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È morto Giorgio Upiglio, lo stampatore milanese dei grandi artisti del '900

Aveva 81 anni, ma non aveva mai smesso di lavorare, dopo le grandi firme del secolo scorso ora si dedicava ai giorvani. il ricordo di Sigfrido Bartolini

di Sigfrido Bartolini

È morto Giorgio Upiglio, lo stampatore milanese dei grandi artisti del '900

È morto stamani all'alba a Milano lo stampatore Giorgio Upiglio, aveva 81 anni. Nato a Milano nel 1932 il suo Studio 1 aveva visto passare i più importanti artisti del '900 da de Chirico a Lam da Giacometti a Calder a Bartolini.
Per ricordarlo pubblichiamo un articolo che Sigfrido Bartolini gli aveva dedicato nel 1979, un ritratto a tutto tondo di un sodale e di un amico con il quale aveva lavorato a lungo alla litografia

Editore o stampatore, come gestore o curatore, sono termini generici che stesso indicano soltanto una mansione coordinatrice (se non appena manuale), di imprenditore o di manager. Ma può accadere, e accade, che una qualsiasi di queste figure pressoché anonime nel comune dei casi, assurga al ruolo di personaggio capace di improntare di sé l'iniziativa che intraprenda e che da lui riceverà impulso, carattere e stile.

            Se le possibilità che il personaggio si sviluppi appaiono oggi sempre minori fino a divenire impensabili, i rari esemplari assumeranno così anche il sapore di cosa insolita, ricercata, apprezzata per quello che merita.

            E' il caso dello stampatore milanese Giogio Upiglio, un personaggio che inizia con l'uomo e prosegue con lo stampatore e l'editore.

            Ciò che colpisce subito in lui è una pacata sicurezza; conoscitore profondo di ogni tecnica grafica ha il dono specifico della manualità nell'applicazione. Non c'è segreto, rimedio, possibilità e, diciamo pure, trucco,nel senso più vero e artigianale del termine, che egli non conosca e non sappia far valere al momento opportuno.

            Abituato a vivere e lavorare con gli artisti di varia tendenza, estrazione e dei più disparati paesi, Upiglio non ha mai pensato di sconfinare dalla loro parte; innamorato del proprio lavoro gli parrebbe di commettere un tradimento al solo provarsi a disegnare, a incidere o a dipingere. Egli trova, come gli antichi autentici artigiani, ogni possibilità di realizzazione in questo suo nobilitato lavoro ed è in virtù di una ritrovata etica professionale che lo sentiamo sempre partecipe, sempre disponibile, sempre e naturalmente all'altezza della situazione.

            Sembra che si muova in una dimensione recuperata al tempo e si sia assunto il compito di restituire agli artisti la parte dell'artigiano che malauguratamente hanno perduto da tanto; è da questa impensabile simbiosi che sono nati i mille e mille fogli di grafica che dalla studio-cafarnao di Via Fara si sono sparpagliati in ogni parte del mondo.

            Sicuramente non pensò di poter richiamare tanti personaggi e da tante parti del mondo, quando iniziò a stampare acquaforti e litografie, quando indirizzò la sua paziente sapienza nell'apprendistato di ogni possibile offerta che la generosità della grafica poteva porgere alla sua insaziabile curiosità.

            La particolare preparazione di una lastra, di una pietra o di qualsiasi cosa si presti ad esser passata al torchio una volta piegata alla volontà dell'artista, rappresentano per Upiglio un eterno divertente cimento. Ciò che fa la forza e dona autenticità al personaggio Upiglio è la sua costante, instancabile e diretta partecipazione. Non solo consiglia, suggerisce, stimola e interpreta il desiderio di ogni autore che a lui si rivolga; ma si applica lui, soccorre al bisogno, intuisce necessità e propositi e ne offre la pratica realizzazione, precisa e risolutrice.

            Che a lavorare si diverte è un ritornello da lui ripetuto spesso e della cui verità sa chi lo frequenta e lo vede all'opera,e chi non si perita di approfittarne al momento giusto. Difficile immaginarlo stanco, altrimenti che fisicamente, impossibile pensarlo in cerca di svaghi fuori dal suo lavoro, e se un tempo poteva capitare di sorprenderlo come smarrito in una breve vacanza, ora della vacanza ha trovato il gusto: una vacanza di lavoro in America, contornato da giovani di ogni razza attenti alle sue lezioni di tecniche incisorie, alle prove, ai magici risultati.

            Nella Milano caotica, pulsante fino alla nevrosi e sempre più lontana dalla misura dell'uomo, lo studio di Giorgio Upiglio rappresenta una specie di oasi atta a favorire incontri, conversazioni e propositi di lavoro, da farsi magari proprio lì, tra quei banchi eternamente ingombri, tra la polvere sempre abbondante, in un giocoso disordine che stranamente dà quiete, fa rallentare il ritmo a chi arriva eccitato, predispone al lavoro sereno e sicuramente proficuo. Il merito è suo, di Mastro Giorgio sempre incline al sorriso per un affabile approccio, eppur sempre deciso e preciso al sì e al no, come solo una persona sicura dei propri mezzi può offrire e permettersi.

            Che lo studio di Upiglio è ormai noto nel mondo ne fanno fede i continui arrivi da ogni parte per stampare da lui, gli incontri inattesi che si possono fare e la testimonianza del suo svariatissimo catalogo. Sempre più noto e apprezzato come stampatore, sempre più ricercato e ambito come editore, egli non ha mutato nulla delle origini: rimasto con il grembiule e le mani torturate da acidi e inchiostri, nei sempre più decrepiti locali, zeppi di carte, di marchingegni e di disordine; restate inalterate affabilità e schiettezza.

            Quante volte al momento di posare il grembiule, mentre i pochi aiutanti hanno già chiuso la loro giornata di lavoro e sembra arrivato anche per Giorgio il momento di pensare alla parte burocratica dell'azienda, ecco arrivare l'amico incisore con la lastra eseguita nella giornata e che ora vorrebbe vedere stampata....anche una sola prova... E Upiglio si riallaccia il grembiule, fa la prova, ne discute con l'autore il risultato, magari prova ancora, sotto lo sguardo indifferente dell'altro, che sembra gli ripeta tacitamente: … tanto, tu, a lavorare ti diverti...

            Abituati all'improvvisazione e superficialità come a segni distintivi del nostro tempo, a professioni subite e mestieri condotti con l'abulia dell'indifferente, la scoperta di un ingegno volitivo che trova la sua ragione di vita nella dedizione intelligente al proprio lavoro, è motivo di stupefacente ammirazione.  Di carattere aperto e portato all'amicizia spontanea e alla comunione sincera di idee e propositi, Upiglio aggiunge giornalmente, ai vecchi legami di lavoro e d'affetto, quello stabilito con l'ultimo arrivato, privilegiando intimamente coloro che della grafica fanno il mezzo della loro espressione. Quanti pittori e scultori che da soli non avrebbero mai pensato ad incidere una lastra o delineare una litografia, sono noti ora proprio per le loro realizzazioni grafiche nate dall'invito premuroso di Giorgio Upiglio.

            Lo studio di Via Fara ha il colore e il valore delle antiche botteghe,quando non c'erano linee fisse di demarcazione tra arte e artigianato e i prodotti che ne uscivano, frutto di molteplici interventi, andavano ad arricchire la storia dell'arte, e a ingentilire quella ben più vasta della civiltà.

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