L’altra metà del genio

Nannerl e Wolfgang Amadeus Mozart, due fratelli due vite: una lunga e senza gloria, l’altra brevissima e brillante

Educati entrambi alla musica, il padre decise che la femmina rimanesse a casa e si dedicò a coltivare solo l’ingegno del fratello

di Francesca Allegri

Nannerl e Wolfgang Amadeus Mozart, due fratelli due vite: una lunga e senza gloria, l’altra brevissima e brillante

Anna Maria Mozart

In quale misura le decisioni dei genitori, dei padri si riverberano sui figli? Viene spontaneo chiederselo  nel ripercorrere la vita di Anna Maria Mozart, la sorella maggiore del grande Wolfgang.  La sua è una vita molto studiata e quasi tutti gli storici la descrivono anche come un’esistenza se non tragica, per lo meno assai triste. Triste è, infatti,  accompagnare, condividere la carriera di un genio e poi esserne completamente esclusi.

Il padre, onnipresente e onnipossente per gran parte dell’esistenza dei due figli, si chiamava Leopold ed era, nella Salisburgo della fine del Settecento, un musicista non spregevole, anche se non era riuscito a fare la carriera alla quale forse aspirava. Un atteggiamento comune: il genitore che riversa sui i figli le speranze deluse; padri che spingono sul campo di calcio il figlio sperando di farne un Maradona dopo che la loro carriera si è conclusa in una squadretta di periferia, madri che vedono nelle figlie le future Sophie Loren, dopo  aver fatto poco più che le comparse in filmetti di seconda categoria. Sono storie difficili, spesso tragiche, sempre molto tristi per gli uni e per gli altri.

Al tempo di Mozart non ci si poneva il problema: i figli non valevano per se stessi, ma per quello che potevano e dovevano dare ai genitori. Il caso dei Mozart era poi piuttosto drammatico perché Nannerl e Wolfgang erano i soli sopravvissuti  di una serie di bambini morti tutti in età tenerissima, dunque su le loro spalle gravavano forti aspettative e responsabilità. Ma, questa volta, non si trattava di albagie, dettate da un misto di cecità genitoriale e desiderio di guadagno e rivincita, i due ragazzi erano effettivamente molto dotati e facevano, nei loro sfarzosi abiti pieni di trine, anche una magnifica figura, come testimoniano diversi ritratti.

Nannerl più vecchia di qualche anno e poi il piccolissimo Wolfgang. Il padre si prese cura della loro educazione musicale con rigore e precisione, rimane ancora un quaderno di Nannerl che contiene gli esercizi che Leopold preparava per la figlia e anche qualche breve composizione di Wolfgang, ancora semplice e incerta. Poi dopo un lavoro di preparazione assai coscienzioso e, dopo aver trovato un finanziatore, iniziano i viaggi. Tutta la famiglia si assenta da Salisburgo per anni, pur con qualche breve e sporadico ritorno. Sono anni di grande fatica, ma anche, salvo alcune inevitabili delusioni, di grandi riconoscimenti.

La coppia di bambini prodigio suona dappertutto: alla corte di Vienna, alla corte di Monaco, presso Luigi XV, alla corte di San Giacomo, ma anche in case di nobili melomani o di ricchi borghesi che vogliono imitare le usanze dei pari. Ma Leopold non disdegna neppure, specie durante il soggiorno in Inghilterra, le taverne e le osterie. E i soldi arrivano, guadagnati con abilità e  con fatica perché viaggiare all’epoca era una pena. Adesso qualunque viaggio in se stesso è solo una grande noia, può essere interessante, per turismo o per lavoro, la meta, ma il viaggio è sempre di una monotonia esasperante. Ci si ritrova per qualche ora in aeroporti indistinguibili gli uni dagli altri tanto che poi si fatica a ricordarli distintamente, ci si ritrova davanti a tramezzini dallo stesso sapore di carta sotto tutte le latitudini a bere caffè acquosi e universali bibite gassate; l’avventura più spiacevole può essere un ritardo, il rischio di dover dormire su una poltroncina oppure la perdita del bagaglio. Ma nel Settecento non era così, viaggiare era penoso e logorante. Le carrozze erano scatole lente del passo dei cavalli, fredde d’inverno, roventi d’estate, se si rompeva un pezzo si doveva scendere, giorno o notte che fosse, tirare giù i bagagli, restare all’addiaccio e aspettare che il danno fosse riparato; le locande e le osterie erano luoghi sordidi, spesso sporchi, con le pulci nella biancheria, con difficoltà per lavarsi, offrivano cibo scadente e, a volte, pericoloso così come anche l’acqua.

