Le cinque giornate di Sicilia

Isola bloccata, ma per qualcuno si tratta di fascisti

I media ignorano le proteste, ma purtroppo c'è già un ferito e una tragedia sfiorata

di Steve Remington

Isola bloccata, ma per qualcuno si tratta di fascisti

C’è voluto il “fattaccio” di cronaca e una strage sfiorata per accorgersi che le “cinque giornate di Sicilia”, organizzate dai capipopolo di un appena nato “Movimento dei forconi”, gruppi spontanei di braccianti e agricoltori, spinti verso la rivolta dalla “Forza d’urto” degli autotrasportatori, tutti alla testa di una vera e propria rivolta contro il governo centrale e regionale, non erano affatto una “piazzata fascista” come l’hanno definita alcuni  giornali e testate di sinistra, ma una vera protesta popolare.

E ora agricoltori e pescatori, edili e disoccupati, autotrasportatori e operai stanno davvero paralizzando l’isola il fatto diventa storia.

Certo, il camionista accoltellato dai manifestanti che volevano impedirgli di forzare il blocco stradale e la strage sfiorata sui binari di Santa Flavia, a venti chilometri da Palermo, dove duecento pescatori di Porticello con mogli e figli erano convinti che il treno delle 11 proveniente da Messina avrebbe rallentato fermandosi davanti alla folla, quando il macchinista è andato dritto per la sua meta che non prevedeva soste nella piccola stazione, forse diminuendo appena la velocità, mentre famiglie intere terrorizzate correvano per allontanarsi, riuscendo per miracolo a mettersi in salvo, non aiuta i manifestanti, rischiando di far finire tutto nella cronaca nera.

Ma chi aveva rubricato i moti siciliani -  fra questi il blog di Beppe Grillo e il Fatto quotidiano e Linkiesta – ad una sorta di parata di “i saluti romani” dovrà ricredersi. Perché la storia non sta esattamente così. Dietro ai blocchi stradali organizzati in tutta l’Isola, autostrade bloccate, porti fermi e tir nei piazzali, c’è ben altro. Partiamo, allora, dalle ragioni che stanno dietro a questo movimento di massa, perché tale è, promosso dagli autotrasportatori, riuniti sotto la sigla “forza d’urto” e sostenuto dal “Movimento dei forconi” e dall’Aias e dagli imprenditori di numerosi settori industriali.

Fino al 20 gennaio i lavoratori che hanno aderito alla protesta presidieranno le arterie e gli snodi cruciali per i trasporti. L’aumento del costo del carburante, la mancanza di regolamentazione dei pagamenti della committenza, il cartello imposto dalle compagnie assicurative e una rete infrastrutturale inadeguata sono le ragioni della protesta. Insomma, un messaggio chiaro e forte rivolto tanto al governo Monti, distante come non mai dalle ragioni dell’Isola, e al governatore Lombardo, troppo preso dalle alchimie politiche per accorgersi della realtà.

Il movimento dei Forconi, per esempio, su Facebook va sostenendo che  il governo siciliano deve  “farsi da parte perché incapace, così come ha detto Lombardo, di dare risposte ai cittadini e alle imprese ridotti al fallimento per scelte sbagliate della classe politica”.

I Forconi, però, non chiedono “interventi settoriali così come scrive qualche penna sensibile al potere, vogliamo che questa classe politica si dimetta e vada a casa”,  dice Martino Morsello del Movimento dei Forconi, “non siamo interessati ad incontri con politicanti che hanno fatto del loro ruolo interessi per le loro fortune”.

Ecco bastano queste parole per vedere subito braccia tese e saluti romani? Oppure il fatto che si tratti di un movimento di massa capace di bloccare un isola fa paura a coloro che sono abituati a “manovrare” le piazze?

Linkiesta non ha dubbi: “Insomma, checché se ne dica, dietro al forcone siciliano si nasconde il saluto romano. Ma i contadini, gli imprenditori, i camionisti e i pescatori, che adesso protestano (e molti di loro si dicono anti-fascisti) davvero non lo sanno?”. Gli fa eco il Popolo viola: “Ecco chi sta dietro al movimento dei forconi. L’immediata adesione alla protesta del partito di Scilipoti”.

E poi la pagina dedicata ai “Fascisti d'Italia”: “Tutti pazzi per i Forconi”. Evidente il processo di strumentalizzazione mirato a negare la realtà. “Oggi la Sicilia, non può e non deve non ascoltare un grido di dolore e di disperazione che rappresenta l’intero popolo siciliano”, dice l’onorevole Giuseppe Gianni del Pid, “da anni mettiamo in evidenza che la pressione fiscale nel nostro Paese è troppo forte, che la Sicilia paga un prezzo altissimo in termini ambientali per la presenza di numerose industrie, senza avere il conseguente ritorno economico ed occupazionale”. Dove sono le braccia tese  e i saluti romani?

Certo, poi, c’è il fattaccio di cronaca a complicare tutto. Maledettamente tutto.Un uomo che prendeva parte ad un presidio è stato accoltellato a Lentini, in provincia di Siracusa, da un ambulante che voleva forzare uno dei blocchi all’interno della città. L’ambulante, un giovane sulla trentina di Catania, a bordo di un furgoncino è stato fermato dai manifestanti che gli hanno impedito di allestire le sue bancarelle per il quotidiano mercato rionale. Il venditore non si sarebbe fermato all’alt dei manifestanti che lo avrebbero inseguito. Una volta raggiunto, avrebbe tirato fuori il coltello ferendolo al viso. Questa, però, non è protesta, questa è solo cronaca nera.

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