Editoriale

Se il turismo diventa una spesa insostenibile... per il Ministero

La Brambilla si è data tanto da fare solo per spendere soldi inutilmente

Steve Remington

di Steve Remington

uesto è un Paese che potrebbe, e dovrebbe, poter vivere - addirittura crescere e prosperare – di turismo. Se solo considerassimo questo settore un’industria e non un’appendice di una economia  basata su un capitalismo d’accatto dove pseudo-imprenditori vendono il fumo ai mercati e si prendono il Colosseo come brand (imperatori e gladiatori si rivoltano nella tomba) avremmo sicuramente qualche punto di Pil in più e qualche decimale di spread in meno.

Invece l’unica cosa che siamo riusciti a fare è quella di far restare il turismo un feudo degli assessori regionali, vogliosi di girare il mondo a spese del contribuente – l’escursionismo politico è sempre vivo e vegeto e lotta contro di noi – avanzando sui mercati in ordine sparso, che più disordinato di così non si può.

A dare un’ulteriore mazzata ad un settore, rubricato dagli economisti alla Giulio Tremonti – a proposito che fine ha fatto? – alla voce imprese artigiane, ha contribuito l’ex ministro Michela Vittoria Brambilla, la quale di tutto si è occupata fuorché sostenere le imprese del settore.

Spettacolare, per non dire ai confini della realtà, l’iniziativa dell’estate scorsa quando pensò bene di dare un contributo a quanti sarebbero andati a Lampedusa a fare le vacanze. Per ottenere il sostegno economico, elargito al turista non agli operatori dell’isola si badi bene, era necessario compiere un complicatissimo iter burocratico sul sito del ministero al termine del quale si otteneva il rimborso di circa il 40% del costo sostenuto. Bello, bellissimo, ma impossibile. Insomma un vero flop. L’iniziativa venne presentata a Palazzo Chigi, assieme al sottosegretario Paolo Bonaiuti, nel bel mezzo dell’emergenza sbarchi e finì dove doveva finire: nelle brevi di tutti i quotidiani.

E lo Stato, come sempre, paga. E pagherà ancora visto che l’ex ministro Crudelia Salmon (by Dagospia e Travaglio) ha dimostrato una formidabile capacità di spesa. Nel 2010, per esempio, è riuscita a far lievitare il budget del suo ministero da 600 mila a 15 milioni di euro, ma ha anche sapientemente messo a segno una serie di iniziative fallimentari, come il portale Magic Italy, costato la bellezza di 10 milioni.

L’ultima eredità passiva, con la quale sta facendo i conti il suo successore, Piero Gnudi, è un giornale del turismo online che, secondo indiscrezioni, dovrebbe costare 4,5 milioni di euro. L’inaugurazione vera e propria non c'è ancora stata, tanto che il neo ministro pare intenzionato a stoppare tutto, essendoci di mezzo anche un ricorso al Tar. Ma alcune voci di spesa sono già state impegnate e il ministero non può tirarsi indietro.

E dire che il vizio di sprecare denaro pubblico la rossa Michela già lo aveva manifestato in qualità di “pasionaria pidiellina” con il mega flop della Tv della Libertà, lanciata a sostegno dei suoi circoli e poi abbandonata con 19 milioni di euro di debito. Ripianati, si dice, dal Cavaliere.

Sul tavolo del neoministro c’è anche il dossier sull'Enit, l'agenzia nazionale del turismo. Commissariata nel luglio del 2009, dallo scorso settembre ha un nuovo consiglio di amministrazione che, però, non è mai stato convocato. Insomma, un disastro totale.

Eppure di turismo si continua a parlarne poco e male, quando  servirebbero ragionamenti seri e pacati, magari la realizzazione degli stati generali del settore, in modo da inquadrare fenomeni come la tassa di soggiorno nel loro giusto contesto. Al di là del contingente, il momento delle improvvisazioni, e degli improvvisati nei posti sbagliati, e davvero finito. Altrimenti saremo davvero costretti ad emigrare. E non per diletto.

Piaciuto questo Articolo? Condividilo...

Inserisci un Commento

Nickname (richiesto)
Email (non pubblicata, richiesta) *
Website (non pubblicato, facoltativo)
Capc

inserisci il codice

Inserendo il commento dichiaro di aver letto l'informativa privacy di questo sito ed averne accettate le condizioni.