Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
I Grand Hotel Carceri d’Italia, sono diventati i luoghi più orrorifici della nostra penisola.
Una specie d’ imbuto, ove ogni cosa cambia nome, i colori si sbiadiscono giorno dopo giorno e il proprio destino non ha più valore alcuno.
E’ il luogo delle anime deambulanti, ove il non esistere la fa da padrone, e la rabbia e l’odio sono spesso compagni della morte.
Il carcere non rieduca è da anni che sociologi, psicologi e cervelloni vari lo dicono a voce alta, però all’interno del suo sistema si regredisce sempre più nel buio profondo della dimenticanza.
Non il buio di una pena da scontare, o di errori da correggere, ma una sorta di oblio dal quale non si trova uscita, se non attraverso certune drammatiche cifre che a conoscerle fanno drizzare i capelli in testa.
Spazi che dovrebbero servire alla riabilitazione dell’individuo e soprattutto alla sua rieducazione, ma che invece si trasformano giornalmente in luoghi di morte.
Molti periscono, perché straziati dal dolore e dal totale abbandono, togliendosi la vita; altri d’infarto, come a Viterbo tempo fa, poiché nonostante i tremendi dolori al petto non vengono considerati e portati in strutture adeguate.
Il tutto, nel trionfo
della più irragionevole malagiustizia, o malasanità politica, tanto, il risultato
finale non cambia.
I deambulanti puniti, quasi sempre, sono soli in tali posti, ove ogni diritto è
quotidianamente calpestato, da strutture insufficienti e agonizzanti, ormai
famose in tutta Europa.
I suicidi, non si
contano più, e quando sembrano troppi si fanno passare per morti naturali.
Le galere sono sovraffollate da decenni, e tal lacuna si ripercuote sul mandato
educativo e riabilitativo dell’istituto, e di conseguenza sulla qualità
pessima, della vita giornaliera, che si garantisce ai carcerati, sul loro stato
fisico e mentale.
Per non parlare, poi, dei tantissimi tentati suicidi, e dei suicidi di stessi agenti di polizia carceraria, ammantati tutti da un ipocrita e ancora più inquietante silenzio.
Per vivere, non da clienti di alberghi, ma normalmente, basterebbe esistessero cose che da anni sono alla portata elementare dell’uomo, quali l’igiene, la sicurezza, la vivibilità, che venendo a mancare portano immancabilmente al turbamento, alla depressione e all’unica via di salvezza: la morte!
Servirebbero, insomma, mirati interventi che si prodigassero nel recupero dell’anima del carcerato, evitandogli disagi e garantendogli un sostegno continuativo di riabilitazione.
Una delle tante storture giuridiche della Magistratura tutta, invece di divertirsi con il pallottoliere a comminare paritari anni di pene indifferentemente se uno è un assassino o un truffatore, è quella di far rispettare non solo le condanne inflitte ma anche far onorare l’unico rimanente vessillo del Paese e, cioè, la Costituzione, ove all’articolo 13 spiega con profondità d’intento “ che è punita ogni violenza fisica e morale commessa sulle persone comunque sottoposte a restrizione di libertà”.
Quindi, miei cari tenebrosi togati, per migliorare le cose basterebbe leggere tale articolo e, soprattutto, applicarlo, subito dopo la vostra gioiosa festività della condanna.
Inserito da Loredana il 18/02/2013 17:23:58
Sento parlare da molti anni, anche grazie al partito dei Radicali, delle spaventose condizioni delle carceri italiane, che sono molto più simili ad una riedizione nostrana e terrena dell'Inferno di Virgilio, piuttosto che ad un luogo dove si paga per il proprio crimine, ma si viene anche riabilitati e rieducati (so che la parola è brutta e rievoca associazioni di pensiero molto negative), perché poi è necessario uscire e reinserirsi nella vita. Pare, invece, che chi entra in carcere lì debba rimanere, marchiato a vita, come se gli avessero impresso davvero nelle carni il simbolo della prigione. Più leggo delle "imprese" al negativo, naturalmente, dei magistrati italiani, più mi convinco che siano loro i nuovi uomini neri, gli spauracchi che incutono terrore agli adulti, più che ai bambini. Vogliamo pensarci UN PO' prima di eleggerne uno a Premier?
Inserito da BEA il 18/02/2013 16:42:21
ancora un capolavoro, complimenti. Non c'è niente da aggiungere, non conosci uno o piú togati a cui mandare quest'articolo? O a qualche magistratura...Sarebbe l'indirizzo giusto.
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