Giustizia ingiusta

Già libero il PM che vendeva la legge in cambio di sesso

Il magistrato Roberto Staffa può già godere della libertà in attesa di giudizio, lo stesso trattamento non è stato applicato ai cittadini comuni accusati di reati minori, magari senza prove e non colti in flagrante come lui

di  Totalità

Già libero il PM che vendeva la legge in cambio di sesso

Il PM Roberto Staffa

Abbiamo atteso qualche giorno prima di dare la notizia che il PM Roberto Staffa (il porno magistrato che agevolava chiunque in cambio di favori sessuali, i trans erano tra i suoi “clienti” abituali oltre a portare a termine nell’ufficio della procura sveltine con la compagna di un boss della mafia) è tornato in libertà . Volevamo assicurarci che i quotidiani italiani ne parlassero ampiamente.

Invece, ancora una volta, solo poche righe e… rizzati, direbbe mia nonna!

Il 23 gennaio 2013 fu posto agli arresti e già a metà febbraio il Tribunale del riesame di Perugia aveva stabilito che la carcerazione doveva terminare il 30 aprile.

In quegli stessi giorni venne ammanettato anche il playboy Fabrizio Corona, per la nota vicenda delle foto scattate a vip ultramiliardari e per la sua fuga in quel di Madeira.

Noi, dalla pagine di Totalità, evidenziammo parallelamente i casi, mettendo in evidenza le pene previste e le misure di sicurezza che i due avrebbero dovuto subire. Sarebbero state  comminate come giustizia comanda? O ci sarebbe stato un occhio di riguardo verso qualcuno che tempo addietro si rese celebre per i processi a Felice Maniero e per la sua direzione dell’antimafia del distretto di Roma?

La risposta è arrivata puntuale in queste ultime ore, con la liberazione di chi vendeva la propria legge per pochi attimi di sesso nell’ufficio della Procura, per non parlare poi dei segreti d’ufficio che regolarmente spifferava a destra e a manca e di cui è attualmente accusato oltre al reato di concussione e, appunto, corruzione.

Fabrizio Corona, invece, è puntualmente in galera, lui che è un rubagalline da strapazzo, con varie imputazioni come associazione a delinquere e estorsione, che guarda un po’ si disperdono nelle procure di mezzo stivale rispettando la regola della competenza territoriale.

Qui entra in ballo tutta l’illogicità del sistema giudiziario italiano, che oggi vede protagonista un bambolotto senza cervello quale Corona, ma che il giorno dopo potrebbe riguardare ognuno di noi.

I tanti buchi neri della legge italiana, infatti, prevedono lo sgretolamento processuale che obbliga l'accusato a difendersi presso tribunali diversi, che spesso esprimono, su casi analoghi, interpretazioni completamente contrastanti.

Ed è quello che sta accadendo, appunto, al fotografo: per certi giudici di Roma quelle foto non avevano natura illecita e la causa venne archiviata; mentre a Torino la Cassazione ha confermato una condanna a cinque anni.

Ordinarie deformazioni di una giustizia ingiusta, non meno gravi perché trattano le vicende di un personaggio frivolo e “stupidotto”, che in successione dipende o approfitta del potere e della sua castigatezza esagerata.

Mentre, talune persone diversamente indegne, che mai hanno ricercato la verità, ma solo il successo personale, morale e fisico, sono già alla luce del sole e, statene certi, come accaduto al giudice milanese pedofilo, arriveranno a chiedergli perfino scusa e a promuoverlo.

Cose di ordinaria follia?

No, cose di ordinaria giustizia italiana.

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