Anni dopo la madre di Mozart morirà probabilmente proprio per un’infezione contratta durante un viaggio a Parigi, il padre non potrà partire con lui a causa dei suoi impegni di musico a Salisburgo e manderà la madre che, forse per l’acqua inquinata della capitale francese, morirà. Ma i Mozart sono due bambini e probabilmente la felicità di essere ricevuti splendidamente, e anche la soddisfazione dei genitori, dovevano compensare ampiamente le difficoltà del viaggio. Fra i due fratelli c’è grande accordo, si amano profondamente, a quanto pare, e  Nannerl si presta a fare da maestra al fratello che dimostra, come ben si sa, un genio precoce.

Ci sono momenti brutti, tuttavia, per esempio quando la ragazzina si ammala gravemente fino che non le viene addirittura somministrata l’estrema unzione, non sappiamo bene di cosa perché le descrizioni delle infermità sono sempre vaghe e difficili da interpretare alla luce della medicina moderna, poi si ammalerà anche il fratellino. Il padre ordinerà, a guarigione avvenuta, messe di ringraziamento: per Nannerl sei, ma Wolfgang nove. Perché questa disparità? Perché Wolfgang aveva corso un pericolo maggiore? Perché la sua ripresa era stata più lenta? O perché era un maschio? Chi sa? I biografi tendono a dare corpo a questa visione antifemminile che poteva essere in linea con la mentalità dell’epoca.

Rimangono della loro giovinezza molte lettere di Wolfgang alla sorella e pochissime di Nannerl a lui, ma i rapporti sono assolutamente affettuosi. Wolfgang scherza, la sprona a lavorare, apprezza le sue composizioni, la prende bonariamente in giro, anche se, a partire dal 1770 Il sodalizio fra i due fratelli si era rotto. Ed anche dietro a questa rottura compare la figura del solito Leopold. Dopo tanti viaggi, quando si trattò di affrontare quello in Italia, il padre decise che Nannerl era divenuta troppo adulta per esibirsi in pubblico: una ragazza di buona famiglia non si doveva esporre a teatro, che andava bene solo per il fratello. I biografi bollano spesso questa decisione come ingiusta e mortificante per la fanciulla e certamente con i nostri parametri lo era, ma era poi così sbagliata? Non risulta che Nannerl si sia mai ribellata né che  abbia portato rancore al fratello per esserle stato preferito, anzi la corrispondenza dall’Italia continua fitta e spensierata.

Certo c’è nel sottofondo l’idea che le donne non possano stare al pari con gli uomini, ma nel caso specifico probabilmente era veramente così; Nannerl era un’ottima esecutrice e forse anche una buona compositrice, ma fra i due il genio era Wolfgang e tutti, a partire dal padre  e da Nannerl stessa, lo sapevano. Poi viaggiare, abbiamo visto, era irto di difficoltà se non di pericoli veri e propri, perché esporvi una ragazza in età da marito e, quando non fosse strettamente necessario, una donna non più giovane come la madre? Certo le venne tarpata la carriera, ma per contrappeso poté rimanere  serenamente a casa con la compagnia della madre, mentre padre e fratello cercavano, fra mille difficoltà, di guadagnare soldi per tutti.

E certo la sua vita di giovane donna non ci appare tanto infelice, almeno dalle lettere superstiti di Wolfgang. Dà lezioni di piano, compone e si diverte anche fra coetanei e spasimanti che rifiuta, così una lettera del fratello del 27 gennaio del 1770: Gioisco con tutto il cuore che tu ti sia divertita a correre sulla slitta e ti auguro mille altre occasioni di divertimento, così che tu possa avere una vita allegra. Una cosa sola mi dispiace: che tu abbia fatto sospirare e struggere Herr von Mölk e poi non sia andata in slitta con lui, temendo che ti facesse ribaltare. Quanti fazzoletti egli avrà inzuppato quel giorno, piangendo per causa tua! Sicuramente prima avrà preso un’oncia di tartaro, per spurgare le schifezze che infestano il suo corpo. Il povero Mölk prese poi i voti. Il padre non poteva certo farla esibire in teatro con il rischio che poi non riuscisse a trovarsi un marito e con esso la sicurezza economica. Fu questo il motivo che lo indusse anche a rifiutare un innamorato che gli sembrava poco solido economicamente e che invece, da quanto si evince dalle lettere, non doveva dispiacere al fratello. Piano piano, però, come spesso accade, le lettere fra i due si rarefanno, la vita li sta portando in luoghi e situazioni diverse. Wolfgang in un vortice di impegni fra il lavoro di composizione e le numerosissime esibizioni, Nannerl verso il matrimonio con un uomo più anziano di lei, due volte vedovo con già dei figli.

