E chi me lo fa fare?

Trentenni e passa ancora tra le mura domestiche

E’ sempre più complicato 
disfarsi delle abitudini assorbite sin dall’infanzia e proseguite con l’adolescenza

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Trentenni e passa ancora tra le mura domestiche

Potremmo citare molte storie riguardo al fenomeno sempre più esteso degli ultra trentenni e passa, che continuano a vivere con i familiari e sui quali ormai da tempo stanno dibattendo studiosi di economia, esperti di diritto di famiglia, psicologi.

In Italia, infatti, a differenza di altri paesi europei, i figli rimangono sempre più a lungo nella casa che gli ha visti crescere, aspettando, con disinteresse, la concretizzazione di una personale pianificazione di vita indipendente.

Lo status dell’adulto non coinvolge solo se stesso, ma l’intiera famiglia: anche i genitori propendono affinché il figlio resti con loro.

Il più delle volte, il tutto si esprime in una reciproca convenienza: fa comunque piacere avere i figli intorno tra le quattro mura, i quali si sentono molto più rassicurati nel proseguire ad abitare una casa in cui, forse egoisticamente, hanno ben poche responsabilità, con l’aggiunta di incrementare il proprio reddito senza le spese da pianificare di un’abitazione propria o in affitto.

Vengono alla luce elementi molto significativi, del perché questi giovani adulti preferiscano continuare a vivere tra le mura genitoriali.

In primis, la mancanza di uno stipendio che permetta una vita da single o da sposato, che ben presto però porterà alla luce una mera considerazione di pura venalità: la fobia di cominciare ad assumersi obblighi strettamente personali.

E’ sempre più complicato 
disfarsi delle abitudini assorbite sin dall’infanzia e proseguite con l’adolescenza.

E moltissimi genitori tendono a favorire questa latitanza di desiderio di autonomia sin dai primi anni del figlio.

Difatti, i figli vengono percepiti sì come adulti, ma ancora bisognosi di aiuto e protezione dal mondo esterno.

Tutto considerato, se tali adulti coabitassero con amici o partner, non potrebbero esigere che essi raccattino le cose che lasciano bellamente in giro, che preparino i pasti, o che vengano mantenuti di sana pianta: sarebbero obbligati a fare la loro parte, impegnandosi materialmente.

Da ciò, la vita con il babbo e la mamma è egocentricamente molto più facile e, aggiungerei, serena, in quanto basterà dare un minimo di contributo al trend familiare, come mantenendo pulita la camera da letto, dando qualche euro mensilmente e via dicendo.

Ma, non tutti i genitori la pensano così. Ve ne sono di quelli che, continuamente, denunciano la tirannia di figli scapestrati, egoisti, deconcentrati, annoiati, pronti solo a esaudire le loro necessità.  

Sono i trentenni e i quarantenni (meno) che vorrebbero studiare giurisprudenza a vita, a cui non piace un posto di lavoro da impiegato e, men che meno, da netturbino; coloro che vivono in attesa di una chiamata dal Grande Fratello, o che giocano settimanalmente il Super Enalotto; persone che non pensano d’invecchiare mai anzi, persone che pensano molto poco, tanto a farlo per loro ci sono i genitori.

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    3 commenti per questo articolo

  • Inserito da beatrice il 25/03/2013 15:55:20

    Il discorso è complesso, ma sicuramente sono state esposte molte verità: la paura delle responsabilità, il peso della gestione economica e pratica della casa. A questo si aggiunge la difficoltà a diventare autonomi economicamente: senza l'aiuto dei genitori spesso non si riuscirebbe ad andare avanti. Anzi, vista la crisi economica e la marea di nuovi disoccupati, non è raro vedere interi nuclei familiari, prima indipendenti, tornare nella casa genitoriale, e vivere tutti sotto lo stesso tetto: nonni, genitori e figli. La pensione dei familiari più anziani diventa, tristemente, l'unica fonte di sostentamento

  • Inserito da Loredana il 25/03/2013 12:21:51

    ...così si alimentano anomalie a non finire. Adulti che non diventano adulti, e genitori che non trovano altre dimensioni se non quella di genitori, per continuare a preoccuparsi di qualcuno, e per colmare il proprio vuoto interiore. Conoscevo qualcuno che non si decideva a lasciar andare il proprio figlio, in tutti i sensi, per non dover restare da solo in casa con il coniuge. Il figlio diventava giustificazione e paravento. Forse dobbiamo rivedere qualcosa nelle priorità e nell'educazione...

  • Inserito da maramartini il 25/03/2013 11:59:39

    visti i tempi, non gli resta molto da scegliere... e speriamo che le "mura domestiche" reggano!

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