."
Mentre la delegazione dell'OLP, con Abbas davanti, celebrava un risultato puntellato grazie all'intensa ronda di contatti mantenuti negli ultimi giorni, i membri della sezione ebraica rimanevano in silenzio.
E’ bastato, solo vedere il viso dell'ambasciatore d'Israele Ron Proson che, con un gesto serissimo e di profonda delusione, ha fatto capire che non aspettava altro di potere abbandonare l'auditorium.
Minuti prima, Proson , aveva insistito nel dire che concedere il nuovo status alla Palestina "era un grave errore" e che l'OLP dava "la schiena alla pace."
"Non c'è risoluzione che strappi dalla terra i lacci del nostro paese con la Terra d'Israele", ha affermato con veemenza dal leggio. Ma, si è capito subito che il suo discorso è risultato sterile: soli otto paesi, infatti, hanno appoggiato la sua posizione. Uno di questi gli Stati Uniti, alleato naturale, mentre Germania e Regno Unito hanno preferito non invischiarsi ed hanno optato per l'astensione. L’Italia ha votato a favore della Palestina, alienandosi Israele e inevitabilmente l’America di Obama. Washington, poi, ha chiesto di ritornare alle negoziazioni dirette e "non cadere nelle provocazioni Medio orientali, di New York o di qualunque altra parte del mondo."
Da parte sua, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha detto che è "più che mai urgente che la comunità internazionale e gli sforzi delle parti rafforzino la pace, e di non perdere questa nuova opportunità " e ha ribadito l’ urgenza di risolvere le questioni in sospeso attraverso negoziati diretti. La risoluzione di oggi ha avuto il sostegno di un certo numero di paesi dell'Unione europea, fra cui Francia e Spagna in testa.
L’America Latina ha votato in massa a favore, con l'eccezione di Panama, che ha deliberato contro, e la Colombia, Guatemala e Paraguay che si sono astenuti. Dopo la conferma del nuovo stato, la Palestina avrà accesso ad altre agenzie del sistema delle Nazioni Unite, come è successo l'anno scorso con l'UNESCO, a tribunali internazionali e alla Corte penale internazionale (CPI).
“Finché Israele non commetterà atrocità e partorirà altri insediamenti, non ci sarà la necessità di andare in nessun lato, ma se continuano a violare le leggi internazionali agiremo", ha dichiarato dopo la votazione il primo ministro palestinese, Salam Fayyad, quando gli hanno chiesto se l'ANP porterà Israele davanti ai tribunali internazionali.
Il rappresentante palestinese delle Nazioni Unite aveva già avvertito, in questa settimana, che “c'è la volontà di negoziare”, ma aveva anche aggiunto che "non siamo stupidi, e se non ci sono gesti di Israele, l'ANP non terrà le maniin mano e prenderà in considerazione tutte le opzioni anche quella di affrontare il caso del possibile avvelenamento di Yasser Arafat, davanti alla CPI.”
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