La rottura definitiva si ha però con il matrimonio del fratello e qui qualche parola su Costanze Weber, la moglie. Non è raro il caso che una moglie poco gradita porti alla rottura con la famiglia di origine e così fu. Costanze non piace a Leopold e non piace a Nannerl, che si rifiutò sempre di chiamarla per nome, nominandola solo come mia cognata oppure, ancor più freddamente, come la moglie di mio fratello. Costanze non aveva probabilmente la percezione precisa di aver sposato un genio e del resto il loro matrimonio, anche se dettato dall’amore, fu piuttosto turbolento: figli come al solito morti infanti, ma soprattutto tradimenti da parte di lui. La vita Nannerl, invece, intanto correva su binari assai più tranquilli, anche se meno esaltanti. Con il marito viveva a qualche ora di distanza da Salisburgo nella cittadina sul lago da cui proveniva la madre e si prendeva cura sia dei figli dei precedenti matrimoni del marito sia dei propri, la musica ormai per lei era rimasta solo un piacevole diversivo: non era più obbligata a dare lezioni ai ragazzini e viveva in agiatezza. Con il fratello i rapporti si guastarono del tutto dopo la morte del padre per questioni ereditarie, che probabilmente nascondevano rancori e risentimenti molto più antichi, il patrimonio venne poi diviso abbastanza equamente, ma fu Nannerl a tenersi gli oggetti di maggior valore e anche i moltissimi doni che avevano ricevuto in anni lontani, ai tempi dei loro primi concerti nelle corti di mezza Europa. Fu forse una forma di velato risarcimento? 

Poi però nel 1791 la tragedia: il fratello muore a soli trentacinque anni e la sua morte spazza via molti rancori per lasciare il posto solo a una infinita tristezza e a qualche rimorso per non essergli rimasta accanto nell’ultimo periodo della sua vita, così scrive: La biografia del prof. Niemetschek [questi fu il primo accurato biografo di Wolfgang] così completa ha fatto rivivere i miei sentimenti fraterni verso mio fratello così profondamente amato tanto che spesso mi sono sciolta in lacrime dal momento che solo ora mi sono resa conto della triste condizione nella quale si trovava. Alla morte del marito nel 1801 tornerà a vivere a Salisburgo e ricomincerà a dare lezioni di musica, aveva con sé alcuni dei figli del marito e i suoi propri. La sua vecchiaia fu rattristata, negli ultimi anni, dalla cecità e chi la conobbe all’epoca la descrisse come assai fragile e malaticcia, c’è chi aggiunge che fosse povera, anche se questo non sembra essere vero perché lasciò una cospicua eredità.

Tutta la sua vita, dalla morte di Wolfgang in poi, fu dedicata alla memoria del fratello, come del resto faceva anche la moglie Costanze, che, pur essendosi risposata dopo qualche anno, insieme al nuovo marito si era dedicata a raccogliere documenti e testimonianze rendendosi conto, forse solo ora, del genio che aveva sposato in gioventù. Fortunatamente trovò in Georg Nikolaus von Nissen, un padre affettuoso per i due suoi figli, oltre che un abile uomo d’affari che la aiutò a sfruttare al meglio dal punto di vista economico sia i manoscritti sia le opere di Mozart; con un pizzico di malignità potremo dire che forse anche la fortuna economica la spinse a valutare meglio il valore del suo primo marito.

Ma per Nannerl non fu così, lei aveva sempre saputo quale genio universale fosse suo fratello e si dette a valorizzarne la figura con completo disinteresse. Forse proprio perché musicalmente era vissuta nell’ombra del grandissimo fratello trovò un affetto nell’unico altro essere umano che con lei condivideva la sorte di sentirsi schiacciato dalla grandezza di un genio, che purtroppo non era riuscito a conoscere: il figlio Franz Xavier nato poco tempo dopo la morte Wolfgang.   Anche lui, come Nannerl, ottimo esecutore e buon compositore, non riuscì mai, durante tutta la vita, a liberarsi dell’ombra ingombrante del padre, tanto che dettò questo epitaffio per la sua tomba: Che il nome di suo padre sia il suo epitaffio, giacché la sua venerazione per lui fu l'essenza della sua stessa vita. Se sostituiamo la parola padre con fratello, questo potrebbe valere anche per Nannerl.

E, per concludere, viene da riflette come la sorte di questi due fratelli rifletta l’eterno dubbio sul destino umano, quello che il mito greco attribuisce ad Achille. È migliore una vita lunga e serena, ma senza gloria, o una vita intensa, tanto grandiosa da lasciare il segno sulle generazioni future, ma breve? Insomma quale dei due destini preferire: quello di Nannerl che esisté solo per sé e per la sua famiglia e che visse nell’agiatezza fin quasi a ottanta anni o quello di Wolfgang che sacrificò molta della sua vita al genio, e quindi a noi tutti, ma morì giovanissimo? E un’altra riflessione sull’apparenza e sulla realtà: in apparenza Leopold scelse il meglio per Wolfgang e tarpò le ali alla figlia, ma quale genitore, dovendo scegliere, fra una vita come quella di Nannerl e una come quella di Wolfgang non sceglierebbe la prima e non si darebbe il minimo pensiero   di donare un genio all’umanità?

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