Editoriale

Il sampietrino è reazionario

Un ulteriore scempio che verrà perpetrato alla città di Roma, alla sua Cultura, alla sua Tradizione, alla sua Arte e sì anche alla sua Bellezza

Dalmazio Frau

di Dalmazio Frau

a battuta fatta da Francesco Storace al riguardo della brillantissima e geniale trovata del Comune di Roma, nella persona dell’assessore ai Lavori Pubblici Maurizio Pucci - naturalmente appoggiata dal sindaco dell’Urbe - è divertente, ma purtroppo non basta per impedire un ulteriore scempio che verrà perpetrato alla città di Roma, alla sua Cultura, alla sua Tradizione, alla sua Arte e sì anche alla sua Bellezza che va ben al di là di quella adesso tanto di moda definita come “Grande”.

Perché la rimozione dei “sampietrini” è una di quelle ennesime st…upidaggini del “politically correct” basato esclusivamente sul “comodo e sull’utile”, sulla mera “praticità” del “governare” senza averne più la capacità. I “sampietrini” sono innanzitutto una testimonianza della nostra storia, della grandezza di un passato mai defunto e che così invece si vuole cercare di far eclissare. Non so se il Dott. Marino lo sappia, ma i “sampietrini” sono un’”unicum” che caratterizza le strade romane cittadine non meno dell’Ara Coeli, del Colosseo o di Piazza del Popolo; non meno della Fontana di Trevi o della Barcaccia, non meno del Pantheon e del “pulcino” della Minerva. Quei “serci” voluti da Sisto V sono stati pagati e messi sulle strade per evitarne il fango - e le “cacche” degli animali - con i proventi delle tasse sulla prostituzione che, a Roma tra il XV ed il XVII secolo, era il secondo introito dello stato dopo la “vendita delle indulgenze”. Ma quei conci di pietra a cuneo sono anche una piccola opera d’arte e d’ingegneria, infatti oltre a costare poco ed essere prodotti facilmente con un metodo quasi “industriale”, potevano essere collocati e mantenuti con poca spesa e in modo piuttosto semplice, ancorché lo si sapesse fare.

E questo è uno dei punti dolenti, infatti oggi è ritenuto più comodo – e dunque più semplice anche se imbruttente – toglierli e sostituire tutto con una colata d’asfalto. Dicono i fautori del bitume che i “sampietrini” siano inadatti al passaggio dei bus, cosa che non sarebbe per nulla vera se essi venissero collocati come dovrebbero essere, ovvero non cementati, ma trattenuti dalla sabbia pressata. Infatti il cemento o l’asfalto impediscono al “sampietrino” di respirare, ovvero di adattarsi alle variazioni climatiche, di muoversi sotto le ruote e di superare così le escursioni termiche senza frantumare il legante.

Ma nessuno oggi vuole più farlo, così risulta molto più comodo rimuoverli, sradicando in tal modo un altro tassello del nostro patrimonio artistico e culturale, per portarlo poi “pietisticamente” nelle periferie… sì in quelle stesse periferie regno di brutture antiestetiche e di degrado urbano ed urbanistico volute dalla Sinistra nei suoi anni di governo.

Secondo altri i “sampietrini” produrrebbero inquinamento con emissione di “sottili polveri micidiali”… caspita, non sapevo avessimo l’Antrace sotto ai piedi, eh sì; invece le migliaia di veicoli che ogni giorno stanno fermi per molti minuti davanti alla Terme di Caracalla in attesa del verde, sono una passeggiata di salute…

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