Si impicca un piccolo imprenditore di Macomer

Suicidi per mancanza di lavoro e la politica minimizza subdolamente

Tutta la Sardegna che lavora era presente alle esequie, ma in questa moltitudine di persone c’era un vuoto inquietante, quello del governo

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Suicidi per mancanza di lavoro e la politica minimizza subdolamente

La politica, questa nostra agghiacciante politica, sta minimizzando le continue morti per suicidio, che giornalmente avvengono in Italia, per mancanza di lavoro.

Ormai per Monti e compagnia brutta, tali decessi rientrano nella normale catagolazione di scomparse per mancanza di sostentamento economico, dei semplici numeri da istituto di statistiche, mentre i familiari tutti si contorcono dal dolore e dalla disperazione.

Ieri, per esempio, è stato dato l’addio a Carlo Cossu, un piccolo imprenditore di Macomer, uscito di casa e mai più ritornato e impiccatosi per i tanti debiti, e moltissime persone hanno dato vita ad una folla commossa e angosciata e, molti di loro, piccoli artigiani, medi industriali, negozianti e via dicendo speravano, con tutta la forza dell’anima, di non arrivare mai a tanto.

Insomma, tutta la Sardegna che lavora era presente alle esequie, compreso gli amministratori locali, ma in questa moltitudine di persone c’era un vuoto inquietante, quello della politica ad alti livelli, quella che invece è presente ogni attimo della giornata su ogni media possibile ed immaginabile,  quella politica a cui - commercianti, artigiani, piccoli imprenditori, non solo della Sardegna- chiedono, di intervenire, di fare presto a trovare delle soluzioni, a dare finalmente una guida concreta al Paese e di operare immediatamente  prima che questa crisi assassina sradichi tutto e tutti.

Tale nuovo, gravissimo episodio è il dissesto di una realtà politica che non sa comprendere l’enorme malessere e supplizio di chi non ha più un lavoro e vive nel silenzio e l’abbandono, con una nuova tremenda compagnia chiamata povertà.

E’ la tragedia che, ieri, a Macomer, così come ogni giorno in Italia, si rinnova quotidianamente, e che mostra un territorio che sta visibilmente retrocedendo nella miseria e nello stento, a causa della chiusura, giornaliera, delle più rilevanti attività produttive.

Un Paese, che con la sua malnata politica, non ha saputo, e voluto, opporsi con fermezza e determinazione a tale immane sciagura, che continua a perdere tempo su questa o quella cosa, su questo o quel nome da eleggere a capo dello Stato, su questo o quel diverbio tra bambini viziati che vogliono il posto di capotavola pur non meritandolo, su questo e quel politico che blatera, sparla, promette, ma che non incita la gente a ritrovare l’orgoglio perso e, in primis, il coraggio di reagire con determinazione, perché entro poco il Governo risolverà la situazione.

A loro di queste morti non interessa niente, e forse meno…

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    5 commenti per questo articolo

  • Inserito da beatrice il 11/04/2013 14:49:46

    Togliersi la vita perché i debiti opprimono a tal punto da non vedere una via d'uscita, o perché non si sa più che futuro offrire ai propri figli, quando anche pensare al giorno dopo diventa complicato. Togliersi la vita come gesto estremo, di disperazione e di protesta. Per la stanchezza di dover lottare da soli, sentendosi abbandonati dallo Stato. Ci sono stati periodi bui, nel nostro Paese, in cui la povertà era la regola. Mi vengono in mente i racconti delle persone che hanno vissuto la guerra, e che ricordano la pancia vuota, il pensiero fisso del cibo, che i genitori cercavano di distrarre portandoli in Chiesa a pregare. Ma la fame rimaneva, essendo alla base della piramide dei bisogni umani. Soddisfatta questa, si fanno avanti gli altri bisogni, quelli di protezione, di appartenenza, di stima, di autorealizzazione...forse oggi il cibo si può trovare, nelle mense della Caritas, chiedendo un umiliante contributo al Comune per poter comprare qualcosa da mettere sotto i denti dei propri figli. Ma rimangono insoddisfatti gli altri bisogni, che non hanno minor forza, anzi, essi hanno un'importanza elevatissima. E probabilmente sono proprio questi a spingere le persone ad abbandonare la lotta: ci si sente soli, inutili, impossibilitati a raggiungere o mantenere anche la minima realizzazione professionale, ormai privi di autostima. Soggetti senza più valore. Che vogliono gridare, con questo gesto estremo, di essere stati abbandonati, di essere stati considerati soggetti utili solo al momento di esprimere un voto, o solo nel momento in cui si è stati in grado di pagare le tasse. Ma se sopprimi tutti i bisogni dell'essere umano, stai uccidendo anche il futuro di un'intera nazione.

  • Inserito da angela il 11/04/2013 14:23:39

    ma non avete capito che condanniamo a morte noi stessi , perché brave persone , invece di colpire voi ?

  • Inserito da bea il 11/04/2013 13:10:19

    NON FINISCE MAI??? A meno NON con questa politica ed il so-called governo ignorante. Ma dove sono quelli che scrivono, parlano ed anche piangiono e non vanno nelle piazze in tutta l'Italia? Stiamo lamentando con grande compassione e lutto per le famiglie ed altre persone colpiti... Non è sufficiente. E non ho la minima speranza che con un nuovo "governo" cambierà la situazione. Si deve cambiare la coscienza del popolo.

  • Inserito da ida il 11/04/2013 11:53:12

    La politica nemmeno se ne accorge...

  • Inserito da arianna il 11/04/2013 11:33:19

    ma quale governo renzi si preoccupa di non poter elleggere il presidente Bersani pens a rimanere sulla sua poltrona Berlusconi ai suoi processi e noi cazz su facesbok che cazzo di popolo

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