Ora i due Corsari si ritroveranno lassù

Si è spento Enzo Jannacci dopo una lunga lotta contro il cancro. Con lui muore una parte della poesia milanese

Lo piange l’Italia tutta perché, sebbene sempre ben schierato politicamente, ha saputo farlo in maniera elegante e pungente senza urlare o maledire come è di moda oggi

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Si è spento Enzo Jannacci dopo una lunga lotta contro il cancro. Con lui muore una parte della poesia milanese

Le canzoni di Enzo Jannacci, non proprio tutte orecchiabilissime, sono state per molti colonna sonora della propria gioventù.

Anni, i suoi, di professione ad alti livelli e sempre oltrepassando i confini che gli altri si guardavano bene di non fare.

Moltissimi dei suoi dischi, alcuni veri e propri cult, lo ricordano come vero e primo pioniere del rock all’italiana, unitamente a Bobby Solo, Giorgio Gaber, Celentano e Little Tony.

Il suo alter ego, per più di 40anni, è stato Gaber con il quale ci ha fatto apprezzare una Milano che da anni non esiste più: quella del dialetto strettissimo, della nebbia, dei bar fumosi, avvolta sempre dalla foschia, ma anche da un velo di romantica malinconia, gremita di personalità curiose e poetiche allo stesso tempo; una città con il cuore pulsante del lavoro ma non ancora definibile metropoli.  

Per molti Jannacci era Milano e, lui, si rispecchiava in Gaber proprio perché anch’egli rappresentava in pieno i pregi e i difetti di questa città.

Infatti, alla sua morte proferì solo poche parole: “ Mi è morto un fratello” .

Lo piange l’Italia tutta perché, sebbene sempre ben schierato politicamente, ha saputo farlo in maniera elegante e pungente senza urlare o maledire come è di moda oggi.

Lo piangono, in particolar modo, Cochi e Renato, Dario Fo, Ornella Vanoni, Diego Abatantuono, Massimo Boldi, Paolo Rossi, Teo Teocoli, Franca Rame, Celentano, Fabio Fazio che lo ebbe nel 2011 ospite della sua trasmissione contornato da tutti questi amici.

Qui vedemmo un Enzo diverso, ove si notava oggettivamente che non stava bene, ma continuava a cantare e suonare insieme al figlio Paolo.

Personalmente più di una volta lo avevo definito un vero e proprio genio, ove i suoi pensieri erano poesia allo stato puro e il suo modo “strano” di cantare mostrava tutta l’originalità del personaggio.

L’unico difetto che potevo imputargli era quello di essere tifoso sfegatato del Milan, e insieme a lui, amavano i rossoneri, cementando ancor più la loro amicizia, i vari Renato Pozzetto, il mitico giornalista Beppe Viola, Teo Teocoli e altri ancora.

E allora, sapete cova vi dico? Se oggi vincerà il Milan sarà bello, anzi più bello, di una vittoria dell’Inter.

E’ stato uno dei più grandi protagonisti della canzone italiana del dopoguerra.

"Vengo anch'io, no tu no" è conosciuta nel mondo intiero, quasi come “Volare” e “ El portava i scarp del tennis” un pezzo bellissimo di rara poesia, "Ci vuole orecchio", "E la vita, la vita" scritta con Cochi e Renato, "Quelli che" e molte altre ancora sono veri e propri capolavori musicali.  "

Laureato in medicina, passava da esame coronarico al cabaret, dal teatro alla forma scritta impegnata e tutto impregnato di quel dialettismo che amava come la sua città.

I Due Corsari della musica nostrana ci hanno lasciato.

Dopo l'addio a Giorgio Gaber nel 2003, ora ci apprestiamo a salutare il grande amico Enzo Jannacci, che si è spento ieri sera, a causa del cancro.

I poveri e gli emarginati, oltre alla sua Milano, sono sempre stati nel cuore e nei pensieri dell’uomo, gli ultimi erano i protagonisti delle sue canzoni mentre lui rimarrà primo e indelebile nei nostri ricordi.  

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    1 commenti per questo articolo

  • Inserito da Loredana il 30/03/2013 13:05:31

    Jannacci e Gaber erano due esempi di come si potesse essere impegnati e leggeri allo stesso tempo, e divertire e intrattenere senza ricorrere a parolacce o scherzi pesanti. Non era uno spirito comune, e forse non aveva un seguito oceanico (attirato più dalle urla e dalle maledizioni, forse), ma era un piacere ristoratore ascoltarlo. Chi può raccoglierne l'eredità, oggi?

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