Editoriale

Se il centenario della Grande Guerra viene trascurato per i 70 anni della Resistenza

Lettera aperta di Marcello Veneziani al Comitato Nazionale per le celebrazioni storiche presieduto da Marini

Marcello Veneziani

di Marcello Veneziani

rovo inconcepibile che si prevedano e si finanzino centinaia di manifestazioni e pubblicazioni per il settantennale della Liberazione, lasciando in sordina il centenario della prima guerra mondiale, che mi pare invece l'evento centrale del quadriennio '14/'18. C'è uno squilibrio, una sproporzione evidente, anche nel tono e nel taglio. Capirei se quest'anno fosse il centenario della Resistenza, e non ricordo del resto che si sia ricordato il novantennale o il settantennale della Prima guerra mondiale.

L'impossibilità di pensare alla nostra storia e alla nostra identità nazionale se non a partire (e a finire) dalla guerra civile di liberazione indica un forte limite culturale e civile del nostro orizzonte storico e istituzionale. Non possiamo ridurre la storia millenaria di una civiltà e la storia secolare di una Nazione e poi di uno Stato agli ultimi settant'anni. 

Senza dire che nessuno o quasi degli eventi indicati e promossi esplora in modo problematico le pagine controverse di storia e di popolo emerse nella storiografia e nella pubblicistica degli ultimi trent'anni (eccidi partigiani di civili e religiosi, processi sommari, triangolo rosso, foibe). Viceversa, ricostruendo la prima guerra mondiale, anche in un film come quello di Ermanno Olmi, patrocinato dal comitato e dalle istituzioni, si abbraccia una lettura esclusivamente tragica e critica di quel conflitto, priva di ogni connotato celebrativo, epico ed eroico, che invece resta intatto nella ricostruzione storica della Resistenza.  Francamente provo disagio a condividere questa impostazione che celebra la Resistenza e a malapena commemora la Prima Guerra Mondiale e della prima nasconde ogni lato in ombra e della seconda occulta ogni lato luminoso. Ferisce la memoria storica, la verità degli eventi e l'amor patrio.

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