Comitato direttivo
Giovanni F. Accolla, Franco Cardini, Domenico Del Nero, Giordano Bruno Guerri, Gennaro Malgieri, Gennaro Sangiuliano, Mirella Serri, Marcello Veneziani.
In molti, giorni fa, avevamo immaginato che Edmondo Bruti Liberati e Alfredo Robledo, il primo capo della Procura di Milano e il secondo suo vice del pool antitangenti, occupati in una battaglia a campo aperto e ambedue sostenuti dai rispettivi alleati e sostenitori, non sarebbero mai stati richiamati all’ordine o trasferiti in altre sedi, ma ahiloro, dovranno sopportarsi ancora quattro anni.
Il CSM, com'è solito fare quando di mezzo ci sono alcuini suoi protetti, tende ad insabbiare tutto ciò che può arrecare danno al proprio enorme strapotere e anche stavolta, coerentemente, ha deciso di archiviare il caso.
Né il capo della procura, né Robledo, verranno sbattuti fuori dalla sede milanese.
Entrambi resteranno al loro posto, con tutta la loro serenità per niente ammaccata da un esilio meritato, così da poter continuare reciprocamente a darsi, questa volta lontani da telecamere e taccuini, del bugiardo.
Ambrose Bierce, scrittore statunitense, nel suo libro Il Diario del Diavolo, ebbe a scrivere: “Giustizia. Un articolo che lo stato vende, in condizioni più o meno adulterate, al cittadino, in ricompensa della sua fedeltà, delle tasse e dei servizi resi.”
Nient’altro che un articolo, un prodotto di scambio che lo Stato italiano fa amministrare autonomamente da persone illecitamente parziali e dove, anche in quest’ultima situazione, non viene a mancare la paradossale, bizzarra, grottesca leggerezza di chi comanda il sistema giudiziario: nei prossimi mesi, non sto scherzando, sarà proprio Bruti Liberati a dover redigere, come procuratore capo, la scheda di valutazione di Robledo, per stabilire se sia in grado di rimanere al suo posto.
E la stessa scheda dovrà compilarla anche per la Boccassini e Greco, i procuratori aggiunti che per Robledo erano stati aiutati in maniera sfacciata da Liberati in questi ultimi anni, e che sono sempre stati pedissequamente al suo fianco in ogni battaglia, in primis contro Silvio Berlusconi.
Se andiamo più nel dettaglio è indiscutibile affermare che un
trasferimento d’ufficio contro il Procuratore Capo non sarebbe mai stato preso veramente
in considerazione, vuoi per l’affronto che sarebbe stato fatto al numeroso
gruppo di persone importanti che quattro anni addietro lo vollero
fortissimamente come capo, unitamente al Presidente della Repubblica; vuoi per
la netta presa di posizione di Magistratura Democratica che, immantinente, ha
isolato Robledo, colpevole di aver leso l’onore del grande capo.
Facile, dunque, la scelta “pilatesca”
del CSM che ha deciso di lavarsene le mani lasciando tutto com’era, senza
infierire su nessuno, scimmiottando un tipico comportamento democristiano; cioè
quello di non parteggiare né per l’una né per l’altra parte.
In tutto questo, però, ne esce vincitore solo Robledo, che né il
nemico Bruti Liberati né MD sono riusciti a scalzare dal suo posto, tentando di
passarlo per le armi per disobbedienza alla causa o addirittura per interazione
intellettiva col nemico.
Provate adesso a ragionare un po’ sulla cosa e arriverete a capire ciò che può
essere successo, o ciò che può sapere Robledo di tanto compromettente se, sia
il massimo potere giudiziario, il CSM, sia il suo appoggio naturale, il
sindacato di MD, si sono dovuti accontentare di un moscio e insignificante
niente di fatto?
L’importante è insabbiare i veleni venuti tragicamente a galla e, in questo, c’è serenamente da ammetterlo, quelli del CSM sono dei veri maestri.
Inserito da massimiliano il 04/06/2014 11:16:37
otte interne nella stessa corrente "democratica" cioè comunista, per potere. Sono evidenti gli abusi ma tanto come era previsto non cambierà niente: cane non mangia cane.
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